Revisione di Edizione diplomatico-interpretativa del Lun, 10/09/2018 - 17:25

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  I
Apena pare kio sacia cantare. nen
gio mostrare keo degia piace(re). ka
me medesmo credesser furato. con
siderando lo bre partire.
Ese no(n) fosse ke piu dalaudare. q(ue)llo
ke sa sua uogla courire. quando gla
uene cosa oltra suo grato. no(n) cante
rea ne farea gio parere.
E pero canto dona mia ualente. keo
so uerace mente. cassai uo grauarea
dimia pesança. pero cantando uoma(n)
dallegrança. ecrederetel dime c(er)tam(en)
te. ondeo lamando keo nagio abondança.
A pena pare ch’io saccia cantare
né ‘n gio’ mostrare ch’eo degia piacere,
ch’a me medesmo cred’ esser furato,
considerando lo bre’ partire;
e se non fosse ch’è più da laudare
quello che sa sua voglia covrire
quando gl’avene cosa oltra suo grato,
non canterea né farea gio’ parere.
E però canto, dona mia valente,
ch’eo so veracemente
ch’assai vo gravarea di mia pesanza;
però cantando vo mand’ allegranza
e crederetel’ di me certamente,
ond’ eo la mando ch’eo n’agio abondanza.

 
  II
Abondança nono madimostrare. uoglola  uoi dacui me solveni(r)e.
keo no(n) fui allegro mai ne confortato se dauoi no miuenisse aloue(r)
dire
Esi come candela si rischiare. carde(n)do face edona altrui uede(re). di
questo sono  p(er)uoi adroctinato. keo ca(n)to efacio adaltrui gioi sentire.
Epero canto si amorosamente. acio kesia gaude(n)te. lo meo coragio
di bona sperança. ken tale stato di bombança sento. madonna p(er)un
cento. Ricco mane(n)te digio dibondança.

 
Abondanza non ò, ma dimostrare
 vogliol’ a voi da cui me sol venire,
ch’eo non fui allegro mai né confortato
se da voi non mi venisse, a lo ver dire;
e sì come candela si rischiare,
ch’ardendo face, e dona altrui vedere,
di questo sono per voi adoctrinato
ch’eo canto e facio ad altrui gioi’ sentire.
E però canto sì amorosamente
a ciò che sia gaudente,
lo meo coragio di bona speranza,
che ‘n tale stato di bombanza sento,
madonna, per un’, cento,
ricco manente di gio’, di ‘bondanza.
  III
Dibonbança edigio solaçare. aueria plenam(en)te meo uolere. ma
undisio mitene occupato. quale auer solea loiugo kerire.
Esi comon son ducto adaquistare. cosi educto mado(n)na ama(n)tenere.
ke dentralcore sta si ymaginato. caltro no(n) pe(n)so ne mi par uedere.
Eso cauete facto dirictam(en)te. sio no(n) sento torm(en)to. sine sentengra(n)
gioia eallegrança. pero quando risento lagrauança. contene lagioi
ke fue presente. parte da pena lamia rimembrança.
Di bonbanza e di gio’ solazare
averia pienamente meo volere,
ma un disïo mi tene occupato:
quale aver solea lo iugo cherire.
E sì com’ ‘on son ducto ad aquistare
così è ducto madonna a mantenere,
che dentr’ al core sta sì ymaginato,
ch’altro non penso né mi par vedere.
E so ch’avete facto dirictamente,
s’io non sento tormento,
sì ne sent’ e’ ‘n gran gioia e allegranza:
però, quando risento la gravanza,
con’ tene la gioi’ che fue presente,
parte da pena la mia rimembranza.

 
  IV
La rimembrança mi fa disiare. elo disio mi face languire. keo no(n) sono
dauoi confortato. tosto poria dibanda pria uenire. 
Ka p(er)uoi laio ep(er)uoi penso avere. como di pegio no(n) poria guerire.
quellon ke disua lancia la piagato. se no(n) fina poi diriferire.     
Cosi madona mia similem(en)te. mi conuenbreuem(en)te. acostarme
diuostra uicinança. ke lagio lande colse lamia lança. con quella c(re)do
tosto ebrevem(en)te. uincer pena estutar disiança.

 
La rimembranza mi fa disïare
e lo disïo mi face languire,
ch’ëo non sono da voi confortato;
tosto poria di banda pria venire,
ca per voi l’aio, e per voi penso avere:
como di pegio non poria guarire
quell’on che di sua lancia l’à piagato,
se non fina poi di riferire
così, madona mia, similemente
mi conven brevemente
acostarme di vostra vicinanza,
che la gio’ là ‘nde cols’è la mia lanza:
con quella credo tosto e brevemente
vincere pena e stutar disïanza.

 
  V
La disiança no(n) si po stutare. sença diquello kenda lo podere. dirite
nere didarme cumiato. como la cosa si possa conpire.
Donqua mellio conu(en)e merçe kiamare. ke ci prouega no(n) lassi peri(r)e
lo suo s(er)uente diben p(er)lungato. caffino amor ne faria di plac(er)e.
Edio son certo kende benuoglente. camor  gioi liconsente. kelle
gioioso edigio con creança. ondeo laspecto auere con sicurança. q(ue)llo
acui ladomando allegram(en)te. poi kelle criato(r)e dinamorança. 

 
La disïanza non si pò stutare
senza di quello che ‘nd’à lo podere
di ritenere di darme cumiato,
como la cosa si possa conpire.
Donqua meglio conven merzé chiamare
che ci provega non lassi perire
lo suo servente di ben perlungato,
ch’ affino amor ne faria dispiacere.
Ed io son certo ch’ e’ ‘nd’ è benvogliente
ch’ Amor gioi’ li consente,
ch’ell’ è gioioso e di gio’ con creanza;
ond’eo l’aspecto avere con sicuranza
quello a cui la domando allegramente,
poi ch’ell’ è criatore d’inamoranza.