Bon casament’é (pero sen gramilho
ena porta do ferr’!), ũa tendeira,
e direivos com’e de qual maneira,
pera ricome que non pod’aver
filho nen filha: pode-la fazer 5
con aquela que faz cada mes filho.
E de min vos dig’, assi ben mi venha:
se ricome foss’e grand’alg’ouvesse,
<e parentes chegados non tevesse>
a quen leixar meu aver e mia erdade, 10
eu casaria, dig’a De<u>s verdade,
con aquela que cada mes emprenha.
E ben seria meu mal e meu dano,
per bõa fe, e mia meosventura
e meu pecado grave sen mesura, 15
pois que eu con atal molher casasse,
se ũa vez de min non emprenhasse,
pois emprenha doze vezes no ano!
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- Sarebbe un affare sposare una commerciante (ma senza chiavistello di ferro nella porta!) per un uomo nobile che non può avere eredi, e vi dirò come e in che modo: li potrebbe fare con quella che fa un figlio ogni mese.
- E di me vi dico, così come mi viene: se fossi un uomo nobile e avessi grandi ricchezze, <e non avessi familiari stretti> a cui lasciare i miei averi e la mia eredità, mi sposerei, dico a Dio la verità, con quella che è gravida ogni mese.
III. E ben sarebbe mio male e mio danno,
in buona fede, mia disgrazia e un mio grave
peccato smisurato, se con tale donna mi sposassi,
se non la rendessi gravida di me almeno una volta, poiché ella rimane incinta dodici volte all’anno!
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