O cari frati miei, con malamente
bendata hane la mente
nostro peccato e tolto hane ragione!
E certo apresso ciò per gran neiente
nond'apella om giomente,
chè d'omo non avem più che fazone.
Che se descrezione,
arbitro, poder, cor, senno e vertute
noi fue dato in salute,
a nostra dannazion lo convertemo;
chè tutto adessa avemo
fatta descrezion, malvagio ingegno,
arbitro, servo di peccato tutto,
defensore e sostegno
e campion di disragion, podere,
cor che contra piacere
ha tutte cose oneste e graziose
ed ha per dilettose
quelle tutte che legge e Dio disdegna,
e saver che disensegna
dritto, Dio, e malvagità n'aprende,
vertò, ch'ogne vertù pena dar sotto
e vizi cria e in poder li stende.
Demonio a Dio e corpo ad alma avemo
e lo secol tenemo
patria propia, somma, eternale.
E ciò è, lassi!, unde bendati semo,
per che ciascuno remo
tenem, vogando quanto potem ver male.
Or chi è ora leale,
chi fedel, chi benigno, chi cortese
non m'è certo palese;
ma chi è malvagio e chi galeadore
e chi per disamore
e per malvagità e falseza ingegna
amico o frate, veggione a comuno.
E quel per maggior regna
e maggiormente orrato e pro è fatto,
che mei sa di baratto,
treccando e galeando ad ogne mano;
e se soave e piano
umile Dio temendo alcun se trova
che non baratto mova,
misero, vile, codardo è tenuto;
per che d'offender lui vago è catuno,
e soi vicin tutti peten trebuto.
Ma non galea alcun tanto, nè mira,
nè davante se tira,
non segualo penser noia ed affanno:
soperbia, cupidezza, invidia e ira
tanto no volle e gira,
che nostre menti poso alcun non hanno.
Vergogna porta e danno
e travaglio vi ha più chi più ci tene,
e mal vi ha più che bene
chi più ci ha di piacere e men di noia;
ch'onne mondana gioia,
tarda, corta, leggera, è de nòi mesta;
la fine, u' pende tutto, è sola doglia.
Ma noia è sempre presta,
lunga, grave, esol ha fine a morte!
Ov'è solazo in corte,
u' poso in zambra, u' loco, u' condizione,
ove, quando stagione,
dove puro piacer paresse un punto?
Legno quasi disgiunto
è nostro core in mar d'ogne tempesta,
ove pur fugge porto e chere scoglia,
e di correr ver morte ora non resta.
O struggitor di noi, se qui è gravezza,
ov'è donqua allegrezza?
Forse 'n inferno, ove corremo a prova?
E siem più stolti ch'apellam stoltezza,
se de tanta mattezza
alcun si parte, poi verità ritrova;
e mirabile e nova
cosa tenem no chi mal fa, ma bene;
ed entra gli altri mene
biasmato e crociato avete, poi
Dio mi partì da voi;
e dove più d'onor degno m'ha fatto
esso meo car Segnor, la sua merzede,
più me biasmate matto,
dicendo pertenevame gaudere,
poi tempo, agio, podere
e bella donna e piacentera avia;
e ch'è grande villia
e fera crudeltà disnaturata,
la qual non fu trovata
in fera alcuna, und'om parlasse mai,
ch'abandoni figliuol che picciol vede,
com'io tre picciolelli abandonai.
Or come potev'io, matti, gaudere
ov'è gran despiacere?
Oltra ch'io dissi: Chi meglio adimora?
Non tempo, non loco, non podere,
nèmia donna in piacere
mi fue giorno già mai tanto quanto ota,
ch'onne soperchia cura,
unde non posa voi corpo nè core,
mi tolle el meo segnore.
Und'eo mi gaudo quasi; e se per questo
eternal vita acquisto,
sì gran mercato mai non fue veduto.
Ben agia chi noi pria chiamò gaudentu,
ch'ogn'omo a Dio renduto
lo più diritto nome è lui gaudente;
chè qual più aspramente religione porta, ha più dolzore
d'ogne mondan segnore,
s'è di spirito bon, chè contra voglia
ogni dolcezza è doglia.
