F. Guitton.
Tuttol dolor cheo mai portai fugioia. E lagioia neente apol |
I.
Tutto ̓ l dolor ch’eo mai portai fu gioia |
Aj lasso che maluidi amaro amore. la soura natoral uostra belle ssa. Elonorato piacente e piacere. E tutto bene chen uoi somma grandessa. Euidi peggio il dibonaire core. Chumilio lauostra al tera altessa en far ni dui dun core ⸶e⸷ dun volere. p(er)cheo piu como mai portai richessa. Chalorichor damor nullaltro apare. nerai n apo fare. richor como niquanto homo basso. niuostra par ra ina amore passo. dumque chil meo dolor po pareggiare. che qual piu p(er)de aq(ui)sta jnuerme lasso. |
II.
Ai lasso, che mal vidi amaro amore |
Ai com pote homo che non auita fior durare contra dimal tu tto forgrato. sicomeo lasso ostal dogni tormento. che selopiu for tom fosse amassato. siforte esicoralmente i(n)dolciore come dolor enme Gia trapassato fora d(e) uita controgniar gomento co me ui lasso uiuo diuita fore. Ai morte uillania fia e pechato che simai desdegnato p(er)che uedi morir opo mi fora Ep(er)chio pio souente e forte mora ma mal tuo grado eo pur morro forsato del(le) mie man seo mei no(n) posso ancora. |
III.
Ai com pote homo, che non à vita fior, |