

I
Quando vegio rinverdire
giardino e prato e rivera,
gli auscelletti odo bradire:
udendo la primavera
fanno lor gioia e diporto,
ed io voglio pensare e dire:
canto per donar conforto
e li mal d'amor covrire,
che l'amanti pere a torto.
II
L'amor è leggiere cosa,
molt'è forte esere amato.
Chi è amato ed ama in posa
lo mondo à dal suo lato.
Le donne n'ànno pietanza
chi per lor patisce pene;
sed è nullo c'aggia amanza,
lo suo core in gioi mantene,
tutor vive in allegranza.
III
In gioi vive tutavia;
al cor sento ond'io mi doglio,
madonna, per gelosia;
'l pensamento mi fa orgoglio.
Amor non vol vengiamento,
ma vuol esser sofritore
di servire a piacimento
quello che 'ntende amore,
si conviene a compimento.
IV
Vostra sia la 'ncomincianza,
chè m'invitaste d'amore,
non guataste in fallanza,
ché comprendeste il mio core.
Donna, per vostra 'noranza
sicurastemi la vita,
donastemi per amanza
una treccia d'auro ponita:
io la porto a membranza.