Revisione di Testo critico del Ven, 08/01/2021 - 19:46

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Il testo ci è stato tramandato da quattro testimoni: il Vaticano Latino 3793 (V), il Palatino 418 (P), il Laurenziano Redi 9 (L) e il Riccardiano 2533 (R). L’edizione critica è stata basata principalmente sul codice Laurenziano, dedicato per la maggior parte all’opera di Guittone d’Arezzo (lettere, sonetti, canzoni) e che, insieme al Riccardiano, rispecchiano uno stadio successivo rispetto a V e P. Il Laurenziano risulta essere il testimone più affidabile rispetto ai suoi compagni: basti dare uno sguardo alla collazione per notare come P risulti contaminato e ricco di errori in più parti, accompagnato da V. Inoltre, L è stato definito come possibile «canzoniere d’autore», poiché pone una particolare attenzione al corpus guittoniano; per questo si  pensa che possa essere stato un lavoro indicato (e seguito?) dall’autore stesso, anche per la presenza di possibili varianti.
Là dove L risultava contaminato, si è provveduto a emendare utilizzando principalmente V, con l’aiuto di R.
È difficile comporre uno stemma valido sulla quasi totale assenza di errori guida. Di sicuro interesse, tuttavia, sono il v. 36 e il suo errore di rima: tutti i testimoni riportano le varianti fiore/fore, quando ci si aspetterebbe una rima in -ato: evidentemente ci troviamo davanti a un errore di archetipo.
In base alla collazione, e alle considerazioni di Lino Leonardi, si propone il seguente stemma codicum:

 

Sebbene si riscontri visibilmente una famigliarità tra V e P, ci sono alcuni elementi che possono far pensare a un possibile dialogo tra R e P, mentre è altrettanto chiara la vicinanza di L e R.

TESTO CRITICO

 
I.
Tutto  ̓l dolor ch’eo mai portai fu gioia
e la gioia neente apo  ̓l dolore
del meo cor, lasso, a cui morte sochorga,
c’altro non veo ormai sia validore.
Ché pria del piacer, poco pò noia;
e poi pò forte troppo om dar tristore:
magio conven che povertà si porgha
a lo ritornator, ch’a l’entratore.
Adonqu’eo, lasso, in povertà tornato
del più riccho aquistato
che mai facesse alcun del meo paraggio.
Sofferrà Deo ch’eo più viva ad oltraggio
di tutta gente e del meo for sennato?
Non credo già, se non vol mio dannaggio.
 


1 Tutto] Tucto P; ‘l] il V; dolor] dolore V; ch’eo] ch’i V k’io P; fu] fue P 2 neente] neiente V   3 del meo cor] del mio core V de lo meo core  P   4 om. R; c’altro] k’altro P; veo] vegio  V   5 Ché] Ké P Chemprima V; poco] pogo P; pò] può R   6 e] ma V P; pò forte troppo om] forte pò troppo on V forte pò troppo ond'ea P; dar] da V ond'ea P; tristore] tristoro V stristore P  7 magio] maggio R; conven] conviene  V  8 om. P; lo] om. V; ritornator] ritornadore V R; entratore] entradore  9 Adonqu’] Adunque V Adonqua P Adomque R; eo] om. R   10 del] e  ̓l R; pio] più V P R mio R   11 che] ke P; alcun] alchuno  V alcuno P; paraggio] paragio  V P  12 Deo] Dio V P; ch’eo] ch’io V che R; più] pura V pur R; ad] a R  13 e] om. P; meo] mio V P R; for sennato] cor sennato P  14 credo] cierto V; vol] vuole V; mio] meo P me R; dannaggio] danagio V dampnagio P dinnagio R.

II.
Ai, lasso, che mal vidi, amaro amore,
la sovra natoral vostra bellessa
e l’onorato piacenter piacere
e tutto ben ch’è ‘n voi somna grandessa;
e vidi peggio il dibonaire core
c’umiliò la vostra altera altessa
en far noi dui d’un core e d’un volere
perch’eo  ̶  più c’omo  ̶  mai portai ricchessa.
Ch’a lo riccor d’amor null’altro è pare,
ni raina pò fare
ricco re, como ni quanto omo basso,
ni vostra par raina amor è passo.
Donque ch’il meo dolor pò pareggiare?
Ché qual più perde acquista in ver me lasso.
 


15 che] co V P; mal] male V mala 16 natoral] naturale V natural P; bellezza] bellezza belleza P 17 piacenter] piacentiere V piacentiero P piacente e 18 ben] bene V R; ch’è ‘n voi] k’è voi P; somna] soma e V   19 peggio] pegio V P; il dibonaire] in dibonare  20 altessa] alteza V alteza  P 21 en far] a fore V a far P; noi] ni R   22 perch’eo] perch’io V perk’io P; c’omo] com’om V mai non P; ricchessa] richeza V riccheça P richessa R   23 riccor] ricore V richor R; è pare] appare P apare L R  24 ni] né V P R; raina] reina V P; fare] faire  25 ricco re] rico re V riccor L richor R; ni] né V P  26 om. P; ni] né V; par raina] pare Reina V  27 Donque] Dunque V Donqua P Dumque R; meo dolor] mio dolore V; pareggiare] pareiare  V   28 in] om. V

III.

