Revisione di Edizione diplomatico-interpretativa del Mar, 08/06/2021 - 18:41

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I
ORota diualore dolze meo sire. alegra sono seluostro gientile core. canta
delfino amore. volgliendo ilmio comincio p(er)seguire. chassai megioia auerui
aseruidore. e quandio sento chagiate disire. obrio ongne martire. esolo dibene
nanza agio sauore. Cauoi mirando amore tuta mauingie. si chio onobrio ongne
altro jntendimento. esenomfosse blasmo che pauento. jo seguirei laoue lamore
mi pingie. malo dolze sperare chagio delpome. loquale credo compiere como ma
vimse. che quando cominciai tanto mauimse. che purtemppo aspeta(n)do dico ome.
Orota di valore, dolze meo sire,
alegra sono, se ʹl vostro gientile core
canta del fino amore,
volgliendo il mio comincio perseguire:
chʹassai me gioia avervi a servidore,
e quandʹio sento chʹagiate disire,
obrio ongne martire
e solo di benenanza agio savore:
ca, voi mirando, amore tuta mʹavingie,
 si chʹio o ʹn obrio ongne altro jntendimento
e se nom fosse blasmo che pavento,
jo seguirei là ove lʹamore mi pingie;
ma lo dolze sperare chʹagio del pome,
lo quale credo compiere como mʹavimse,
che quando cominciai tanto m’avimse,
che, pur tempo aspetando, dico :”O, me!”.
II
ORota sire quanta jnamorai. deluostro grande ualore diediui pengno. locore
meco nolotengno. conuoi dimora poi checoninzai. edo temenza sio piu nanti ue
ngno. nonio agia destati limiei guai. p(er)chio gia nonamai. nedisiai sensu questo
mauengno. poragio dire chamore sia poderoso. epossame sicome glialtri amanti.
alegra fare dichanti. edongne meo sospiro fare gioioso. pero fermeza degia
te pilgliare. chaltra uolglienza gia piu nonmin cora. senon chio atendo lora. co
mio uipossa alegra gioia donare.
Orota sire, quanta jnamorai
del vostro grande valore, diedivi pengno
lo core: meco no˙lo tengno;
con voi dimora poi che coninzai,
ed o temenza, sʹio più nanti vengno,
non io agia destati li miei guai,
perchʹio già non amai
né disïai; se ʹn su questo mʹavengno,
poragio dire chʹamore sia poderoso,
e possa me, sì come gli altri amanti,
alegra fare di chanti,
ed ongne meo sospiro fare gioioso:
però fermeza degiate pilgliare
chʹaltra volglienza già più non mʹincora,
se non chʹio atendo lʹora
comʹio vi possa alegra gioia donare.
III
ORota sire assai odo souente. comore non(n)e senonaue dottanza. chi nomsente
persanza. nompo digrande ualore essere tenente. chi bene ama non uolglia souer
chianza. mosostenere jngioia umilemente. cio cha damore presente. etutora
afinando sua speranza. Tutora cielando lasua openione. fugiendo blasimo eseguen
do umilitate. credo bene chelofate. tante lauostra nobile discrezione. edeo me
desima auengna nomsia sagia. lonostro amore uolgliendo ricielare. assai sen
to penare. temppo aspetando acio chemincoragia.
Orota sire, assai odo sovente
comore nonn-è, se non ave dottanza:
chi nom sente pesanza
nom po’ di grande valore essere tenente.
Chi bene ama non volglia soverchianza,
mo sostenere jn gioia umilemente
ciò cʹha dʹamore presente,
e tutora afinando sua speranza,
tutora cielando la sua openïone,
fugiendo blasimo e seguendo umilitate:
credo bene che lo fate,
tantʹè la vostra nobile discrezione.
Ed eo medesima avengna nom sia sagia,
lo nostro amore volgliendo ricielare,
assai sento penare,
temppo aspetando a ciò che mʹincoragia.
IV
ORato sire dolze meo sengnore. comfortate chio piu diuoi jnciendo. negia
vita nomprendo. seno nsolo dip(er) venire alore. comio viposso sodisfare gaudendo.
diquello laondio fui cominciatore. piu diuoi no dolore. eframe stessa sospiro pia
ngiendo. Esenomfosse chio nonmidispero. pemsando delauostra gientilia. cheso
chauete tanta cortesia. chatendere tempo nomuisia guerero. Epoi direte ame
sio fo fallenza. eferma sichurta dime credete. che piu chio nomsono mia uostro
mauete. diquanto piu auesse jnme potenza.
Orato sire, dolze meo sengnore,
comfortate, ch’io più di voi jnciedo,
né già vita nom prendo
se non solo di pervenire a lʹore
comʹio vi posso sodisfare, gaudendo,
di quello laondʹio fui cominciatore:
più di voi nʹo dolore,
e fra me stessa sospiro piangiendo;
e se nom fosse chʹio non mi dispero,
pemsando de la vostra gientilia,
ché so chʹavete tanta cortesia,
chʹatendere temppo nom vi sia guerero;
e poi direte a me s’io fo fallenza,
e ferma sichurtà di me credete
che, più chʹio nom sono mia, vostro mʹavete,
di quanto più avesse jn me potenza.
V
Orato sire sio nonuo seruito. p(er) nonuolere giano(n)o lasciato. eassai mi fora
jngrato. chelo mio talento fossene seguito. chio uamo edamero edagio amato. e
dongne altro disio me fugito. louostro fino amore me siagradito. congne
valore auetemi furato. Pero conuie ne sico mppia lodisio. eseguiti lo bono comin
ciamento. dicio prendete dame ferma mento. chesolamente equesto iluolere
mio. dip(er) seguire louostro piaciere. enontardare gia lungo temporale. pero
vipriego sedime uichale. chebono comfortto sia jnuostro pemsiere
 
Orato sire, sʹio non v’o servito,
per non volere già nonn o lasciato,
e assai mi fora jngrato
che lo mio talento fossene  seguito:
chʹio vʹamo ed amerò ad agio amato
ed ongne altro disïo mʹè fugito;
lo vostro fino amore mʹè si agradito,
chʹongne valore avetemi furato.
Però conviene si comppia lo disio,
e seguiti lo bono cominciamento:
di ciò prendete da me fermamento
che solamente è questo il volere mio,
di perseguire lo vostro piaciere
e non tardare lungo temporale;
però vi priego, se di me vi chale,
che bono comfortto sia jn vostro pemsiere.