Repertorio: RMS, 128:1
Manoscritti e stampe: Vaticano latino 3793, cc. 98r-v (V);
Banco rari 217, c. 60v, testo parziale per caduta bifolio (P);
Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, mss. B 3467, c.53r solo Incipit (Ba5);
Roma, Biblioteca Angelica, cc. 111r-112r (Su);
Cinquecentina di Filippo Giunta 1527, cc. 111r-112r (Giunt);
Banco rari 217, c. 60v, testo parziale per caduta bifolio (P);
Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, mss. B 3467, c.53r solo Incipit (Ba5);
Roma, Biblioteca Angelica, cc. 111r-112r (Su);
Cinquecentina di Filippo Giunta 1527, cc. 111r-112r (Giunt);
La Poetica di Trissino, f. 24v solo Incipit e vv. 31-34, (Triss).
Metrica: a11 b11 b11 (b)a5+6 b11 a11 b11; c11 c11 d11 (d)e5+6 e11. Canzone di cinque stanze singulars di tredici endecasillabi ciascuna, senza concatenatio, ma con combinatio regolare. Secondo Gianfranco Contini «la fronte si compone d'un primo piede divisibile specularmente (salva la rima interna), ABB(b)A, e d'un secondo che ne riproduce a ritroso lo schema scambiando le rime, eccetto che nel secondo verso, (a)BBAB, il che rende asimmetrici e questo piede e la fronte» (Contini 1954, p.190). Legami con La mia gran pena per la presenza di rime interne nella sequanza di endecasillabi; legame capfinidas forse è individuabile tra la prima e la terza strofe. Dante cita questa canzone, come si comprende ulteriormente dalle glosse a margine di V, in Dve I XII, 2, assieme alla celebre Ancor che·ll'aigua, come exemplum di volgare illustre, poi tra le canzoni che iniziano con endecasillabo.
Edizioni: D'Ancona-Comparetti 1875-88, III, p. 345; Levi 1905, p. 8; Lazzeri 1942, p. 686; Guerrieri Crocetti 1947, p. 304; Contini 1954, p. 191; Monaci-Arese 1955, p. 258; Panvini 1955, p. 106 e 341; Contini 1960, I, p. 104; Panvini 1962-64, p. 77; Del Monte 1956, p. 63; Salinari 1968, p. 168; Panvini 1994, p. 124; Morini 1999, p. 57; Calenda 2008, pp. 86-96; CLPIO, p. 274 (P), p. 455 (V).
Metrica: a11 b11 b11 (b)a5+6 b11 a11 b11; c11 c11 d11 (d)e5+6 e11. Canzone di cinque stanze singulars di tredici endecasillabi ciascuna, senza concatenatio, ma con combinatio regolare. Secondo Gianfranco Contini «la fronte si compone d'un primo piede divisibile specularmente (salva la rima interna), ABB(b)A, e d'un secondo che ne riproduce a ritroso lo schema scambiando le rime, eccetto che nel secondo verso, (a)BBAB, il che rende asimmetrici e questo piede e la fronte» (Contini 1954, p.190). Legami con La mia gran pena per la presenza di rime interne nella sequanza di endecasillabi; legame capfinidas forse è individuabile tra la prima e la terza strofe. Dante cita questa canzone, come si comprende ulteriormente dalle glosse a margine di V, in Dve I XII, 2, assieme alla celebre Ancor che·ll'aigua, come exemplum di volgare illustre, poi tra le canzoni che iniziano con endecasillabo.
Edizioni: D'Ancona-Comparetti 1875-88, III, p. 345; Levi 1905, p. 8; Lazzeri 1942, p. 686; Guerrieri Crocetti 1947, p. 304; Contini 1954, p. 191; Monaci-Arese 1955, p. 258; Panvini 1955, p. 106 e 341; Contini 1960, I, p. 104; Panvini 1962-64, p. 77; Del Monte 1956, p. 63; Salinari 1968, p. 168; Panvini 1994, p. 124; Morini 1999, p. 57; Calenda 2008, pp. 86-96; CLPIO, p. 274 (P), p. 455 (V).