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I |
Kjumque altrui blasma. p(er)tortto chelifacie. bene side laudare. dichi lifa rasgione. chelbene de stare come lomale jmparuenza. chi pur lotortto blasma. elbene cielare lipiacie. bene ste dablasmare. duna falssa chagione. sicome ilfalsso pieno dischanoscienza. Ezo credendo lamia chanoscienza. pero chio sono blasmato. pluso re fortte damore. parendomi jngannato. orcorasgione laudare me ne seguendo nelbene cio chenelmale solglio. edelamore chui seruo. graze fo dibuono core. palesando miseruo. souvralglialtri p(er)lungo mertato. |
Kjumque altrüi blasma per tortto che le facie, bene si deʹ laudare di ch li fa rasgione, ché ʹl bene deʹ stare come lo male jm parvenza. Chi pur lo tortto blasma e ʹl bene cielare li piacie, bene ste da blasmare dʹuna falssa chagione, sì come il falsso pieno di schanoscienza. E zo credendo la mia chanoscienza, però chʹio sono blasmato plusore fortte dʹamore parendomi jngannato, or co rasgione laudare mene volglio, seguendo nel bene ciò che nel male solglio; ed è lʹamore chui servo graze fo di buono core, palesandomi servo sovra lgli altri per lungo mertato. |
II |
Nonuolglio fare comann(n)o fatto. molti chesono efuoro. chesuto noi spiaciere. ciento pia cieri piagienti. anno somessi eriputati jnoia. tute dolglie jnaffatto. che p(er)amore mifuoro. comalegro uolere. paleso atute gienti. dimetta solo p(er)una gioia. Nompote rebe mia uita stare sicroia. chio miblasmasse mai. damore chai(1) tanto tengno. che gioia madato omai. tuti limali passa jmbene chemadato. salmio chiedere mauesse sormontato. tanto alto nomsare. che cha piu bassa tengno. apresso misarei. para dom(m)o essere Nelo somo loco. |
Non volglio fare comʹannno fatto molti che sono e fuoro, che, sʹu tono i spiaciere, ciento piacieri piagenti anno somessi e riputati j˙noia. Tute dolglie jn affatto che per amore mi fuoro com alegro volere paleso a tute gienti dimetta solo per una gioia. Nom poterebe mia vita stare sì croia chʹio mi blasmasse mai dʹamore chai tanto tengno, che gioia mʹa dato omai: tuti li mali passa jm bene che mʹa dato. Sʹal mio chiedere mʹavesse sormontato, tanto alto nom sare, che chʹa più bassa tengno apresso mi sarei, paradommo essere ne lo somo loco. |
III |
Sedio fosse sichuro. direngnare quanto ilmonddo. nompoterei seruire. tanto neringra zare. amore chelsuo grandono nauanzasse. nomposso stare sichuro. ormai concore giuco nddo. jnuerdamore fallire. tanto saria ilfallare. co blasimo dime chalamore fallasse. Na nti uorei morire chio purpemsasse. distare damore diuiso. chamore loco maffatto neldo lze paradiso. giungiendo bene miei rai comquelli delsole. donandomi aseruire atale che vuole. dichui seruo mipiacie. dimorare jmtrassatto. seruendo laueracie. jntute pa(r)ti tuto ilmio podere. |
Sed io fosse sichuro di rengnare quanto il monddo, nom poterei servire tanto né ringrazare amore, che ʹl suo gran dono nʹavanzasse. Nom posso stare sichuro ormai con core giuconddo jnver dʹamore fallire, tanto saria il fallare co blasimo di me chʹa lʹamore fallasse. Nanti vorei morire, chʹio pur pemsasse di stare dʹamore diviso: chʹamore loco mʹa˙ffatto nel dolze paradiso, giungiendo bene miei rai com quelli del sole, donandomi a servire a tale che vuole di chui servo mi piacie dimorare jmtrassatto, servendola veracie jn tute parti tuto il mio podere. |
IV |
Non mi fue congraueza. lo dolze acordamento. chagio cola mia donna. loprimo sguardo ngnamento. necortese souronna. dame nomsi difese. as dengnando me p(er)suo grande valore. quanto dibene jtengno e dadamore. senza amare non(n)e bene. dallui quante di sciende. pero chila nispene. mantengnalo sperando gui derdono. nompende seruo senza darlli dono. ancora chelamerciede. alseruidore norende. sitosto come crede. chamore lofacie p(ro)uando gliamanti. |