Non io, ma voi donqu'ai figliuoli spietosi,
procacciandoi languire infra i languenti,
ed eo li mei gaudere infra i gaudiosi!
Ora s'eo fosse a mia guisa segnore
d'ogne terren riccore,
giovane sempre e deretano in vita,
edalbergasse solo nel meo core
tutto mondan dolzore,
e ogne noia da me fosse partita
come cosa fallita,
e fosser fatte a lo piacer meo fine
figlie e moglier reine
e tutti re i figliuoi, sì mi seria
oltra pensier mattia
non tutto abandonar ciò, Dio seguendo;
chè, solo, in gran diserto, ognunque pena
per lo meo Dio soffrendo,
vale meglio. Non tale bene vale
quanto ben ver ver male?
Primo: ben temporal valmen che neente,
ver ben che non dismente;
secondo: ben terreno è fastidioso
ver ben divin gioioso;
terzo: ben ch'ha mal fine è di mal peggio,
e mal che tolle peggio e ben ch'a meglio mena,
sommo, eternal ben chiamar lo deggio.
O caro segnor meo e dibonare,
como m'osa blasmare
alcun, se m'ho donato te seguire?
Tanto m'hai fatto e fai e mi dei fare,
nol porea meritare,
se mi seguisse ogn'omo in te servire.
O che mert'ho, bel sire,
che, pria che'l mondo formassi, m'amasti?
ed apresso creasti
non fera già,ma omo razionale;
e non di popol tale,
che non conosca te, ma di tua gente.
Creato m'allevasti ed allevato
fuite contra a presente:
tu corpo ed alma in terra e in mare spesso
mi defendesti d'esso;
chi t'è contra seguiva ed altro tutto;
e m'hai di loco brutto
e tempestoso dato agiato e santo;
faimi gioioso manto,
e parti a grado tuo de tutto rio,
e di' me coronare e far beato
edin eterno empiermi onne desio.
O vengiator di mia onta, o ventore
d'onne meo percussore,
o ver soccorso a tutti miei bisogni,
purnon de te me slogni,
ferro, foco, infermitate, affanno,
omo, fera, demonio o cosa quale
tener poreami danno?
Nulla certo: ma prod'è in te durando.
Ma io solo peccando
mi posso corpo ed alma aucider leve;
chè dove mal m'è greve
e bene rende me picciol savore,
non è che poco amore.
Languendo gauderea, como gaudea
in fede intera ed in amor corale
Lorenzo al foco ed alla croce Andrea.
Capitano d'Arezzo Tarlato,
non te mirar montato:
te smonti già, chè valle han tutti i monti,
sì come in plusor ponti
tu medesmo n'hai saggio alcuno fatto.
Ned obriar che d'ogne monte el sommo
è sempre istremo e ratto,
e che finghiosi e pien d'oncin son valli
e li plusor for calli.
Ahi, che laid'è di gran monte avallare
e nelvalle afondare:
nel valle d'ogne valle ed eternale
sentina a tutto male;
e che bell'è d'esti monti salire
in quel monte eternal d'ogne ben sommo,
e d'esta vita vil grande partire!
