not(ar) Jacomo.
A mando lungam(en)te disio kio uedesse
quellora kio piacesse: comio ualesse:
auoi donna ualente:
merauiglosamente misforço sio
potesse: kio cotanto ualesse: cauoi pa
resse: lomio affare piacente.
vorria s(er)ui(re) apiacimento: lau
tucto piace(re): econuertire lomeo pa(r)
lam(en)to: acio kio sento p(er) intenda(n)ça
dele mie parole: uegiate come lo
meo cor si dole.
Non dole c’aggia dogla,
madonna in voi amare,
anti mi fa allegrare
in voi pensare - l’amorosa vogla:
con gioi par ke m’acogla
lo vostro innamorare,
e per dolce aspectare
veder mi pare ciò ke mi s’orgogla.
Ma d’una cosa mi cordoglo,
k’eo non so in veritate
ke voi saciate - lo bene k’eo vi voglo :
aciò mi doglio,
non posso dire di cento parti l’una
l’amor k’eo porto a la vostra persona.
Selamor keo uiporto no(n) posso dire intucto: uaglami alcun bon
mocto: ke perun fructo piace tucto unorto
Eperun bon conforto. si lassa ungran corrocto: eritorna indisduc
to: acio no(n) docto tale sperança porto.
ese alcuno torto mi uedete ponete mente auoi ke bella piu ke perar
goglo siete: ke sapete corgoglo no ne goia ma uoi conuene etucto q(uan)to
uegio auoi sta bene.
Etucto quanto uegio mi pare auenanteçe: somma di belleçe: altre ric
cheçe ne gio no(n) disio.
Enulla donna ueo cagia tante adorneçe: kele uostre alteçe: non bas
seçe launde innamorio.
Ese madonna mia amasse io uoi: euoi meue. se fosse neue: foco mi
parria. enocte edia etutcta uia mentre cauaragio amore: eki benama .
na indolore.
Non so comeo uiparo neke dime farete: ancidere mi potrete: enomi
trouarete core uaro.
Matuctauia dunairo: cotanto mi piacete: emorto miuedrete: seno
maurete al uostro riparo.
Alo conforto dipietança ke incoçi alcore eliochi fore piangano
damança: edallegrança conabondança: delo dolce pianto lo beluisagio
bagni tucto quanto
I
Notar Jacomo.
Amando lungamente,
disio k’io vedesse
quell’ora k’io piacesse
com’io valesse - a voi donna valente.
Meravigliosamente
mi sforço s’io potesse
k’io cotanto valesse,
c’a voi paresse - lo mio affare piacente.
Vorria servire a piacimento
là v’è tucto piacere, e convertire - lo meo parlamento
a ciò k’io sento:
per intendança de le mie parole
vegiate come lo meo cor si dole.
II
Non dole c’aggia dogla,
madonna in voi amare,
anti mi fa allegrare
in voi pensare - l’amorosa vogla:
con gioi par ke m’acogla
lo vostro innamorare,
e per dolce aspectare
veder mi pare ciò ke mi s’orgogla.
Ma d’una cosa mi cordoglo,
k’eo non so in veritate
ke voi saciate - lo bene k’eo vi voglo :
aciò mi doglio,
non posso dire di cento parti l’una
l’amor k’eo porto a la vostra persona.
III
Se l'amor k'eo vi porto non posso dire in tucto,
vaglami alcun bon mocto;
ke per un fructo piace tucto un orto,
e per un bon conforto
si lassa un gran corrocto,
e ritorna in disducto:
a ciò non docto tale sperança porto
E se alcuno torto mi vedete,
ponete mente a voi, ke bella più le pergoglo siete,
ke sapete
c'orgoglo non è goia , ma voi convene
e tucto quanto vegio a voi sta bene
IV
E tucto quanto vegio
mi pare avenanteçe,
somma di belleçe;
altre richeçe né gio non disìo.
E nulla donna veo c'agia tante adorneçe,
che le vostre alteçe
non basseçe, là unde innamorio;
e se madonna mia amasse io voi e voi meve,
se fosse neve
foco mi parria,
e nocte dia,
e tucta via mentre c'avaragio amore,
e ki ben ama, [...] in dolore.
V
Non so com'eo vi paro,
né ke di me farete,
ancidere mi potrete,
e no mi trovarete core varo,
ma tuctavia d'un'airo:
cotanto mi piacete.
E morto mi vedrete,
se no m'avrete al vostro riparo.
A lo conforto di pietança
ke incoçi al core
e li ochi fore piangano d'amança
e d'allegrança: con abondança
de lo dolce pianto
lo bel visagio bagni tucto quanto.