Ai con pot’ om, che non à vita fiore,
durar contra di mal tutto for grato,
sì com’eo, lasso, ostal d’ogni tormento?
Ché se lo più fort’om fusse ammassato
sì forte e sì coralmente in dolciore,
com’è dolor en me, già trapassato
fora de vita contr’ogni argomento.
Come, lasso, viv’eo tormentato?
Ai morte villania fai e peccato
Ai morte villania fai e peccato
che·sì m’ài desdegnato
perché vedi morir opo mi fora
e perch’io più sovente e forte mora;
ma mal tuo grado eo pur morrò forsato
de le mie man, se melglo posso ancora.
 


29 com] come V con L P; pot’] pote L R; om] ommo V on P homo R; che] co V ki P;  non à vita fiore] no di vita à fiore  30 durar] durare V R; tutto for] tut’altro V contra suo P   31 ostal] ostale V   32 lo] nel V; fort’om] fortte V uomo; fusse] fosse V P R   33 coralmente] coralemente V; dolciore] dolzore V dolzore  P    34 dolor] dolore   V P   35 contr’ogni] contro ongne V contra ogn’ P contro ogni  R   36 Come] Come ve P Come vi L R; viv’eo] veo P vivo L R; tormentato] congettura di M. Picone (di vita fore V di vita fiore P de vita fiore L di vita fore R) perché ci si aspetterebbe una rima in -ato.    37 fai] fia R   38 desdegnato] disdegnato V P   39 morir] monte P   40 e perch’io] perk’io P   41 grado] grato V P; eo] i’ V io P; morrò] moro V; sforzato] isforzato V isforzato  42 de le] da le P; se melglo] se melglio V se melglo P s’eo mei L in quest’ultimo caso, si è agito per congettura: tra le varie lezioni si è accolto melglo, espungendo la negazione successiva che rendeva il verso ipermetro.

IV.

Mal ò più c’altro e men, lasso, conforto
ché s’eo perdesse onor tutto e avere,
amici tutti e dele menbra parte,
sì mi conforteria per vita avere;
ma qui non posso, poi ò di me torto,
e ritornato in voi forsa e savere
che non fu, amor meo, già d’altra parte.
Donque di confortar com’ò podere?
Poi saver non m’aiuta e dolore
me pur istringie il core,
pur convien ch’eo m’atteggi, e sì facc’eo
perch’om mi mostra a dito e del mal meo    
se gabba ed eo pur vivo a dizonore,
credo, a mal grado del mondo e di Deo.
 


43 lasso] lasso ò   V   44 eo] io V P; onor] onore V; avere] aver  P   44 amici tutti] e tuti amici V e tucti amici  P    46 conforteria] conforterei V conforterea R; aver] aver P    47  qui] k’io P; poi] ciò P; ò] che V è om. R    48 e] ke P; forsa] força forzo  V; e] en L; savere] saver P    49 fu] fue V P; amor meo] amore meo V meo amor P    50 confortar] comfortare V confortare P   51 Poi] E poi V; saver] R savere V; m’aiuta] m’aita V; dolore] dolor R   52 me] mi V P; pur] pura V pure P; istringie] istringe P stringie V; il] lo el R   53 convien] convene V conven P R; ch’eo] ch’io V k’io P  om. R   54 perch’om] però omo V P che perc’om R; mal] male V   55 se] V P si R; ed eo] ed io V e P; dizonore] disinore V disonore P disnore R   56 credo] creda L; a mal grado] al male grado V mal grado L R; Deo] Dio P.

VI.

Ai bella gioia, noia e dolor meo
che punto fortunal, lasso, fu quello  
de vostro dipartir, crudel mia morte,
che dobbro mal tornò tutto meo bello;
ed è neente il dolor meo par deo
ver’ che·m’è il vostro amor crudele e fello,
ché s’eo tormento d’una parte forte
e voi dall’altra più stringe  ̓l chiavello
como la più distretta innamorata
che mai fosse aprovata;
ché bealtà o valore o avere
pò far bass’omo in donn’alta capere
ma nulla d’este cose en me trovata
donque d’amor coral fu  ̓l ben volere.
 


57 noia] innoia P; dolor] dolore V  58 fortunal] furtunale V fortimale P; fu] fue V P   50 de] di V P del R; dipartir] dipartire V P; crudel mia morte] crudele mia mortte V crudel mio amore P    60 om. R; dobbro] doblo V P; mal] male V P; meo] om. P    61 sì (se P) del meo male (mal P) mi duole (dole P) ma più par (per P) deo V     62 ver che·me] ème V P; il] al R; amor] amore V   64 dall’altra] de l’altra V   65 como] come V P R; la] ala P; innamorata] e  ̓namorata V   66 fosse] fusse R   67 ché bene fa forzo dimesione d’avere  V  ké ben fia força dimession d’avere P     68 pò far bass’omo] talora basso omo V talor bass’on P; capere] capare V   69 ma ciò non v’agradìo già né agrata V non n’agradìo già né agradi P   70 donque] dunque V dumque L; coral] corale V; fu] fue V P; ‘l ben volere] fue bene volere V bel vedere