[c. 46rB]
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.F.G. O Cari frati mei conmala me(n) te. bendato ane lamente. n(ost)ro peccato atolto ane ra gione. Ecerto apresso cio p(er)gran neiente. non dapella ho, giome(n) te. che domo nonauem piu chefa ssione. Chese descressione. arbit ro core senno podere uertute. ne fu dato insalute. an(ost)ra dannassio(n) loconuertemo. chetutto adesso a |
[c. 46vA]
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- nemo. fatta descression maluagio ingegno. arbitro seruo dipeccato tu tto. defensore sostegno. ecanpion di disragion podere. corche contra pia cere. atutte cose oneste egrasiose. edap(er)dilettose. quelle tutte che leggie edio disdegna. sauer chedizensegna dritto dio amaluagita naprende. uer tu cogne uertu pena dar sotto. uisii cria einpoder listende. D emonio adio ecorpo adalma a uemo. elseculo tenemo. patria pro pia sonma etternale. Eccio e lasso unde bendati semo. p(er)che ciascuno remo. tenen uogando quanto pot em uer male. Orchie oraleale. chi benigno chifedel chicortese. no(n)me cierto palese. machi maluagio chi galiadore echi perdizamore. eper maluagita operfalsa ingiegna. a mico efrate uegione acomuno. equel per maggior regna. emagg iormente onrato epro efatto. chi meisa dibaratto. tricchando egha leando adogni mano. esesoaue epi ano. umile dio temendo alcu(n) setro ua. cheno(n)baratro moua. mizero uile codardo etenuto. p(er)che dofe(n) der lui uaghe chatuno. eisoi uicin tutti peton trebuto. M ano(n) galea alcun tanto nemi ra. nedauante setira. nol seguala penser noie dafanno. Sup(er)bia cupi dessa inuidia eira. tanto neuolle e gira. chen(ost)re mente posa alcun(n)o anno. Uergogna porta edanno. e |
[c. 46vB]
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- trauaglio uia piu che piu citene. em al uia piu chebene. chi piu cia dipiac ere emen dinoia. onni mondana gi oia. tarda corta leggera edenoi me sta. alafine uprende tutta sola doglia. manoia esenpre presta. lungha grau e sola fine amorte. oue solaccio incor te. oposo incianbra oloco ocondissione. quando stagione. doue puro piacer po(r) ti unsol punto. legno quazi digiunto. en(ost)ro corpo inmar dogni tenpesta. oue pur fugge porto echere scoglia. edi correr uer morte ora non resta. O struggitori di noi sequi egraue ssa. oue donque allegressa. forseni(n) ferno oue corremo aproua. Esiem piu stolti chapelliamo stoltessa. seditanta mattessa. alcun siparte poi uerita ri troua. Emirabile noua. cosa tenemo nonchimalfa mabene. eintraglialtri mene. blasmare ecruciato auete poi- dio miparti dauoi. eoue piu donor de gno mafatto. esso meo car segnor las ua mersede. piu mi biasmate matto. dicendo com pertenea meghaudere. poi tenpo agio podere. ebella do(n)na epl agientera auia. eche gran uillania. e fera crudelta disnaturata. laqual non fu trouata. infera alcuna unde parla sse hom mai. chabandonasse filii che picciuli uede. come tre picciuli mei a bandonai. O rcome poteuio matti ghaudere. oue gran dispiacere. oltra chio dissi c himeglio adimora. Non tenpo non lo co non podere. nemia donna piacere. |
[c. 47rA]
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mifui giorno giamai tanto quanto ra. Ogni soperchia cora. unde no(n) po sa uoi corpo necore. mitolle elmio sin gnore. undio mighaudo quazi esper questo. etternal uita aquisto. sigran mercato mai nonfu ueduto. benagia chinon pria chiamo ghaudenti. cognom o adio renduto. lopiu diritto nome ell ui ghaudente. che qual piu asprame(n) te aue releggione apiu dolsore. do gni mondan singnore. selue dispirito bono checontra uoglia. ogni dolcessa edoglia. mo io mauoi donquai figliu lispietosi. procacciandoi languire i(n) frai languenti. edeo limei ghaudere infraigaudosi. O