Revisione di Edizione diplomatico-interpretativa del Dom, 03/01/2021 - 21:26

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 Guittone darezo
  ​
  T Utto ildolore chimai portai fugioia. elagioia neiente Apoldolore. del
     mio core lasso achui mortte socorga. caltro nonuegio ormai sia uali
  dore. chemprima del piaciere poco po noia. mapoi fortte po tropo on
  da tristoro. magio conuiene che pouerta siporga. aritornadore. calentradore. A
  dunque eo lasso jmpouerta tornato. delpiu rico aquistato. chemai faciesse Alchuno
  delmeo paragio. sofera dio pura chio uiua Al adoltragio. dituta giente edelmio
​  forsenato. non cierto gia seno(n) vuole mio danagio

I.

Guittone d'Arezzo

Tutto il dolore ch’i mai portai fu gioia
e la gioia neiente apo ̓ l dolore
del mio core lasso a chui mortte socorga,
c’altro non vegio ormai sia validore.
Chemprima del piacere, poco pò noia,
ma poi fortte pò tropo on da tristoro:
magio conviene che povertà si porga
a ritornadore, c’a l’entradore.
Adunque eo lasso in povertà tornato
del più rico aquistato
che mai faciesse alchuno del meo paragio,
soferà Dio pura ch’io viva ad oltragio
di tuta giente e del mio for senato?
Non cierto già se non vuole mio danagio.

 

 A i lasso comale uidi amaro amore. lasoura naturale uostra belleza. elonorato
     piacientiere piaciere. etuto bene chenuoi soma egrandeza. euidipe
  gio. ildibonaire core. chumilio lauostra Altera Alteza. Afare noi due duno
  core eduno uolere. p(er) chio piu como mai portai richeza. Caloricore damore
  nullaltro epare. nereina po fare. ricore como ne quanto omo basso. neuo
  stra pare Reina amore passo. dunque chilmio dolore po pareiare. chequa
  le piu p(ro)de aquista uerme lasso.

II.

Ai lasso co male vidi, amaro amore,
la sovra naturale vostra belleza
e l’onorato piacentiere piaciere
e tuto bene ch’è  ̓ n voi soma e grandeza;
e vidi pegio il dibonaire core
ch’umiliò la vostra altera alteza
a fare noi due d’uno core e d’uno volere
perch’io più com’om mai portai richeza.
C’a lo ricore d’amore null’altro è pare,
né reina pò faire
rico re, como né quanto omo basso,
né vostra pare reina amor è passo.
Dunque ch’il mio dolore pò pareiare?
Ché quale più prode acquista ver me lasso.

 

A icome potom(m)o conodiuita afiore. durare contra dimale tutaltro grato. sico
     me eo lasso ostale dongni tormento. chese nelpiu fortte uomo folle amassato.
  sifortte e si corale mente dolzore. come dolore inme gia trapassato. fora diuita
  contro ongne Argomento. come lasso uiueo diuita fore. Aimortte uillania fai
  epecato. chesi mai disdegnato. p(er) cheuedi morire opo mifora. ep(er) chio piu so
  uente efortte mora. mamale tuo grato ipurmoro isforzato. dele mie mani se
  melglio nomposso Ancora.

III.

Ai come pot’ommo, co no di vita à fiore,
durare contra di male tut’altro grato,
sì come eo, lasso, ostale d'ongni tormento?
Ché se nel più fortte uomo fosse amassato
sì fortte e si coralemente dolzore,
com’è dolore in me già trapassato
fora di vita contro ongne argomento.
Come lasso viv’eo di vita fore?
Ai mortte villania fai e peccato
che sì m’ài disdengnato,
perché vedi morire opo mi fora
e perch’io più sovente e fortte mora;
ma male tuo grato i’ pur moro isforzato
dele mie mani, se melglio no·m posso ancora.

 

M Ale opiu caltro emeno lasso ocomfortto. chesio p(er)desse onore tuto edauere.
      etuti amici edelemembra partte. simi comforterei p(er) uita Auere. maqui
  nomposso poi chedime tortto. eritornato jnuoi forzo esauere. che nonfue amo
  re meo gia daltra partte. dunqua como dicomfortareopodere. Epoi sauere
  nonmaita edolore. mipura stringie locore. purconuene chio mategi esifacie
  pero omo mimostra adito edelmale meo. sigaba edio pur uiuo adisinore. cre
  do Almale grado delmondo edideo.

IV.

Male ò più c’altro e meno lasso ò comfortto
ché s’io perdesse onore tuto ed avere
e tuti amici e de le membra partte,
sì mi comforterei per vita avere;
ma qui nom posso poi che di me tortto
e ritornato in voi forzo e savere
che non fue, amore meo, già d’altra partte.
Dunque como di comfortare ò podere?
E poi savere non m’aita e dolore
mi pura stringie lo core,
pur convene ch’io m’ategi , e si faci’eo,
però omo mi mostra a dito e del male meo
si gaba ed io pur vivo a disinore,
credo, al male grado del mondo e di Deo.

 

ibella gioia noia edolore meo. chepunto furtunale lasso fue quello. diuostro di
     partire crudele mia mortte. chedoblo male torno tuto meo bello. sidelm
  eo male miduole mapiu pardeo. eme louostro amore crudele efello. casseo
  tormento duna parte fortte. euoi delaltra piu stringne ilchiauello. Come la
  piu distretta enamorata. chemai fosse ap(ro)uata. chebene fa forzo dimesione da
  uere. talora basso omo jndonna Alta capare. macio nonuagradio gia nea
  grata. dunque damore corale fue bene uolere.

V.

Ai bella gioia, noia e dolore meo
che punto furtunale, lasso, fue quello
di vostro dipartire, crudele mia mortte,
che doblo male tornò tuto meo bello;
sì del meo male mi duole ma più par deo
ème lo vostro amore crudele e fello,
ca s’eo tormento d’una parte fortte
e voi de l’altra più stringne il chiavello
come la più distretta e  ̓namorata
che mai fosse aprovata;
ché bene fa forzo dimesione d’avere
talora basso omo in donna alta capare,
ma ciò non v’agradìo già né agrata
dunque d’amore corale fue bene volere.

 

more merze p(er)dio uicomfortate. nedame nonguardate. che piciole p(er) mia
     mortte danagio. ma p(er)louostro amore sanza paragio. eforsse Anco pero mi
  ritornate semai tornare degio nalegragio.

VI.

Amore merzé, per dio, vi comfortate,
né da me non guardate
ché piciol è per mia mortte danagio,
ma per lo vostro amore sanza paragio
e forsse anco per mi ritornate
se mai tornare degio ̓n alegragio.

 

more amore piu cheueleno amaro. nongia bene uede chiaro. chisimette jn
     podere tuo uolontero. chelprimo elmezo ne grauoso efero. elafine dibene
  tuto ilcontraro. oprende lauda eblasimo ongne mistero.

VII.

Amore, amore, più che veleno amaro
non già bene vede chiaro
chi si mette in podere tuo volontero:
che ‘l primo e ‘l mezo n’è gravoso e fero
e la fine di ben tuto il contraro
o’ prende lauda e blasimo ongne mistero.