Revisione di Internet e lo studio filologico: pro e contro del Mar, 05/09/2017 - 14:00

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È possibile rintracciare nello strumento che la rete rappresenta grandi potenzialità, come anche controparti negative. La grande quantità e varietà dei contenuti, l'interattività, l'accessibilità e l'intertestualità peculiari del web offrono agli utenti prospettive di lavoro e di ricerca un tempo inattese. Al contrario, la frequenza con cui si incappa in testi imprecisi e in informazioni errate mettono al centro la capacità del soggetto di scindere il materiale affidabile da quello erroneo.

La forza di uno studio condotto tramite internet sta nella capacità dello studioso stesso di selezionare i contenuti e di avvertire i campanelli d'allarme indicativi dell'inattendibilità delle informazioni (tipologia del sito web, presenza e forma del testo stesso, presenza o meno delle fonti).

Per concludere, è necessario accennare al fatto che il web offre inoltre al filologo un ampio spettro di possibilità nuove attraverso le tecnologie che mette a disposizione: software e programmi digitali permettono oggi la creazione di archivi multi-materiali, di condurre analisi controllate, creare edizioni con maggior rapidità e studiare la tradizione dei testi più agevolmente. Tutti strumenti che permettono di riconsiderare la centralità della scrittura in un'ottica dinamica ed evolutiva. Infatti, anche a causa dell'avvento del web e alle possibilità di caricare testi in rete, “oggi sempre di più si guarda alla scrittura come sistema di comunicazione lineare, come prodotto e non come processo”1 e ancor di più, “questa ossessione per l’involucro della memoria, rischia di far scomparire anche la riflessione sulla rappresentazione, necessaria per articolare qualsiasi discorso sul concetto e sulla pratica di “fonte”2, come scrive Domenico Fiormonte, filologo digitale. E sempre di Fiormonte sono due progetti che nascono con lo spirito dell'indagine filologica per sopperire a tali criticità tipiche della nuova era digitale: Digital Variants ed Ecdosis, piattaforme che offrono “una serie di strumenti “di servizio” che vengono incontro alle esigenze del filologo tradizionale”3, ad esempio per permettergli di osservare il testo nelle diverse fasi della creazione e poterne comparare le varianti.

Le potenzialità del web vengono sfruttate a pieno da queste nuove tecnologie, che sempre di più ampliano le frontiere a una filologia 2.0.

1Mia traduzione da Da “Digital Variants” a “Ecdosis”. Filologia digitale vingt ans après, di Domenico Fiormonte, capitolo 7 in Edizioni critiche digitali. Edizioni a confronto a cura di Paola Italia e Claudia Bonsi.

2Vedi nota 1.

3Vedi nota 1.