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Ora parrà s'eo saverò cantare
e s'eo varrò quanto valer già soglio,
poichè del tutto Amor fuggo e disvoglio,
e più che cosa mai forte mi spare!
Ch'ad om tenuto saggio odo contare
che trovare non sa, nè valer punto,
omo d'Amor non punto;
ma ch'è digiunto da verità mi pare,
se lo pensare a lo parlare assembra;
chè 'n tutte parte, ove distringe Amore,
regge follore in loco di savere.
Donqua como valere
po, nè piacere di guisa alcuna fiore,
poi dal fattore d'ogne valore dissembra,
ed al contraro d'ogne manera sembra?
Ma chi cantare vole e valer bene,
in suo legno nochier diritto pone,
ed orrato saver mette al timone,
Dio fa sua stella a ver lausor sua spene;
chè grande onor nè gran ben non è stato
conquistato, carnal voglia seguendo,
ma promente valendo,
ed astenendo a vizi ed a peccato;
unde 'l sennato apparecchiato ognora
de core tutto e di poder dea stare
ad avanzare lo suo stato ad onore,
no schifando labore;
chè già riccore non dona altrui posare,
ma 'l fa alungiare; e ben pugnare onore:
ma tuttavia lo 'ntenda altri a misura.
Voglia 'n altrui ciascun ciò che 'n sè chere,
non creda pro d'altrui dannaggio trare;
che pro non po ciò ch'è preso a disinore,
ch'a lausore dispeso esser poria.
Ma non viver credria
senza falsia fell'om, ma via maggiore
fora prusore giusto di core provato;
ch'è più onta, che morte, da dottare,
e portare disragion, più che dannaggio;
chè bella morte om saggio
dea di coraggio più che vita, amare;
chè non per stare, ma per passare orrato
dea creder ciascun om d'esser creato.
En vita more e sempre in morte vive
omo fellon, ch'è di ragion nemico:
credendo venir ricco, ven mendico;
chè non già cupid'om pot'esser dive,
ch'adessa forte più cresce vaghezza
e gravezza, ove più cresce tesoro.
Non manti acquistan l'oro,
ma l'oro loro; e i plusor di ricchezza,
di gentilezza e di bellezza han danno.
Ma chi ricchezza dispregia è manente,
e chi gent'è, dannagio e pro sostene,
e dubitanza e spene,
e se contene de poco orrevolmente,
e saggiamente in sè consente affanno,
secondo voi ragione e' tempi danno.
Onne cosa fue solo all'om creata
e l'om no a dormire, nè a mangiare,
ma solamente a drittura operare;
e fue descrezion lui però data.
Natura Deo ragion (scritta è comune)
reprensione fuggir, pregio portare
ne comanda; ischifare
vizi, ed usare via de vertù ne 'mpone,
onne cagione e condizione remossa.
Ma, se legge nè Deo no l'emponesse,
nè rendesse qui merto in nulla guisa,
nè poi l'alma è divisa,
m'è pur avisa che ciascun dovesse,
quanto potesse, far che stesse in possa
onne cosa, che per ragione è mossa.
Ahi, come valemi poco mostranza!
Ch'ignoranza non da bn far ne tolle,
quanto talento folle,
e ma' ne 'nvolle a ciò malvagia usanza;
chè più fallanza è che leanza astata.
No è 'l mal più che 'l ben a far leggero.
Ma che? fero lo ben tanto ne pare,
solo per disurare,
e per portare lo contrar disidero;
ove mainero e volontero agrata,
usar l'aduce in allegreza orrata.