rsio fusse amia guiza singnore. dogni terren riccore. giouane senpre ederetano inuita. Edalbergasse solo indelmeo core. onni mondan dolcio re. eonni noia dame fusse partita. Co me cosa fallita. efusser mefatti alpi acer mioi fine. filie mulier tutte re ine. etutti rei figliuoli simiseria. ol tra pensier mattia. non tutto aba(n)d nar cio dio seguendo. chesolo ingran dizerto ongnunque pena. p(er)lomio dio sofrendo. ual meglio non tal ben uale. quanto ben uer male. pria che ben tenporal ual men chenente. uer ben chenon dismente. segondo be(n) terren chefastidioso. uer cheldiuin gio ioso. terso ben cha mal fine edimal pe ggio. emal che tolle peggio. eben cha meglio mena. sonmo etternal ben chi amar lodeggio. |
[c. 47rB]
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O Charo singnormeo dibonaire. como moza blasmare. alcun seo m ison dato inte seguire. Tanto mai fatto efai emidei fare. nol porea m eritare. senmi seguisse ognomo inte seruire. Orchil merto belsi re. chepria elmondo formassi mama sti. capresso creasti. non fera gia ma hom rassionale. eno(n) dipopul tale. chio nonconoscea te ma ditua gie(n)te creato malleuasti. ealleuato fuite contra prezente. tu corpo ealma in terra enmare spesso. midefendesti desso. chio te contra seguia edaltro tutto. emai diloco brutto. etenpe stoso dato agiato esanto. efaimi g ioioso manto. parti agrado tuo de tutto rio. dime dicoronare efar be ato. einnetterno enpiermi onni de zio. O uengiator dimia onta ouinto re. dogni mio p(er)cussore ouer socco rso atutti miei bizogni. pur no(n) de tei mislongin. ferro foco infermi ta affanno. homo fera demonio o cosa quale. tener poreami danno. nulla cierto maprode inte duran do. maio solo peccando miposso al ma ecorpo aucider leue. chedoue male megreue. ebene rende me p(er) icciul sauore. none chepoco amo re. languendo ghauderea como g haudea. infede interra einnamor corale. lorenso alfoco ealacrece an drea. C apitano daresso terlato. no(n)ti |
[c. 47vA]
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miral montato. tesmenti gia che ualle an tutti monti.siccome inpluzor ponti. tu medesmo nai saggio alcun fatto. ne obriar che dogni monte il sonmo. esenpre istremo eratto.eche finghiosi fo(r) challi. aiche laide digran monte auallare. enel ualle afondare. n elualle dogni ualle edeternale. se(n) tina atutto male. eche belle desti uan monti saglire inquel mon te eternal dogni ben sonmo e desta uita uil grande partire. |
[c. 46r]
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[c. 47r]
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[c. 47v]
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[c. 3r]
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fra Guictone dareço. O kari frati miei con malamente bendata nelamente: nostro peccato etolto one rasione ecerto ap(re)sso certo cio p(er) gran niente: [...]dapella giam(en)te: ke dom nonauem piu ke façone ke se [...]screti one: arbitro podere core: senno uertu noi fue da[...] insalute: anostra danna sione [...] conuertemo ke tucto adesso auemo: facta discretione maluasio i(n) gegno: arbitro s(er)uo dipeccato tucto: di fensore es(er)uar esostegno: ecampio(n) didisragio: podere cor ke cont(ra) piace(r) atucte cose oneste egratiose: ea p(er) dilectose · quelle kelegie tuc te edio disdegna: esauer ke dis[........]: diricto dio emal nel ba [....] |
[c. 3v]
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prende: uertu cogne uertu pugnadar socto uitij cria einpoder liste(n)de. |
