I |
.xliij. Mess(er) Jacopo Mostacci A more bene ueio chemi fa tenere. manera costumanza. dausciello cardi tanza. lascia stare. quando louerno uede solo uenire. benmette nubria nza. lagioiosa baldanza. disuernare. epare chelastasgione nolipiacca. chela fredura jnchiacca. poi p(er) prima uera. ricouera manera. esuo cantare jnoua esua rasgione. edongni cosa uuole sua stasgione. |
Amore, bene veio che mi fa tenere manera costumanza d’ausciello c’arditanza lascia stare quando lo verno vede solo venire: ben mette ’n ubrianza la gioiosa baldanza di svernare, e pare che la stasgione no li piacca che la fredura inchiacca, poi per primavera ricovera manera e suo cantare inova e sua ragione; ed ongni cosa vuole sua stasgione. |
II |
A more lotemppo chenonmera agrato. mitolsse locantare. credendo melgliorare io miritene. orcanto chemisento melgliorato. cap(er) bene aspetare. sollazo eda llegrare. egioia miuene. p(er) lapiu dolze don(n)a edaue nente. ch emai amasse ama nte. quella 1chedibieltate. sourana jnueritate. congnunque don(n)a passa edaue uinto. e passa p(er) lei smeraldo egiaquinto. |
Amore, lo temppo che non m’era a grato mi tolsse lo cantare: credendo melgliorare, io mi ritene; or canto che mi sento melgliorato, ca per bene aspetare, sollazo ed allegrare e gioia mi vene per la più dolze donna ed avenente che mai amasse amante, quella ch’è di bieltate sovrana in veritate, c’ongnunque donna passa ed àve vinto, e passa per le, ismeraldo e giaquinto. |
III |
M adonna sio sono dato jnuoi laudare. nonui paia losinga. camare tanto mi stringa. chio cifalli. chiolagio audito dire edaciertare. sourane uostra sengna. ebene siete dengna. senza falli. Econtolomi jngram bona uentura. siuamo adismisura. esio nonsono silico. Bene menetengno rico. assai piu chio nonsao dire jmparole. quelglie rico caue cio cheuuole. |
Madonna, s’io sono dato in voi laudare, non vi paia losinga, c’amore tanto mi stringa ch’io ci falli; ch’io l’agio audito dire ed aciertare, sovran’è vostra sengna e bene siete dengna senza falli, e contolomi in grann bonaventura s’i’ v’amo a dismisura; e s’io non sono sì lico, bene me ne tengno rico assai più ch’io non sao dire im parole: quelglie rico c’ave ciò che vuole. |
IV |
D onna elamore an(n)o fatto compangnia. eteso undolcie laccio. p(er) metere jnsollacco. lomio stato. euoi misiete gientile donna mia. collonna eforte braccio. p(er) chui si churo giaccio. jnongne lato2 gioioso ebaldo canto dalegraza. camore me schudo e lanza. espada difendente. daongni male diciente. euoi misiete bella roca emura. chementre uiuo p(er) uoi staro sichura. |
Donna e l’amore ànno fatto compangnia. e teso un dolcie laccio per metere in sollacco lo mio stato; e voi mi siete, gientile donna mia, collonna e forte braccio, per ch’ui sichuro giaccio in ongne lato. Gioioso e baldo canto d’alegraza c’amore m’è schudo e lanza e spada difendente. da ongni malediciente, e voi mi siete, bella, roca e mura, che, mentre vivo, per voi star sichura. |