Messer Guido Udice Dale Colonne La mia vit’ è si forte dura e fera keo n posso vivere nè morire anꞔi distrugo come al foco cera e sto como ke non si po sentire. Escito sono de seno avere e sono incuminciato a infollire ma ben mi poria campare quella per cui mauene tucto questo penare per bene amare - lo meo cor si ritene |
Merꞔe faria sella m aiutasse da keo per lei son cosi giudicato e qualke bon conforto mi donasse ke eo non fosse cosi alapidato . Peccato faria sella mi lassasse esser si fortemente condempinato keo non mi trovo aiuto ne ki mi dar conforto un deo sono ismarruto e venuto ne sono a mal porto. |
Se madonna savesse li martiri e li tormenti la veo sono intrato ben credo ke mi darea lo suo amore keo lo si fortemente goliato. Piu di null’altra cosa mi stan core si keo non ho riposo i[n] nullo lato tanto mi ten distrecto keo non ho bailia sto com’omo sconficto - senꞔa dicto sono in mala via. |
Or con firagio oi lasso adolorato, k’eo non trovo ku ni consilliare. Di tanto mondo quant’agio cercato, nullo consillio non posso trovare. Se non quella k’a valore: di darme morte e vita sença nullo tenore. Lo suo amore - me manna saporita. |
Va’ cançonetta fresca e novella, a quella ke di tucte la corona. E va’, saluta quell’alta donçella, dì k’eo son servo de la sua persona. E dì ke per suo honore questo fac’ella; tragami dele pene ke mi dona. E faria caunoscença; da ke m’a cosi preso no mi lassi imperdença. K’eo non o sciença – in tal dogla m’a miso. |