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Umile core e fino e amoroso

Repertorio: RMS: 289:1
Manoscritti: Vaticano latino 3793, c. 12v (V);
                   Banco rari 217, cc. 8r-v (P)
Metrica: a11  b11  c7,  a11  b11  c7;  d11  e11,  d11  e11. Canzone di quattro stanze singulars di dieci versi, endecasillabi e settenari. Collegamento capfinit tra III-IV.
Edizione: D'Ancona-Comparetti 1875-1888 I, p. 133; Gaspary 1882, p. 36; Guerrieri Crocetti 1947, p. 313; Lazzeri 1950, p. 503; Monaci-Arese 1955, p. 90; Panvini 1957-1958, p. 87; Panvini 1962-1964, p. 150; Salinari 1968, p. 79; CLPIO, p. 230; Panvini 1994, p. 216; Fratta 2008, pp. 408-418.
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Collazione

I 
1
P Umile core   fino e amoroso
V Umile core e fino e amoroso

 
2   
P già fa lunga stasione c’ ò portato
V già fa lungia stagione c’ ò portato

 
3
P lungiamente ad amore:
V buonamente a l’ amore,

 
4
P di lei avançare adesso fui pensoso
V di llei avanzare adesso fui penzoso

 
5
P otra podere,  s’ eo n’ era afanato
V oltre podere, in fino ch’ era afanato

 
6
P no n'è sençadolore:
V no ‘nde sentia dolore:

 
7
P pertanto non da lei partia coragio
V pertanto non da·llei partia coragio

 
8
P nè mancava lo fin piacimento
V nè mancav’ a lo fino piacimento,

 
9
P fin k’ io non vidi  in ella folle usagio,
V mentre non vidi in ella folle usagio

 
10
P lo qual l’ avea cangiato lo talento.
V lo qua’ le avea cangiato lo talento.

 
II  
 
11                                        
P Ben  m’ averia per servidore avuto,
V Bene m’ averia per servidore avuto

 
12
P se non fosse di fraude adornata,
V se nom fosse di frode adornata,

 
13
P di quello gran dolçore
V perchè lo grand dolzore

 
14
P or lo gran bene ke m’ è stato rifiuto;
V e la gran gioia che m’ è stata i’ la rifiuto;  
           +2
15
P giamai gioi ke da lei mi fosse data
V Ormai gioia che per lei mi fosse data

 
16
P non m’ averia sapore.
V non m’ averia favore,

 
17
P <….> diparto tucta mia intendança
V però ne portto tuta mia speranza

 
18
P ke l’ à partuuda honore                                   -2
V ch’ ella parta del presgio e del valore,

 
19
P ke me non pote avere altra ’ntendança,
V che mi fa uopo d’ avere altra ’ntendanza,

 
20
P land’ eo aquisti ciò k’ eo perdei d’ amore.
V ond’ io aquisti ciò che perdei d’ amore.                   -1

 
III 
 
21
P Se da·llei parto e inn’ altra intendo,
V Però se n’ altra intendo da ella partto,                   +2

 
22
P no le par grave né sape d’ oltragio,
V no le sia greve e nol le sia oltragio,

 
23
P tant’ è di vano affare;
V tant’ è di vano affare;

 
24
P ma io mi credo valore e savere tanto
V ma bene credo savere e valere tanto

 
25
P s’ eo la solea avançare, d’ appanagio
V poi la solglio avanzare, ca danagio

 
26
P le saverea tractare.
V le saveria contare.

 
27
P Ma no mi piace d'esso quello dire
V Se non fosse nella qual eo

 
28
P k'eo ne fosse tenutomesdicente,
V dire tanto misdiciente,                                   -2

 
29
P k’ asai val meglo ki si po partire
V c’ assai val melglio chi si sa partire

 
30
P dal reo signor e allungiare bonamente.
V da reo sengnor e alungiare buonamente.

 
IV
 
31
P Hom che si part’ e alunga fa savere
V Omo che si part’ e alunga fa savere

 
32
P da loco ove dev’ essere affanato
V da loco ove possa essere affanato,

 
33
P e tracta suo pensero;
V e tra’ ne suo pensero;

 
34
P ed eo mi parto e tragone volere,
V ed io mi parto e tragone volere

 
35
P e doglomi del tempo trapassato        
V e dolglio   de lo temppo trapossato  

 
36
P ke m’ è stato fallero;
V che m’ è stato fallire;

 
37
P Ma non docto, k’ a tal signoria                           -1
V ma no no mi spero, c’ a tale sengnora                     +1

