Dalla collazione tra i vari testimoni non sono emersi errori congiuntivi o separativi, tali da consentire la costruzione di uno stemma codicum. Sono comunque presenti errori singolari. D’altra parte, l’analisi delle varianti, presenti in gran numero tra i vari manoscritti, è utile per l’individuazione di due famiglie principali a cui tali manoscritti appartengono: ADHa2 e CERT. Un primo indizio della familiarità di ADHa2 è la lacuna al v.20 che solo in a2 riporta un verso che, in base alle lezioni testimoni, viene considerata come singularis; inoltre il v.30 in DHa2 è ipermetro, mentre A cerca di risolvere, congetturando la presenza di en per ristabilire il rispetto dello schema metrico. Senza contare il gran numero di varianti grafiche tra un testimone e l’altro, a livello esemplificativo si possono riportare alcuni luoghi in cui è maggiormente evidente l’opposizione tra i due gruppi di manoscritti. Al v.11, ADHa2 presenta mas aoras non puosc estar (a2 riporta mas aoras non priesc estar), mentre CERT mas eras non o aus mudar. Al v.25 il primo gruppo presenta demest, demes e mes, mentre il secondo entre. Ugualmente al v.26, il primo gruppo pois que di contro al lai on del secondo. Di nuovo, al v.30, A presenta el faich el dich en deu far aparen, D ha e·illz faiz e·illz diz deu far aparen, H ha e·illz faichz e·illz dichz deu far aparen e a2 presenta els faitz els ditz deu far aparen; invece in C si trova li dig e·l fach o devon far parven , E presenta li dig e·ill fait ho devon far parven, infine R e T rispettivamente dig el fag o devo far parven e lo dit e·l fait o devon far parven. Al v.31 si trova la variante si ella a fals cor in ADHa2 e e s’a ves leis fals cor nei restanti. Notevole è l’opposizione dei due gruppi al v.37, dove in rima, si trova per il primo gruppo franchamen e humilmen per il secondo. Ci sono casi in cui però A concorda con CERT, come ad esempio al v.48 in cui riporta amor-posizione rafforzata dal fatto che si trovi in rima-, mentre gli altri testimoni del suo gruppo (escluso R che manca interamente della cobla VI) portano honor. Ancora più spesso accade che C si allinei ad ADHa2, come si evince ad esempio dai vv.5, 19, 21, 23, 24, 28, 32, 33, 40. In particolare, al v.32 presenta, a fine verso, follor di contro a dolor di ERT, così come al v.33 ha razos, anziché respos, come ci si aspetterebbe. Nei vv.8, 11, 13 unisce letture sia del suo gruppo sia dell’altro. Così al v.8 è presente tenon come ADHa2, ma amador come ERT; nel v.11 si trova mas aoras diversamente dalla variante presente in ERT; al v.12 l’errore ara è evidentemente modellato sulla variante a la presente in ADHa2. Significativo è anche il v.28 in cui pus può essere interpretato come una mislettura di pois che si trova in ADHa2. Traccia di contaminazione da parte di questo gruppo si riscontra anche in R ai vv. 15, 29, 38 e 40, mentre in T nell’ultima cobla (mancante in R) ai vv.43, 46 e 48. E è affine a ADHa2 spesso per il tramite di C- con il quale concorda con la quasi totalità delle lezioni-, come ad esempio ai vv. 7, 12 e 25. Oltretutto C ed E presentano delle innovazioni comuni: lo·i al v.6; coma in luogo com lo al v.38; l’ordine delle parole al v.43 con no tenha celui di contro a cellui non teigna; al v.46 presentano entrambi leyalmen a fine verso, mentre in questo caso, mancando in R, T si allinea con ADHa2.
