Revisione di Edizione diplomatico-interpretativa del Mer, 30/06/2021 - 19:24

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I
Djchantare otalento.membrando cio chamore. maffatto dimartiri jngioia
tornare. matutora pauento. sedio faccio sentore. nompaia quello chio uo
rei cielare. Massio uolglio mostrare. delamia bene nanza. chebene saria
fallanza. sedio alquanto nonmiralegrasse. econgioia cantasse. ricielando lamia dol
ze speranza. laonde nascie tale disio menare.
Dj chantare o talento,
membrando ciò chʹamore
m’a ˙ffatto di martìri jn gioia tornare;
ma tutora pavento,
sed io faccio sentore,
nom paia quello chʹio vorei cielare.
Ma˙ssʹio volglio mostrare
de la mia benenanza,
ché bene saria fallanza
sed io alquanto non mi ralegrasse
e con gioia cantasse,
ricielando la mia dolze speranza
la onde nascie tale disio menare.
II
Disio odiualenza. quante lomio penare piaciere. chesono ruscito digrande ma
nentia. esono dato aseruanza. laoue tuto ualere. presgio edonore largheza ecor
tesia. Edimia grande follia ciertto sono conmendato. comom(m)o chadisiato. losuo grauo
so danno edisinore. poime conoscidore. ritorno aldritto stato. seguendo ilbene elo
suo male obria.
Disio o di valenza
quantʹè lo mio piaciere,
ché sono ruuscito di grande manentia
e sono dato a servanza
la ove tuto valere,
presgio ed onore, largheza e cortesia.
E di mia grande follia ciertto sono conmendato,
com’ommo ch’a dïsiato
lo suo gravoso danno e disinore,
poi, meʹ conoscidore,
ritornò al dritto stato
seguendo il bene, e lo suo male obria.
III
Obriare miconuene. lotemppo cop(er)duto. eumile mente fino amore seguire. elogrand(e)
mio bene chelo ma concie duto. giechita mente degiolo gradire. Come uuole ubidire.
sengnore ualente esagio. chauere direo paragio. eprendere losuo frutto contrario
so. credo mo essere gioioso. Radoppia il suo dan(n)agio. ma chi bene serue sempre na
disire.
Obrïare mi convene
lo tempo cʹo perduto,
e umilemente fino amore seguire;
e lo grande mio bene chʹelo mʹa concieduto,           e lo grande mio bene,
giechitamente degiolo gradire,                               ch'el<l>o m'ha conceduto,
come vuole ubidire                                                gechitamente deg<g>iolo gradire,
segnore valente e sagio:                                        come vuole ubidire
chʹavere di reo paragio                                           segnor valente e sag<g>io:
e prendere lo suo frutto contrarioso,                        ch'aver di reo parag<g>io  
credʹomo essere gioioso,                                       e prender lo suo frutto contrarioso,
radoppia il suo dannagio;                                       cred'omo esser gioioso,
ma chi bene serve sempre n’a disire.                      radoppia il suo dannag<g>io;
                                                                           ma chi ben serve sempre n'ha disire.
IV
Disiatagio jnuano. non(n)e fui conosciente. direo sengnore lasua openione. eragie
chito eumano. come buono soferente. noncredendo partire sanza chasgione. ORso
no alparagone. laondio malegro echanto. elomio tormento epianto. chagio po
rtato metero nobrio. ma buono sengnore ofio. nomsauria dire loquanto. tanto
madato eda piu cherasgione.
Disïatʹagio jnvano:
non ne fui conosciente
di reo sengnore la sua openïone:
era giechito e umano,
come buono soferente,
non credendo partire sanza chasgione.
Or sono al paragone:
laondʹio mʹalegro e chanto,
e lo mio tormento e pianto
chʹagio portato, meterò ʹn obrio;
ma buono sengnore o fio
nom savria dire lo quanto,
tanto m’a dato e dà più chʹè rasgione.
V
Canzonetta mia fina. ortinuia presente. alasourana jnchui presgio dimora. quella
chemidimina. efami gire gaudente. edongni reo sofrire matratto fora. Sempre da
mare mincora. losuo piagiente uiso. labocha eldolze riso. ladorneze compiute edara
sgioni. dille chemi p(er)doni. salcantare misono miso. chelsuo fino preso. milfa tanto mi
nora.
Canzonetta mia fina,
or tʹinvïa presente
a la sovrana jn chui presgio dimora:
quella che mi dimina
e fa˙mi gir gaudente
e dʹongni reo sofrire m’a tratto fora.
Sempre dʹamare mʹincora
lo suo piagiente viso,
la bocha e ʹl dolze riso,
lʹadorneze compiute ed a rasgioni;
dille che mi perdoni
sʹal cantare mi sono miso,
che ʹl suo fino prèso
m’il fa tanto mʹinora.                                          ché 'l suo fin prèso il fa, tanto m'inora.     

NOTE:
1)
Molto significativa è l’attenzione di Aldo Menichetti per lo schema metrico delle canzoni che lo porta sovente a distaccarsi dalla numerazione dei versi dei singoli componimenti rispetto all’originale manoscritto e a segnalare eventuali asimmetrie ed irregolarità rispetto alla norma versificatoria. Alla destra della diplomatico-interpretativa si riportano eventuali differenze del testo di Menichetti nella disposizione dei versi rispetto all'originale manoscritto.