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Dem(on)io adio ecorpo edalma auemo: elo secol tenemo: patria p(ro)p(i)a somma et(er)nale. ecio elasso unde bendati siemo: p(er) ke ciascuno remo. te nen uocando quanto poten uer male: or ki eora leale: ma ki malua sio ki galiadore: eki p(er)disamore: ep(er) maluasita ep(er) falseça ingegna· amico efrate uegione acomune: equello p(er) magior regna. emagior mente orrato eprode facto: ki mei sa dibaracto: triccando egaba(n)do adogne mano: ese soaue epiano: humile dio teme(n)do alcun si troua: ke no(n) baracto moua: misero uile codardo etenuto: p(er) ke dofender lui uaghe ciascuno: esuoi uicini peteno tributo. |
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Mano(n) gola alcun tanto ne mira: ne dauanti sitira: no(n) siegua lo pensiero noia edaffanno: sup(er)bia cupideça inuidia eira: tanto no uolue egira: kenostre m(en)ti posa alcuno nonanno: uergogna porta eda(n) no: etrauagla ui a piu ki piu citene: emale uia piu ke bene: ki piu cia di piace(r) emen di noia: cogne mondana gioia: tarda corta legiera edenoi mesta lafine upende uicta esola dogla. ma noia semp(re) presta lunga graue sola infine amorte: oue solaço incorte: oue poso inça(m) bra oloco oconditione oue quando stasione: doue pur piacer porti. solo un punto: legno quasi disgiu(n)to: enostro corpo un mar dogne tempesta: oue pur cor fugie porto efugie iscagla di corre(r) uer morte ora /no(n) resta\. |
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Ostrugitor dinoi seo qui graueça: oue donqua allegreça. forse in inferno oue corremo aproua: esien piu stolti ka pellamo stolteça se ditanta matteça alcun si parte. poi uerita ritroua: emirabile enoua cosa tenemo no ki mal fa ma bene: eintraglaltri meue: blasmato e cruciato auete. poi dio mi partio dauoi: eonne piu donore degno ma facto esso meo caro signore: lasua mercede: piu mi blasmate matto dicendo le portaua me gaude(r): poi tempo asio podere: ebella donna epiacentiera auea: egran uillania efera crudelta disnaturata: laqual no(n) fue pensata infera alcuna: undomo parlasse mai ka ba(n) |
[c. 4r]
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doni figlioli ke picioli uede: ko mio tre picioli mei nabandonai. |
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Or come puoteui omatti gaude(r): oue gran dispiace(r): oltra kio dissi ki meglo adimora: no(n) tempo no(n) loco no(n) podere: ne mia donna in piace(r). mi fue giorno giamai tanto qua(n)to ora: onne sop(er)chia cura: un(de) non posa auoi corpo ne core: mi tolle ilmio signore undio mi gaudo quasi eseo p(er)questo et(er)nal uita aquisto si gran mercato mai no(n) fue ueduto: benagia ki noi p(ri)ma kiamo gaudenti cognomo adio renduto: lo piu diricto nome elui gaudente: ke qual piu aspramente: aue religione apiu dolçore: dogne mondan signore: selue dispirito bono ke contra uogla: ogne dolceça edogla: no nio mauoi donqua figliuoli ispietosi p(ro)caciandoi languire enfralanguenti: eeo limei gaude(r) frai gaudiosi. |
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Orseo fosse amia guisa signore: dogne terre(n) riccore: giouane sempre ede redano inuita: ealbergasse solo nel mio core: tucto mondan dolçore. eogna noi dime fosse partita: come cosa fallita: efossermi facti apiace(r) mio figle mogler tucte reine etucti re figliuoli simiserebbe oltra penser mattia no(n) tucto abandonare cio dio seguendo: ke solo ingran dis(er)to ognu(n)q(ue) pena desto mondo soffrendo: p(er) lo mio dio ual meglo: no(n) tal ben uale: quanto ben uer male: pria ben temporale ual men ke neente: uer ben che no(n) dismente: secondo ben t(er)reno ke fastidioso: uerben diui(n) gioioso esa ben ka malfine edimal p(er)sio: emal ka pegio tolle. eben ka meglo torna mena: sommo einet(er)nale bene kiamare lodegio. |