Bisogna oltretutto segnalare la presenza di lectiones singulares come, ad esempio, al v.3 in cui E riporta encar, laddove invece compare e car in ADHT, e quar in C e car in a2. Nello stesso verso, solo R porta la lezione volgra us y enquer. Al v.6 in C si trova son, di contro al per degli altri manoscritti. Anche al v.7, R presenta un’altra variante con o […] sanh e al v.13, invece, bona dona. T riporta las dompnas anziché la dompna, sempre nello stesso verso. Solamente C al v.15 riporta no·y. Al v.16 D e R portano due differenti lezioni: il primo, aus, il secondo au, mentre in tutti gli altri manoscritti compare aver. Al verso successivo, all’inizio della cobla III, D presenta Si, mentre T Gui d’Usell: Nel primo caso, la lezione comporta un cambiamento di significato del verso, mentre nel secondo caso si potrebbe anche trattare di un eccesso di zelo del copista nello specificare chi sia l’interlocutore. In T si trova anche un plus, nello stesso verso, che non compare altrove. Il v.20 risulta di particolare interesse per diversi fattori: completamente mancante in ADH (cfr. supra), presenta un errore in T e ben due lezioni singolari, una in C, con pregar in luogo di gardar e esgardar di ERT, e l’altra in a2, dove il verso si presenta in maniera totalmente diversa (que non chant al vostre somos). Al v.21 T riporta ab contro l’e degli altri (lacunoso in quel punto è invece in a2); al v.29 si segnala pus di R contro il plus degli altri manoscritti. All’altezza del v.32 si individuano due lezioni singolari in due luoghi differenti del verso: in C, la si differenzia da sa degli altri testimoni, mentre R inverte l’ordine sintattico di bel semblan. Al v.35 T, in rima, riporta amar di contro a pregar: poiché rispetta comunque lo schema rimico, si può lasciare un margine di incertezza e considerarlo una lectio singularis anziché un errore. Al v.39 A presenta vo·l che sembra essere frutto di contaminazione delle due varianti che si trovano nello stesso luogo del verso negli altri testimoni: lo in CERT e vos in DHa2. D, E e T, al v40 presentano tre lezioni differenti, rispettivamente re paires, des e se. Al v.42 A riporta una a prima di razonar, che non può essere considerata errore in quanto, se considerata in sinalefe con dompna immediatamente precedente, rientra nello schema metrico. Al v.44 al posto di a cui a, riporta cui avra. Al v.47 C inverte, con par son, l’ordine sintattico di son par, mentre T ha vos in luogo di son (ricordiamo inoltre che tale verso presenta delle criticità anche perché in AD è ipermetro e assente in R). Anche il v.48 presenta due lezioni singolari rispettivamente in A (quant) ed E (mas), oltre che l’errore in T e la mancanza in R.
Come detto in precedenza, anche se non significativi ai fini della costruzione di un eventuale stemma, sono individuabili, nei vari testimoni, errori singolari, come D che riporta, al v.3, volgrar in luogo di volgra presente in tutti gli altri manoscritti; R, al v.4, scrive unos, immediatamente individuabile come errore poiché non rispetta il sistema rimico della cobla e sempre nello stesso verso T scrive sabos quando ACER riportano sabetz (in DHa2 il verso è mancante); al v.6 di A, si trova fracamen, forma non attestata altrove e quindi considerata erronea di franchamen (CDEa2), franzamen (H) e francamen (RT). Di nuovo in T si riconosce un errore in maderas, probabile interpretazione congetturale del copista che leggeva mas aoras oppure mas eras; nello stesso verso, stavolta in a2, si segnala la forma non attestata di priesc. Al v.12, R riporta volhc, mentre al verso successivo, in C, è da segnalare la forma ara, evidentemente errata, che si ritrova, in T al v.23: in entrambi i casi è probabile che il copista abbia mal interpretato forme come a la, de la, a che ricorrono negli stessi versi degli altri manoscritti. Tornando al v.13, anche in a2 si trova la forma errata en, come possibile errata interpretazione di un originale eu, che si riscontra nei manoscritti ad esso affini come A, D e H. In D, al v.18 è chiaramente errore demanair, di contro al demandar riscontrato in tutti gli altri manoscritti, oltre al fatto che non rispetti la rima, a conferma della sua erroneità, così come il saisons in T al v.20 (CER riportano sazos e a2, somos). Al v.25, sia in H sia in a2, compare mes: non risulta alcuna attestazione di tale forma in quel contesto, ma è più probabile si tratti di un errore poligenetico dovuto da un antigrafo che riportava una forma che ha il proprio riscontro nel demest di A e nel demes di D che, come si è visto, presentano molte lezioni in comune con i due precedenti.
