Si propone una traduzione del testo relativo alla didascalia I dell'edizione Grosjean 1977.
I*
Les iles Beneventurades són en lo mar gran contra la mà squerra, prop lo terme del occident, mes però són dintre la mar. Isidori ho diu al se1 XV libre, que aquestes són dites Beneventurades quar de tots béns, blats, fruyts, herbes, arbres, són plenes, e los pagans se cuiden que aquí sia paraís per lo temprament del sol e habundància de la terra. Tem2 diu Isidòrius que los arbres hi crexen tots almenys CXL peus, ab molts poms e molts aucels. Aquí ha mel e let, majorment en la ylla de Caprària, qui ayxí as apellada per la multitut de les cabres qui i son. Ítem és aprés Canària, illa dita Canària per la multitut dels cans qui són en elha, molt grans e forts. Iju3 Plius4, maestre de mapamundi, que en les yles Fortunades ha una ylla un se leven tots los béns del món, con, sense semrar e sens plantar, leva tots fruits; en les altees dels monts los arbres no són nulh temps menys de fulla e de fruits, ab molt gran odor. D’assò menyen una part del any, puis segen les messes en loch d’erba. Per aquesta rahó tenen los pagans de les Índies que les lurs ànimes, con són morts, se’n van en aquelles yles e viuen per tot temps de la odor d’aquels fruits, e allò creen que és lur paradis; mes segons veritat faula és.
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Le isole Fortunate si trovano nel grande mare in direzione della mano sinistra, vicino al confine estremo dell’occidente e, tuttavia, ancora nel bel mezzo dell’oceano. Isidoro lo dice nel suo XV libro, che queste isole sono dette Fortunate in quanto sono ricche d’ogni bene, di grano, frutti, erbe, alberi, e i pagani credono che il paradiso si trovi qui, per il calore temperato del sole e la generosità della terra. Parimenti, Isidoro dice che gli alberi vi crescono tutti almeno di centoquaranta piedi, con molti frutti e pieni di uccelli. Qui si trovano con facilità miele e latte, soprattutto sull’isola di Capraria, così chiamata per la gran quantità di capre che la abitano. Similmente vi è poi l’isola di Canaria, la quale è così detta per la gran quantità di cani che vi si possono trovare, molto grandi e forti. Dice Plinio, maestro della scienza geografica, che tra le isole Fortunate vi è un’isola nella quale crescono tutti i beni del mondo, dove la terra, senza bisogno di semina o piantagione, fa crescere ogni genere di frutto; sulle cime dei monti, inoltre, non vi è tempo in cui gli alberi siano privi delle loro foglie o dei loro frutti, che hanno un grande profumo. Gli abitanti dell’isola per una parte dell’anno mangiano di questo, e poi falciano le messi così come si taglia l’erba. Per questa ragione i pagani delle Indie credono che, una volta morti, le loro anime vadano in quelle isole, e lì vivano per sempre dell’odore di quei frutti, e che quello sia il loro paradiso; ma si tratta, a dire il vero, di una favola.
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* La traduzione presuppone le integrazioni testuali riferite nelle note 1-2, 4.
1. se[u].
2. [I]tem.
3. La traduzione presuppone l'emendatio della lezione iju in diu.
4. Pli[ni]us.