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O karo signore meo edi bonare orcomosa blasmare. alcun sio mison dato inte seguire. tanto mai facto efai emidei fare: nol poria merita re: semi seguisse ognomo inte seguire s(er)uire: orqualmerto bel sire: ke pria kel mondo formasti mamasti: apresso creasti: no(n) fera gia ma ho(m) rationale: eno(n) di popol tale: chio no(n) cognosca te ma ditua ge(n)te: creato mi leuasti: ealleuato fuite contra presente: etu corpo ealma intra unmare spesso mi defendesti desso: kio te c(ontro) seguiua ealtro tuc to: emai di loco bructo: atei inposto dato asciato esanto efaimi gioio |
[c. 4v]
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so manto: Ouengiadore dimia onta ouengiadore dogne meo p(er)cussore: ouer secorso atucti limiei bisogni: pur no(n) dite mislogni ferro fuoco infer mitade afanno omo fera: demonio cosa quale tener potemi danno: nulla c(er)to ma prode inte durando: ma io solo peccando mi posso cor po ealma ecore aucider leve: ke doue ilmalme greue: ebene rende me piciol sauore: none ke pocho amore: lauguendo gauderia come gaudea infede intera einnamor corale: lorenço alfoco ealacroce andrea. |
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Capitano dareço tarlato: no(n) timirar montato: tism(on)ti gia ke ualle atutti monti: si comeiplusor ponti: etu medesmo nai sagio alcu(n) fo(c)o ne dobriar ke dogne monte elsommo istremo eracto: eke figliosi epie(n) duncini sonualli: elliplusor forcalli: aike laide digran mo(n)ti aualla(r)e: afondare nel ualle dogne ualle et(er)nale: sentina attutto male: che belle desti monti sallire: inquel monte et(er)nale dogne ben sommo desta uita uile grande fa partire. fra Guictone dareço. |
I |
fra Guictone dareço. O kari frati miei con malamente bendata nelamente: nostro peccato etolto one rasione ecerto ap(re)sso certo cio p(er) gran niente: [...]dapella giam(en)te: ke dom nonauem piu ke façone ke se [..]screti one: arbitro podere core: senno uertu noi fue da[..] insalute: anostra danna sione [...] conuertemo ke tucto adesso auemo: facta discretione maluasio i(n) gegno: arbitro s(er)uo dipeccato tucto: di fensore es(er)uar esostegno: ecampio(n) didisragio: podere cor ke cont(ra) piace(r) atucte cose oneste egratiose: ea p(er) dilectose · quelle kelegie tuc te edio disdegna: esauer ke dis[........]: diricto dio emal nel ba [....] prende: uertu cogne uertu pugnadar socto uitij cria einpoder liste(n)de. |
fra Guictone d'Arezo. O kari frati miei con malamente bendata ne la mente nostro peccato e tolto one rasione e certo apresso certo ciò per gran niente [...]d'apella già mente ke d'om non avem più ke fazone ke se [..]scretione arbitro podere core senno vertù noi fue da[..] in salute a nostra dannasione [...] convertemo ke tucto adesso avemo facta discretione malvasio ingegno arbitro servo di peccato tucto difensore e servar e sostegno e campion di disragio podere cor ke contra piacer a tucte cose oneste e gratiose e a per dilectose quelle ke legie tucte e Dio e mal nel ba [....] prende vertù c'ogne vertù pugna dar socto vitii cria e in poder li stende. |
II |
Dem(on)io adio ecorpo edalma auemo: elo secol tenemo: patria p(ro)p(i)a somma et(er)nale. ecio elasso unde bendati siemo: p(er) ke ciascuno remo. te nen uocando quanto poten uer male: or ki eora leale: ma ki malua sio ki galiadore: eki p(er)disamore: ep(er) maluasita ep(er) falseça ingegna· amico efrate uegione acomune: equello p(er) magior regna. emagior mente orrato eprode facto: ki mei sa dibaracto: triccando egaba(n)do adogne mano: ese soaue epiano: humile dio teme(n)do alcun si troua: ke no(n) baracto moua: misero uile codardo etenuto: p(er) ke dofender lui uaghe ciascuno: esuoi uicini peteno tributo. |