Al v.28, C riporta plus e due sono le possibili interpretazioni – che non necessariamente sono da escludersi a vicenda-: potrebbe trattarsi di una mislettura di una forma nell’antigrafo che in AHa2 ha dato pois e la variante puois in D oppure è possibile che il copista abbia letto il plus al verso successivo, e vista la continuità di contesto e la similarità con la probabile grafia originaria, abbia commesso tale errore. Al v.29, in T, si trova ciglliam, e sempre lo stesso manoscritto riporta altri errori come al v.40 con e per puois, al v.41 con plag asatz e infine al v.48 con portar, forse, in quest’ultimo caso, come tentativo del copista di restituire un senso comprensibile al verso. Al v.45 di C compare duetz, che apparentemente si accorderebbe con il vos che lo precede immediatamente, ma dal confronto con gli altri manoscritti, si conclude che si tratti di errore rispetto al verbo diretz, in quanto la sua presenza incide sul significato generale del verso.
Altra tipologia di errore consiste nella presenza di versi ipometri: vv. 31-45-47 in A; vv.9-30-47 in D e il v. 9 in E; vv.25-30 in H; vv. 2-7-12-30 in R; vv. 11-29-43 in T e infine vv. 3-21-25-30 in a2.
Sono anche presenti versi ipermetri come il v.13 in C ed E, il v.16 in D e R, il v.37 in E e T , i vv. 17-45 in T, e il v.21 in R.
Si segnalano inoltre una serie di lacune: R manca della cobla VI, in a2 non è presente il v.2 così come il v.4, assente anche in D e H; in questi ultimi e in A manca il v.20.
Da quanto esaminato si possono trarre alcune conclusioni. R e a2 sono i testimoni che presentano un maggiore stato di corruzione rispetto agli altri. Per a2, in particolare, si segnala anche la presenza di parole o versi biffati, forse dovuti a distrazione del copista, specificatamente al v.11 con un cuiava che va a riprendere quello presente al verso precedente, e ai vv.12-13, biffati e riscritti nello spazio superiore nella riga. Inoltre in T sono presenti numerose varianti imputabili alla lingua del copista riconducibile a un dialetto del centro-nord dell’Italia, come si evince, ad esempio, dalla palatalizzazione della [j] intervocalica di cuiava che diventa cugiava al v.10 oppure al v.12 vostro anziché vostre o vostres.
Nel gruppo CERT, R e T, dunque, non risultano adatti per essere assunti come testo base di un’eventuale edizione critica a causa dell’incompletezza e dell’alto numero di errori del primo, e a causa dell’individualismo di T, anche se, quando ha lezioni in comune sia con CE sia con ADHa2, può assumere un ruolo rilevante. Tra tutti, E sembra essere quello che non cerca di ricostruire nulla per congettura e presenta un numero veramente limitato di lectiones singulares rispetto a tutti gli altri testimoni e, nel caso specifico, rispetto al suo affine C. Entrambi però presentano, come visto precedentemente, delle forme che sembrano essere delle innovazioni. Per quanto riguarda l’altro gruppo, a2, è risultato essere uno dei testimoni meno corretti. D e H non divergono molto da A, ma a differenza di questo hanno una maggiore incidenza di varianti e versi mancanti. A, C ed E sembrano essere i testimoni più adatti a una ricostruzione del testo, ma A presenta delle forme che, molto più di CE, fanno pensare a una maggiore vicinanza all’originale. Si assume quindi A come testo base dell’edizione critica, con la possibilità di integrazione, laddove necessario, di lezioni provenienti principalmente da CE.