Edizione diplomatica

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[c. 16r]

                 Frat(re). G. dareisso
Orra parra seo sauero cantare. E se varro quanto ualere 
gia soglio. poi che daltutto amor fugho edisuoglio
piu che cosa mai forte mis pare. Cadomo tenuto saggio
odo cantare Che trouar non sage eno valer punto. ho(m) da
mor no(n) punto. ma che digiunto dauerita mi pare. selopen
sare alo parlare sembra chen tutto parti ove distringie
 

[c. 16v] 

  amore rreggie foll+re. in loco disauere. Dunque come ua
lere nepiacer puo diguiza alcuna fiore poi dal fattore do
gni ualore disembra calcontrario dogni manera sembra.
Machi canatre uole e ualer bone. in suo legno nochiero 
diritto pone. Eorrato sauer mette altimone dio fa sua 
stella einverlauzor sua spene. Che Gran richor ne gran bene 
no estato aq(ui)stato carnal voglia seguendo Ma p(ro)mente uale
ndo eastenendo auitii eapechato. Un(n) el se(n)nato aparechiato
ogniora dicore etutto Edipoder dea stare. Eauansar losuo
stato aonore non schifando labore. Che gia richore no
dona altrui posare malfa alungiare Eben pugniare o 
nora Matutta uia lontenda altri amizura.
    Uoglio i(n) altrui ciaschun cio chense chere. N on creda p(ro)
daltrui dannaggio trarre Che p(ro)no(n) puo cio chaonor tolle
dare neda onor cosa ugrasia amor pere. Egraue cio
che preso adisinore Chelauzore dispeso esser poria Mano(n) uiuer
crederia sensa falsia fello ho(m) Mauia magiore fora plu
zore giusto dicore p(ro)uato che piu onta che morte edadot
tare disragion piu che dannaggio Che bellamorte ho(m)saggio
decio coraggio piu che uita amare Che no(n) p(er)stare Map(er)
passare orrato dea credere ciaschun desser creato.
    In uita more e sempre inmente uiue ho(m) fellon che diragion 
nemico. Credendo uenir richo uen mendicho Che non
gia cupidom puo esser diue Che dessa forte piu crescie
uagessa egrauessa upiu crescie tezore no(n) manti aq(ui)stan loro
maloro loro eipiu degentilessa edirrichessa edibellessa ando -
nno Ma chi richesse dispregia emanente echi giente dannaggio 

[c. 17r]

epro sostene edubitansa espene esi conten depoco orreuel mo(n)
te esaggiamente inse consente affanno segondo che vol ra
gione etempi danno.
Ogni cosa fu solo alom    creata ellom no(n) adormir ne da
mangiar masolamente adirittura adop(er)are e fu discresion
lui p(er)o data. Natura dio rragion scrittura Ecomune rep(re)
nzion fugire p(re)gio portare ne comanda chi fare usii euza
re uia diuertu nenpone. Onne cagione e condicione re
mossa ma se leggie ne dio nolenponesse nerendesse q(ui)me
rto i(n)nulla guiza ne poi lalma ediuiza me pur auiza
che ciascun douesse quanto potesse far che stesse i(n)posa 
onni cosa che p(er)ragion emossa.
Ai como ualmi poco mostransai che ignioransa no(n) dabenfar
mitolle quanto talento folle ema nenuolle accio maluagia 
uzanca    che piu fallansa cheleansa astata none lmale piu
chel bene affare leggiero ma che fero ebene tanto nepare
solo p(er) dizuzare p(er)portare nelcontraro disidero ubem ma
inero euolontero agrata uzar laducie innallegransa 
orrata.