Lirica Medievale Romanza
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J'ai une dame enamee

Repertori; Linker 52,3; RS 509; MW 1263-7 (2308)
Mss: a 98r
Edizioni: Goffin 1999
Schema metrico:  7' 7 , 7' 7  ;  7 7' , 7  7'
Schema rimico:    a  b   a  b     c  d   c  d
Musica: Tischler 295
Attribuzione: Cuvelier d'Arras

 

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Testo e traduzione

Testo Traduzione
I I
J'ai une dame enamée.
Dix doint que me voelle amer,
si k'ele n'en soit blasmée
ne c'on ne l'en puist blasmer.
D'amoureuse seignourie
seroit bien aseignouris 
mes cuers, dont bien l'a saisie
l'amour dont je sui saisis.
Mi sono innamorato di una dama.
Dio conceda che ella mi voglia amare,
ma in modo che non susciti scandalo
né che alcuno possa biasimarla.
Da amorosa signora
sarebbe felicemente dominato
il mio cuore, di cui ben l'ha resa proprietaria
l'amore da cui sono preso.
II II
Si tost con l'oi esgardée
sui soupris par esgarder
dont ele s'est bien gardée,
mais jou ne m'en seu garder:
ains fu d'amour enaprie
mes cuers si tost enapris, 
que pour estre en sa partie
se fu lues de moi partis.
Appena l'ebbi vista
guardandola, ne fui sedotto
e lei si è ben difesa,
ma io non me ne seppi difendere:                    
anzi, fu da amore così irruento
il mio cuore presto rapito,
che per stare al suo fianco
subito si separò da me.
III III
A ma dame est ma pensée, 
ja n'en quier aillours penser 
pour paine k'aie endurée
ne que j'en doie endurer;   
car la plaisant maladie
dont je sui amaladis
m'est si douce et si jolie
k'en langissant sui jolis.
Alla mia dama appartiene il mio pensiero,
non voglio che mai sia diversamente,
per quanto male abbia patito
o  che debba ancora patire,
ché la piacevole malattia
della quale mi sono ammalato
mi è così dolce e così lieta,
che nel languire gioisco.
IV IV
Ains dame ne fu trouvée
ou on peust tant trouver 
de bien, c'est cose passée;
ausi puisse jou passer
de cest jor sens perdre vie 
que ja, tant com soie vis,
n'isterai de sa baillie,
comment que soie baillis.
Mai prima dama fu trovata
dove si potessero trovare tante
doti, questo è certo. 
Così possa io uscire 
da questo periodo senza perdere la vita,
che, se anche rimanessi vivo,
non uscirò dal suo dominio,
comunque venga trattato.
V V
Tres boine dame loée,
qui tous li mons doit loer,
vous deves estre noumée
bele et boine au droit noumer;
de tous biens estes garnie,
cuers de vaillance garnis.
Coument k'il me soit d'amie
tous tans serai vos amis.
Dama assai buona e degna di lode,
che tutto il mondo deve lodare,
voi dovete essere chiamata
bella e buona, a dire il vero;
siete guarnita di ogni bene,
cuore guarnito di valore. 
Qualunque cosa mi venga da amica
sempre sarà vostro amico.
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Commento