Demonio a Dio e corpo ed alma avemo e lo secol tenemo patria propia somma eternale e ciò e lasso unde bendati siemo perkè ciascuno remo tenen vocando quanto poten ver male or ki è ora leale ma ki malvasio ki galiadore e ki per disamore e per malvasità e per falseza ingegna amico e frate vegione a comune e quello per magior regna e magiormente orrato e prode facto ki mei sa di baracto triccando e gabando ad ogne mano e se soave e piano humile Dio temendo alcun si trova ke non baracto mova misero vile codardo e tenuto perkè d'ofender lui vaghe ciascuno e suoi vicini peteno tributo. |
III |
Mano(n) gola alcun tanto ne mira: ne dauanti sitira: no(n) siegua lo pensiero noia edaffanno: sup(er)bia cupideça inuidia eira: tanto no uolue egira: kenostre m(en)ti posa alcuno nonanno: uergogna porta eda(n) no: etrauagla ui a piu ki piu citene: emale uia piu ke bene: ki piu cia di piace(r) emen di noia: cogne mondana gioia: tarda corta legiera edenoi mesta lafine upende uicta esola dogla. ma noia semp(re) presta lunga graue sola infine amorte: oue solaço incorte: oue poso inça(m) bra oloco oconditione oue quando stasione: doue pur piacer porti. solo un punto: legno quasi disgiu(n)to: enostro corpo un mar dogne tempesta: oue pur cor fugie porto efugie iscagla di corre(r) uer morte ora /no(n) resta\. |
Ma non gola alcun tanto nè mira nè davanti si tira non siegua lo pensiero noia ed affanno superbia cupideza invidia e ira tanto no volve e gira ke nostre menti posa alcuno non anno vergogna porta ed anno e travagla vi a più ki più ci tene e male vi a più ke bene ki più ci a di piacer e men di noia c'ogne mondana gioia tarda corta legiera è de noi mesta la fine u' pende victa e sola dogla ma noia sempre presta lunga grave sol a in fine a morte ov'è solazo in corte ove poso in zambra o loco o conditione ove quando stasione dove pur piacer porti solo un punto legno quasi disgiunto e nostro corpo un mar d'ogne tempesta ove pur cor fugie porto e fugie iscagla di correr ver morte ora non resta. |
IV |
Ostrugitor dinoi seo qui graueça: oue donqua allegreça. forse in inferno oue corremo aproua: esien piu stolti ka pellamo stolteça se ditanta matteça alcun si parte. poi uerita ritroua: emirabile enoua cosa tenemo no ki mal fa ma bene: eintraglaltri meue: blasmato e cruciato auete. poi dio mi partio dauoi: eonne piu donore degno ma facto esso meo caro signore: lasua mercede: piu mi blasmate matto dicendo le portaua me gaude(r): poi tempo asio podere: ebella donna epiacentiera auea: egran uillania efera crudelta disnaturata: laqual no(n) fue pensata infera alcuna: undomo parlasse mai ka ba(n) doni figlioli ke picioli uede: ko mio tre picioli mei nabandonai. |
O strugitor di noi se o qui graveza ove donque allegreza forse in inferno ove corremo a prova e sien più stolti k'apellamo stolteza se di tanta matteza alcun si parte poi verità ritrova e mirabile e nova cosa tenemo no ki mal fa ma bene e intr'agl'altri meve blasmato e cruciato avete poi Dio mi partio da voi e onne più d'onore degno ma facto esso meo caro Signore la sua mercede più mi blasmate matto dicendo le portava me gauder poi tempo asio podere e bella donna e piacentiera avea e gran villania e fera crudeltà disnaturata la qual non fue pensata in fera alcuna und'omo parlasse mai k'abandoni figlioli ke picioli vede kom'io tre picioli mei n'abandonai. |
V |
Or come puoteui omatti gaude(r): oue gran dispiace(r): oltra kio dissi ki meglo adimora: no(n) tempo no(n) loco no(n) podere: ne mia donna in piace(r). mi fue giorno giamai tanto qua(n)to ora: onne sop(er)chia cura: un(de) non posa auoi corpo ne core: mi tolle ilmio signore undio mi gaudo quasi eseo p(er)questo et(er)nal uita aquisto si gran mercato mai no(n) fue ueduto: benagia ki noi p(ri)ma kiamo gaudenti cognomo adio renduto: lo piu diricto nome elui gaudente: ke qual piu aspramente: aue religione apiu dolçore: dogne mondan signore: selue dispirito bono ke contra uogla: ogne dolceça edogla: no nio mauoi donqua figliuoli ispietosi p(ro)caciandoi languire enfralanguenti: eeo limei gaude(r) frai gaudiosi. |