Non mi fue congraveza lo dolze acordamento chʹagio co la mia donna: lo primo sguardo prese, comfortando me stare suo amadore; no˙l mi feʹ mie belleze né grande jnsengnamento; né, cortese sovrʹonna, da me nom si difese, asdengnando me per suo grande valore. Quanto di bene jʹ tengno è dad amore; senza amare nonn-è bene; da llui quante disciende: però chi lʹa ʹn ispene mantengnalo, sperando guiderdono. Nom pende servo senza darlli dono, ancora che la merciede al servidore no rende sì tosto comʹè crede, chʹamore lo facie provando gli amanti. |
V |
Delglialbori efiori. euerdori deliprati. edelagua chiarore. elume dongni spera. qua le chema etiene p(er)suo seruente. tratta tuti glionori. delipiacienti stati. soma il suo grande ualore. natura dipantera. losuo dolze prende tuta lagiente. Jnperiale corona ueramente. dituta labieltate. edessere cortese sauia conumiltate. alei jn china quante dipiaciere. cosi mifa sperare grande auere. faciendomi donare. se mbianti mapalese. ditale gioia acquistare. acompimento delomio disio. |
Delgli albori e fiori e verdori de li prati e de lʹagua chiarore e lume dʹongni spera quale che mʹa e tiene per suo servente; tratta tuti gli onori; de li piacienti stati somʹa il suo grande valore; natura di pantera: lo suo dolze prende tuta la giente. Jnperïale corona veramente di tuta la bieltate; è dʹessere cortese, savia con umiltate: a lei jnchina quantʹè di piaciere. Così mi fa sperare grande avere, faciendomi donare sembianti, ma palese di tale gioia acquistare a compimento de lo mio disio. |
VI |
Compimento difrutto. nonmifa rallegrare. nesi lodare damore. p(er)cio chedio nolagio. ezo rimane p(er)chio nomso douene. chelsuo ualore jntutto. efermo zo me dare. maralegra re ilmio core. elo damore chemagio. p(er)chalasoma gioia maferma spene. Chesae guiderdonare lomo dibene. lamare quando saprende. aprendersi ditale. caltri non(n)e riprende. edamore nonegaua delparere. edio bene uorei tanto delsauere. chio dio contare sauesse. quanto madonna uale. aquello chaltrui paresse che zo auere grande dono miteria. |
Compimento di frutto non mi fa rallegrare ne si lodare dʹamore, perciò ched io no lʹagio, e zo rimane perchʹio nom so dovʹène: chè ʹl suo valore jn tutto è fermo zo me dare: ma ralegrare il mio core e lodʹamore chʹè magio, perchʹa la soma gioia mʹaferma spene. Ché sae guiderdonare lʹomo di bene lʹamare, quando sʹaprende aprendersi di tale cʹaltri non ne riprende ed amore no ne gava del parere. Ed io bene vorei tanto del savere, chʹio Dio contare savesse quanto madonna vale a quello chʹaltrui paresse ché zo avere grande dono mi teria. |
VII |
Qvante quello che ualere. chemadonna prosiede. dire nomporia. nedistimare com core. chella smisura come ilcielo lostato. louolere lo fa parere. jngrande noia miriede cosisi storberia. mio alegro uolere. acio chenomsisturbi dauile lato. Edo comsilglio adongni namorato. chemantiene disianza. chedegia gire adanza. quello giorno chedo menicha sapella. domenicha ongni cosa rinouella. sicome primauera. cotale uertute enella. tuta gioia comaltera. jndomenicha mifue concieputa. |
Quantʹè quello che valere che madonna prosiede dire nom poria néd istimare com core, chʹella smisura come il cielo lostato; lo volere lo fa parere jn grande noia mi riede; così si storberia mio alegro volere. A ciò che nom si sturbi da vile lato, eʹ dò comsilglio ad ongni ʹnamorato che mantiene disïanza che degia gire a danza quello giorno che domenicha sʹapella: domenicha ongni cosa rinovella sì come primavera, cotale vertute è ʹn ella. Tuta gioia cʹom altera jn domenicha mi fue concieputa. |
NOTE:
1) In V, la parola è poco leggibile, potrebbe essere anche choi.
2) In edizione Menichetti, la lezione riportata in apparato è QVante.