    La canzone è composta da 5 coblas unissonans di otto versi eptasillabi ciascuna, caratterizzate da perfetta simmetria  rimica e sillabica tra i pedes e le volte, con alternanza di versi femminili (dispari) e maschili (pari). La lirica si distingue per l'impiego sistematico di un particolare tipo di rima detta rim derivatiu nelle Leys d'amors, pp. 112-114, per cui cfr. infra.
   Lo schema sillabico ricorre in altri 6 componimenti del corpus trovierico, tra cui una pastorella, un virelai ed una chanson pieuse, tutte anonime; poi in un jeu-parti di Thibaut de Champagne e una canzone di Gace Brulé, ma in nessuno di questi lo schema rimico è abbinato allo stesso schema sillabico utilizzato da Cuvelier. La combinazione tra lo schema rimico e la strofe di otto versi eptasillabi è presente solo in una stanza del lai nel Roman de Fauvel, ad opera di Chaillou de Pestain, autore posteriore a Cuvelier.
   Si segnala la figura etimologica tra i rimanti dei vv. 9 ed 11 (esgardee; gardee) e tra quelli dei vv. 10-12 (esgarder; garder).
   In questa lirica l'architettura metrica ricopre senz'altro un ruolo di primo piano, essa si caratterizza infatti per l'uso sistematico del rim derivatiu che, secondo la definizione delle Leys d'Amors rielaborata da Billy, p. 14, consiste nell'associazione di due parole-rima il cui radicale è lo stesso, ma la cui desinenza oppone una terminazione femminile postonica a un morfema-zero. Questo rapporto derivazionale è alla base della nozione di D-rime, definita da Billy come una relazione data tra due rime le cui occorrenze siano correlate da almeno un rim derivatiu. Tale relazione può essere costituita da un poliptoto, ossia il mutamento flessionale di uno stesso radicale, o una figura etimologica, vale a dire il rapporto che intercorre tra parole corradicali (cfr. Inglese pp. 58 e 86). Con meno precisione, questo genere di relazione infrarimica è indicato talvolta come rima grammaticale. 

***
La struttura della lirica genera un andamento cadenzato e regolare, con enfasi a fine verso, molto vicino a quello di una filastrocca,
  La scelta dei contenuti, più che altrove, è subordinata all'architettura metrica; d'altra parte, all'altezza cronologica in cui opera Cuvelier, i poeti d'Oїl dispongono di un repertorio tematico e lessicale ben consolidato cui attingere e, in questa  lirica, le espressioni fisse e i motivi stereotipi sono integrati in una rete in cui l'uno richiama l'altro ed in cui ogni topos implica potenzialmente tutti gli altri. Ne consegue che, nell'esiguo spazio di una canzone di cinque stanze, il troviero può trattare molti temi salienti dell'amor cortese, conservando ampio margine di manovra sul fronte metrico e rimico. proprio grazie alla disponibilità di un repertorio di formule fisse ma modulabili, scomponibili e ricomponibili a seconda delle esigenze. 
   Nei pedes della prima strofe sono concentrate le topiche della richiesta d'amore (v. 2) e quella dell'attenzione alla reputazione della dama (vv. 3-4) mentre, nelle volte, il motivo del cuore separato dal corpo è trattato attraverso il lessico metaforico del mondo feudale.
  Il topos dell'amore che passa dagli occhi e quello del cuore personificato occupano rispettivamente i piedi e le volte della seconda strofe. 
   Nella strofe III il motivo dell'amore come malattia è sviluppato attraverso la figura dell'antitesi, che, nella tradizione trovierica, gli è quasi consustanziale.
  Nella penultima stanza la figura della dama è tratteggiata attraverso un breve commento panegiristico, secondo i cliché più consumati della tradizione. Nella seconda parte della strofe il troviero, attraverso un'espressione ottativa che costituisce l'apice patetico della canzone, si augura di riuscire ad affrontare  il suo stato d'animo penoso senza morirne, poiché, finché rimarrà vivo, sarà in  balia dell'amata. 
   L'attitudine deferente alla figura ieratica della dama, a cui il troviero non può che anelare da lontano, lascia spazio, nell'ultima strofe, all'intonazione più confidenziale dell'apostrofe diretta; 
   Il ventaglio della lessicale della lirica è, nel complesso, saldamente ancorato alla retorica imposta dal genere e, nella fattiscpecie, dall'ambiente arragese della seconda metà del '200; le concordanze intertestuali più significative si sono rivelate, come per altre liriche, non tanto grazie ai termini in risalto, come le parole-rima, o comunque le parole piene, quanto a locuzioni parentetiche o moduli sintattici.
 
