

I |
Vno disio menato. damore tanto corale. chenomposso altro chello. come fuoco stipato. tutora sormonta esale. raprendendomi nello. ORsono alparagone. che samore p(er)rasgione. dona mortte p(er)uso. dalbore sanza rama. |
Uno disio mʹè nato dʹamore tanto corale, che nom posso altro chello: come fuoco stipato, tutora sormonta e sale, raprendendomi ʹn ello. Or sono al paragone: che sʹamore per rasgione dona mortte per uso, chʹio mora senza jnduso: così fortte mʹinchama dʹàlbore sanza rama. |
II |
SEperasgione nondae. nep(er)usoamore mortte. mortte temo zo cherendo. cosi luna da rae. alcore disretta fortte. ondio moro morendo. Dimortte nospauento. chemorire jntormento eallegreza egioia. secondo chegrande noia. aquello vomo morire. chastato digioire. |
Se per rasgione non dàe né per uso amore mortte, mortte temo zo cherendo: così lʹuna daràe al core distretta fortte, ondʹio morò morendo. Di mortte no spavento, ché morire jn tormento è allegreza e gioia, secondo chʹè grande noia a quello uomo morire cʹha stato di gioire. |
III |
Gjoia non(n)o nespe[ro].(1) chamore mifa uolere. sanza lale uolare. edintale loco altero. cha verei prima pod[ee].(2) desto mondddo disfare. Cosi non(n)e comgabo. sio dolglio elmale dico abo. chamore amare mifacie. tale che nonmicomfacie. tale chenagio dottanza. pur difarlle sembianza. |
Gjoia nonn-o né spe[ro], chʹamore mi fa volere sanza lʹale volare, ed in tale loco altero chʹaverei prima pod[ee] dʹesto monddo disfare. Così nonn-è com gabo sʹio dolglio e ʹl male, dico, abo: chʹamore amare mi facie tale che non mi comfacie, tale che nʹagio dottanza pur di farlle sembianza. |
IV |
Dotto edo paura. dimostrarlle chadeo. lami come molto am(m)o. pero coltre misura. secon ddo cheuegio eo. ella sermonta damo. Traledonne amiro. cosi quando lamiro. meme desimo disdengno. edico nomsono dengno. disialto montare. nonui poria andare. |
Dotto ed o paura di mostrarlle chad eo lʹami come molto ammo, però cʹoltre misura, seconddo che vegio eo, ella sermonta dʹamo tra le donne a miro: così, quando la miro: me medesimo disdengno, e dico: nom sono dengno di sì alto montare: non vi poria andare. |
V |
Asdengno me megiesse jnuerlle sue alteze. marauilgliano mene. chanche pintura jn giesse. dicotante adorneze. nomsifecie nedene. Alosole da chiarore. ongni spera spl endore. dallei quanta splende. ongni uertute nesciende. lamare ladot(e)ri gnoria. |
Asdengnome giesse, jnverʹlle sue alteze maravilglia no mʹène, chʹanche pintura jn giesse di cotante adorneze nom si fecie néd ène. A lo sole dà chiarore, ongni sperʹa splendore da˙llëi, quanta splende; ongni vertute ne sciende; lʹamare la doteria, tantʹa di sengnoria. |
VI |
Cosi samore comanda. euuole purche lami io. ello fa gramde pechato. sedello allei nonmanda. nelo core disio. damore bene jncarnato. Checomio lamo mami. e p(er)sem bianza chiami. lomio core ecomfortti. chedio amore leportti. ocomaltri amadori. come mia donna lanori. |
Così, sʹamore comanda e vuole pur che lʹami io, ello fa gramde pechato se dello a˙llei non manda ne lo core disio dʹamore bene jncarnato, che, comʹio lʹamo, mʹami e per sembianza chiami lo mio core e comfortti ched io amore le portti o, comʹaltri amadori come mia donna la ʹnori. |
VII |
Glia madori tuti quanti. ledon(n)e eledonzelle che damore anno chura. comsospiri ecompianti. piu chenomsono lestelle. assai oltre misura. Jo fo priegio dicore. che prieghino lamore. chemitraga deranza. edagiane pietanza. ondio agia chagione. dallegrare jnchanzone |
Gli amadori tuti quanti, le donne e le donzelle che dʹamore anno chura, com sospiri e com pianti più che nom sono le stelle assai oltre misura, jo fo priego di core che prieghino lʹamore che mi traga dʹeranza ed agia˙ne pietanza, ondʹio agia chagione dʹallegrare jn chanzone. |
NOTE:
1) In V, le ultime due lettere della parola precedenti il punto metrico sono quasi illeggibili. A testo si è proceduto inserendo una possibile ipotesi lettura, tenendo conto anche del contesto generale: nespe[ro].
2) In V, le ultime lettere della parola si leggono con difficoltà. A testo si è proceduto inserendo una possibile ipotesi di lettura,tenendo conto anche del contesto generale: pod[ee].
3) In V, l corregge una e.