 
38
P mi son donato ka bon guidardone
V son servato, che buono guiderdone

 

39
P mi donerà per ciò ke no mostra
V averagio, ch perzò che no obria

 
40
P lo bon servente tran sua stasione.
V lo bene servent’ e merita a stagione.
 
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Edizioni

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Fratta 2008

I
 

Umile core e fino e amoroso
già fa lungia stagione ch'ò portato
buonamente ad Amore:
di lei avanzare adesso fui penzoso
oltre poder, e infin ch’era afanato
no ‘nde sentia dolore:
pertanto non da·llei partia coraggio
né mancav'a lo fino piacimento
mentre non vidi in ella folle usaggio,
lo qua’ le avea cangiato lo talento.
 
II
 
Ben m'averia per servidore avuto
se non fosse di frode adonata,
per che lo gran dolzore
e la gran gioi che m'è stata rifiuto;
ormai gioi che per lei mi fosse data
non m'averia sapore.
Però ne parto tutta mia speranza
ch'ella partì del pregio e del valore,
che mi fa uopo d’avere altra 'ntendanza
ond'io aquisti ciò che perdei d'amore.
 
III
 
Però se da·llei parto e inn-altra intendo,
no le par grave né sape d'oltraggio,
tant'è di vano affare;
ma ben credo savere e valer tanto
poi la soglio avanzare, ca danaggio
le saveria contare.
Ma no mi piace d'essa quello dire,
ch'eo ne fosse tenuto mesdicente,
c'assai val meglio chi si sa partire
da reo segnor e alungiar bonamente.
 
IV
 
Om che si part'e alunga fa savere
da loco ove possa essere affanato
e tra’ne suo pensero;
ed io mi parto e tragone volere
e doglio de lo tempo trapassato
che m'è stato fallero;
ma non m’inspero, c'a tal signoria
son servato, che buono guidernone
averaggio, perzò che no obria
lo ben servent'e merita a stagione.
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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE P

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Edizione diplomatica

[c.8r-v]

 

     Umile core fino eamoroso: gia fa
     Lunga stasione: co portato lun
     giamente adamore di lei ava(n)ça(r)e.
     adesso fui pensoso otra podere
     seo nera afanato: none sença do
     lore: p(er)ta(n)to no(n) dalei partia coragio.
     ne mancaua lofin piacim(en)to.
     fin kio no(n) uidi  in ella folle usa
     gio loqual lauea cangiato lo tal(en)
                                                     to.


     Ben maueria p(er) seruidore auuto.
     seno(n) fosse di fraude adornata. di
     quello grandolçore.
     Or logran bene ke me stato rifiuto: giamai gioi ke di lei no fosse.
     data no(n) maueria sapore: <….>diparto tucta mia intendança.
     ke la partuu da honore ke me no(n) pote aue(re) altrantendança: lan
     deo aquisti cio keo p(er)dei damore.

 

Se dallei parto e unnaltra intendo: nole par graue ne sape doltra
gio: tante diuano affare.
Ma io mi credo ualore esauere tanto: seo la solea avançare: dap(pa)
nagio le sauerea tractare.
Ma no mi piace desso quello dire: keo ne fosse tenuto mesdice(n)

 

te: ka sai ual meglo ki si po partire dal reo signore allu(n)gia(re) bonam(en)te.
hom che si parte alunga fa sau(er)e: da loco oue deuessere affanato: e
tracta suo pensero.
edeo mi parto etragone vole(re): edoglomi del tempo trapassato: ke
me stato fallero.
Ma no(n) docto  ka tal signora: mi son donato ka bon guidardone
mi donera p(er)cio ke no mostra lo bon seruente tran sua stasione.