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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE a

Vedi il manoscritto du DigiVatLib [1]
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Riproduzione fotografica

[c. 98r]

[c. 98v]

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Edizione diplomatica

[c. 98rA]

Iai une dame enamee dix
doint q(ue)me uoelle amer. si 
kele nen soit blasmee ne
con ne len puist blasmer da
moureuse seignourie seroit
bien aseignouris mes cuers
 

[c. 98rB]

dont bien la saisie lamour
dont jesui saisis
S i tost con loi es gardee sui 
soupris par esgarder dont
ele sest bien gardee mais jou 
ne men seu garder ains fuda
mour enaprie mes cuers sitost
enapris q(ue) pour estre ensa par 
tie se fu lues demoi partis
A madame est ma pensee ja
nen q(ui)er aillours penser pour 
paine kaie enduree ne q(ue)jen 
doie endurer car laplaisant
maladie dont jesui amaladis
mest sidouce (et) si jolie kenlan
gissant sui jolis
A ins dame nefu trouuee
ouon peust tant trouuer de 
bien cest cose passee ausi
puisse jou passer decest jor
sens perdre uie q(ue)ja tant (com)
soie uis nisterai desa baillie
(com)ment q(ue)soie baillis 
T res boine dame loee q(ui)tous 
li mons doit loer uous deues 
estre noumee bele (et) boine au
droit noumer detous biens

[c. 98v]

              .Cuueliers.
estes garnie cuers de uaillance 
garnis coument kil me soit
damie toustans serai uosamis
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Edizione diplomatico-interpretativa

 
Iai une dame enamee dix
doint q(ue)me uoelle amer. si 
kele nen soit blasmee ne
con ne len puist blasmer da
moureuse seignourie seroit
bien aseignouris mes cuers
dont bien la saisie lamour
dont jesui saisis
J'ai une dame enamée.                         
Dix doint que me voelle amer,
si k'ele n'en soit blasmée
ne c'on ne l'en puist blasmer.
D'amoureuse seignourie                       
seroit bien aseignouris 
mes cuers, dont bien l'a saisie      
l'amour dont je sui saisis.
II
Si tost con loi es gardee sui 
soupris par esgarder dont
ele sest bien gardee mais jou 
ne men seu garder ains fuda
mour enaprie mes cuers sitost
enapris q(ue) pour estre ensa par 
tie se fu lues demoi partis
Si tost con l'oi esgardée
sui soupris par esgarder                      
dont ele s'est bien gardée,
mais jou ne m'en seu garder:
ains fu d'amour enaprie
mes cuers si tost enapris, 
que pour estre en sa partie                 
se fu lués de moi partis.
III
Amadame est ma pensee ja
nen q|er aillours penser pour 
paine kaie enduree ne q(ue)jen 
doie endurer car laplaisant
maladie dont jesui amaladis
mest sidouce (et) si jolie kenlan
gissant sui jolis
A  ma dame est ma pensée, 
ja n'en quier aillours penser 
pour paine k'aie endurée 
ne que j'en doie endurer;                     
car la plaisant maladie 
dont je sui amaladis
m'est si douce et si jolie 
k'en langissant sui jolis.
IV
Ains dame nefu trouuee
ouon peust tant trouuer de 
bien cest cose passee ausi
puisse jou passer decest jor
sens perdre uie q(ue)ja tant (com)
soie uis nisterai desa baillie
(com)ment q(ue)soie baillis 
Ains dame ne fu trouvée                     
ou on peüst tant trouver 
de bien, c'est cose passée;
ausi puisse jou passer
de cest jor sens perdre vie 
que ja, tant com soie vis,                      
n'isterai de sa baillie, 
comment que soie baillis.
V
Tres boine dame loee q(ui)tous 
li mons doit loer uous deues 
estre noumee bele (et) boine au
droit noumer detous biens
estes garnie cuers de uaillance 
garnis coument kil me soit
damie toustans serai uosamis
Tres boine dame loée,
qui tous li mons doit loer, 
vous devés estre noumée                   
bele et boine au droit noumer;
de tous biens estes garnie, 
cuers de vaillance garnis. 
Coument k'il me soit d'amie
tous tans serai vos amis.           
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