

.xluj Mess(er) iacopo mostacci |
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I | |
D isi fina rasgione. mi conuene trouare . disretta mente sichesia cielato. p(er)che lopenione . delifalssi aciertare. nomsi possa sauere nedimio stato E pero sono jneranza. chemadon(n)a dottare mifa solo dipensare. cagia tanta abondanza. chesola mente eonde possa cantare. |
Di sì fina rasgione mi convene trovare disrettamente sì che sia cielato, perchè l’openione de li falssi aciertare nom si possa savere né di mio stato. E però sono in eranza, che madonna dottare mi fa solo di pensare, c’agia tanta abondanza che solamente eo’ nde possa cantare. |
II | |
D unque sela stagione . daurile piu disiare. mifa cheltemppo trapassato. sera acon dizione. tanto pora grauare. lomio disio che discomfortato. ebene strana pie tanza. uedere adimorare. alastasgione camare. mostrano piu sua posanza. due bene uolenti p(er) uno male tratare. |
Dunque, se la stagione d’ avrile più disiare mi fa che ’l temppo trapassato, serà a condizione, tanto porà gravare, lo mio disio ch’ è discomfortato. È bene strana pietanza vedere adimorare, a la stasgione c’a ’mare mostrano più sua posanza, due benevolenti per uno male tratare. |
III | |
P ero deladimora. dolglio piu forte mente. enomso chio giamai mipossa dire chese perauentura. nonmamo piu breue mente. la mia uitauara pegio che morire. Benuene morendo. quelli chefine mente. ama don(n)a ualente. poi liuene in follendo. dingiorno jngiorno disuo conuenente. |
Però de la dimora dolglio più fortemente e nom so ch’ io giamai mi possa dire, che se per aventura non m’ amo più brevemente, la mia vita varà pegio che morire. Ben vene morendo quelli che finemente ama donna valente poi li vene in fallendo d’ in giorno in giorno di suo convenente. |
IV | |
OR mai masichura. lassa ep(er) ciepente. chella nomfalli p(er) losuo uolire. p(er) che dessa uentura. mandili sconosente. cap(er)loro falir fanno almio affalire. Edio gioco eri dendo. canto amorosa mente. p(er) che laria giente. chemiuan(n)o jncherendo. lagio ia ondio sono fino bene uolente. |
ORmai m’ asichura lassa e perciepente ch’ ella nom falli per lo suo volire, perchè dessaventura mandili sconosente, ca per loro falir fanno al mio affalire; ed io gioco e ridendo canto amorosamente perchè la ria giente che mi vanno incherendo la gioia ond’ io sono fino benevolente. |
V | |
D unqua sio fo apiacere. agrande grato amore. amadon(n)a chesola jnamoranza. chene poria auenire. caio tanto dolzore. sentisse p(er) una sola speranza. p(er) che si namo rata mente miritenesse. esolo chio lagioia auesse. gianonsaria gior nata. chelo meo core grangioia nonsentisse. |
Dunqua, s’ io so’ a piacere a grande grato Amore, a madonna che sol’à inamoranza che ne poria avenire ca io tanto dolzore sentisse per una sola speranza: perchè s’ inamorata mente mi ritenesse, e solo ch’io la gioia avesse, già non saria giornata che lo meo core gran gioia non sentisse. |