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Edizione diplomatico-interpretativa

  I
Umile core fino eamoroso: gia fa
Lunga stasione: co portato lun
giamente adamore di lei ava(n)ça(r)e.
adesso fui pensoso otra podere
seo nera afanato: none sença do
lore: p(er)ta(n)to no(n) dalei partia coragio.
ne mancaua lofin piacim(en)to.
fin kio no(n) uidi  in ella folle usa
gio loqual lauea cangiato lo tal(en)
                                                     to.
 
Umile core fino e amoroso
già fa lunga stasione c’ ò portato
lungiamente ad amore:
di lei avançare adesso fui pensoso
otra podere, s’ eo n’ era afanato
no n’ è sença dolore:
pertanto non da lei partia coragio
nè mancava lo fin piacimento
fin k’ io non vidi  in ella folle usagio,
lo qual l’ avea cangiato lo talento.

 

  II
Ben maueria p(er) seruidore auuto.
seno(n) fosse di fraude adornata. di
quello grandolçore.
Or logran bene ke me stato rifiuto: giamai gioi ke di lei no fosse.
data no(n) maueria sapore: <….>diparto tucta mia intendança.
ke la partuu da honore ke me no(n) pote aue(re) altrantendança: lan
deo aquisti cio keo p(er)dei damore.
 
Ben m’ averia per servidore avuto,
se non fosse di fraude adornata,
di quello gran dolçore
or lo gran bene ke m’ è stato rifiuto;
giamai gioi ke da lei mi fosse data
non m’ averia sapore.
<….> diparto tucta mia intendança
ke l’ à partuuda honore
ke me non pote avere altra ’ntendança,
land’ eo aquisti ciò k’ eo perdei d’ amore.

 

  III
Se dallei parto e unnaltra intendo: nole par graue ne sape doltra
gio: tante diuano affare.
Ma io mi credo ualore esauere tanto: seo la solea avançare: dap(pa)
nagio le sauerea tractare.
Ma no mi piace desso quello dire: keo ne fosse tenuto mesdice(n)
te: ka sai ual meglo ki si po partire dal reo signore allu(n)gia(re) bonam(en)te.
 
Se da·llei parto e inn’ altra intendo,
no le par grave né sape d’ oltragio,
tant’ è di vano affare;
ma io mi credo valore e savere tanto
s’ eo la solea avançare, d’ appanagio
le saverea tractare.
Ma no mi piace d’ esso quello dire,
k’ eo ne fosse tenuto mesdicente,
k’ asai val meglo ki si po partire
dal reo signore allungiare bonamente.
 
  IV
hom che si parte alunga fa sau(er)e: da loco oue deuessere affanato: e
tracta suo pensero.
edeo mi parto etragone vole(re): edoglomi del tempo trapassato: ke
me stato fallero.
Ma no(n) docto  ka tal signora: mi son donato ka bon guidardone
mi donera p(er)cio ke no mostra lo bon seruente tran sua stasione.
 
Hom che si part’ e alunga fa savere
da loco ove dev’ essere affanato
e tracta suo pensero;
ed eo mi parto e tragone volere,
e doglomi del tempo trapassato
ke m’ è stato fallero;
Ma non docto, ka tal signoria
mi son donato ka bon guidardone
mi donerà per ciò ke no mostra
lo bon servente tran sua stasione.
 
 

 

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Riproduzione fotografica

[c. 8r-v]

 
 
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CANZONIERE V

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Edizione diplomatica

[c.12v]

 

         .xlv.                       Mess(er) Jacopo mostacci
U  mile core efino eamoroso. giafa lungia stagione. coportato buona mente
alamore. dillei auanzare adesso fui penzoso. oltre podere jnfino chera afa
nato. nonde sentia dolore. p(er) tanto non dallei partia coragio. nemanca
ua lofino piacimento. mentre nonuidi inella folle usagio. loquale auea
cangiato lotalento.


B  ene maueria p(er) seruidore auuto. senomfosse difrode adornata. p(er) che logrand
dolzore. elagrangioia chemestata ilarifiuto. ormai gioia chep(er)lei mifosse data.
nonmaueria fauore. pero nepartto tuta miasperanza. chella parta delpresgio
edelualore. chemifa uopo dauere altrantendanza. ondio aquisti cio che p(er)dei da
more.

 

P  ero senaltra jntendo daella partto. nolesiagreue enollesia oltragio. tante di
uano affare. mabene credo sauere eualere tanto. poi lasolglio auanzare cada
nagio. lesaueria contare. Senonfosse nella qualeo. dire tanto misdiciente. cassai
ualmelglio chisisa partire dareo. sengnore alungiare buona mente.


O  mo chesi parte alunga fasauere. diloco oue possa essere affanato. etrane suo pense
ro. edio miparto etragone uolere. edolglio delo temppo tra possato. cheme stato
fallire. manonomispero catale sengnora. sonseruato chebuono guiderdone. auera
gio ch p(er)zo chenobria. lobene seruente merita astagione.

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Edizione diplomatico-interpretativa

.xlv.                       Mess(er) Jacopo mostacci
 
 
  I
U  mile core efino eamoroso. giafa lungia stagione. coportato buona mente
alamore. dillei auanzare adesso fui penzoso. oltre podere jnfino chera afa
nato. nonde sentia dolore. p(er) tanto non dallei partia coragio. nemanca
ua lofino piacimento. mentre nonuidi inella folle usagio. loquale auea
cangiato lotalento.
 

Umile core e fino e amoroso
già fa lungia stagione c’ ò portato
buonamente a l’ amore,
di llei avanzare adesso fui penzoso
oltre podere, in fino ch’ era afanato
no ‘nde sentia dolore:
pertanto non da·llei partia coragio
nè mancav’ a lo fino piacimento,
mentre non vidi in ella folle usagio
lo qua’ le avea cangiato lo talento.
 

 

II

B  ene maueria p(er) seruidore auuto. senomfosse difrode adornata. p(er) che logrand
dolzore. elagrangioia chemestata ilarifiuto. ormai gioia chep(er)lei mifosse data.
nonmaueria fauore. pero nepartto tuta miasperanza. chella parta delpresgio
edelualore. chemifa uopo dauere altrantendanza. ondio aquisti cio che p(er)dei da
more.

Bene m’ averia per servidore avuto
se nom fosse di frode adornata,
perchè lo grand dolzore
e la gran gioia che m’ è stata i’ la rifiuto;
Ormai gioia che per lei mi fosse data
non m’ averia favore,
però ne portto tuta mia speranza
ch’ ella parta del presgio e del valore,
che mi fa uopo d’ avere altra ’ntendanza,
ond’ io aquisti ciò che perdei d’ amore.
 

 

III

P  ero senaltra jntendo daella partto. nolesiagreue enollesia oltragio. tante di
uano affare. mabene credo sauere eualere tanto. poi lasolglio auanzare cada
nagio. lesaueria contare. Senonfosse nella qualeo. dire tanto misdiciente. cassai
ualmelglio chisisa partire dareo. sengnore alungiare buona mente.

Però se n’ altra intendo da ella partto,
no le sia greve e nol le sia oltragio,
tant’ è di vano affare;
ma bene credo savere e valere tanto
poi la solglio avanzare, ca danagio
le saveria contare.
Se non fosse nella qual eo
dire tanto misdiciente,
c’ assai val melglio chi si sa partire da reo
sengnor e alungiare buonamente.
 

 

IV

O  mo chesi parte alunga fasauere. diloco oue possa essere affanato. etrane suo pense
ro. edio miparto etragone uolere. edolglio delo temppo tra possato. cheme stato
fallire. manonomispero catale sengnora. sonseruato chebuono guiderdone. auera
gio ch p(er)zo chenobria. lobene seruente merita astagione.

 

Omo che si part’ e alunga fa savere
di loco ove possa essere affanato,
e tra’ ne suo pensero;
ed io mi parto e tragone volere
e dolglio de lo temppo trapossato
che m’ è stato fallire;
ma no no mi spero, c’ a tale sengnora
son servato, che buono guiderdone
averagio, ch perzò che no obria
lo bene servent’ e merita a stagione.

 

   
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Riproduzione fotografica

[c. 12v]

 
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