Or come puotevi o matti gauder ove gran dispiacer oltra k'io dissi ki meglo adimora non tempo non loco non podere nè mia donna in piacer mi fue giorno già mai tanto quanto ora onne soperchia cura unde non posa a voi corpo nè core mi tolle il mio signore und'io mi gaudo quasi e s'eo per questo eternal vita aquisto sì gran mercato mai non fue veduto ben agia ki noi prima kiamò gaudenti c'ogn'omo a Dio renduto lo più diricto nome e lui gaudente ke qual più aspramente ave religione a più dolzore d'ogne mondan signore s'el v'è di spirito bono ke contra vogla ogne dolceza e dogla non io ma voi donqua figliuoli ispietosi procaciandoi languire en fra languenti e eo li mei gauder fra i gaudiosi. |
VI |
Orseo fosse amia guisa signore: dogne terre(n) riccore: giouane sempre ede redano inuita: ealbergasse solo nel mio core: tucto mondan dolçore. eogna noi dime fosse partita: come cosa fallita: efossermi facti apiace(r) mio figle mogler tucte reine etucti re figliuoli simiserebbe oltra penser mattia no(n) tucto abandonare cio dio seguendo: ke solo ingran dis(er)to ognu(n)q(ue) pena desto mondo soffrendo: p(er) lo mio dio ual meglo: no(n) tal ben uale: quanto ben uer male: pria ben temporale ual men ke neente: uer ben che no(n) dismente: secondo ben t(er)reno ke fastidioso: uerben diui(n) gioioso esa ben ka malfine edimal p(er)sio: emal ka pegio tolle. eben ka meglo torna mena: sommo einet(er)nale bene kiamare lodegio. |
Or s'eo fosse a mia guisa Signore d'ogne terren riccore giovane sempre e deredano in vita e albergasse solo nel mio core tucto mondan dolzore e ogna noi di me fosse partita come cosa fallita e fosser mi facti a piacer mio figle mogler tucte reine e tucti re figliuoli si miserebbe oltra penser mattia non tucto abandonare ciò Dio seguendo ke solo in gran diserto ognunque pena d'esto mondo soffrendo per lo mio Dio val meglo non tal ben vale quanto ben ver male pria ben temporale val men ke neente ver ben che non dismente secondo ben terreno ke fastidioso ver ben divin gioioso e sa ben k'a mal fine e di mal pers'io e mal k'a pegio tolle e ben k'a meglo torna mena sommo e in eternale bene kiamare lo degio. |
VII |
O karo signore meo edi bonare orcomosa blasmare. alcun sio mison dato inte seguire. tanto mai facto efai emidei fare: nol poria menta re: semi seguisse ognomo inte seguire s(er)uire: orqualmerto bel sire: ke pria kel mondo formasti mamasti: apresso creasti: no(n) fera gia ma ho(m) rationale: eno(n) di popol tale: chio no(n) cognosca te ma ditua ge(n)te: creato mi leuasti: ealleuato fuite contra presente: etu corpo ealma intra unmare spesso mi defendesti desso: kio te c(ontro) seguiua ealtro tuc to: emai di loco bructo: atei inposto dato asciato esanto efaimi gioio so manto: |
O karo signore meo e dibonare or com'osa blasmare alcun s'io mi son dato in te seguire tanto mai facto e fai e mi dei fare nol poria meritare se mi seguisse ogn'omo in te seguir e servire or qual merto bel sire ke pria k'el mondo formasti m'amasti apresso creasti non fera già ma hom rationale e non di popol tale ch'io non cognosca te ma di tua gente creato mi levasti e allevato fui te contra presente k'io te contro seguiva e altro tucto e mai di loco bructo a te iinposto dato asciato e santo e faimi gioioso manto |
VIII |
Ouengiadore dimia onta ouengiadore dogne meo p(er)cussore: ouer secorso atucti limiei bisogni: pur no(n) dite mislogni ferro fuoco infer mitade afanno omo fera: demonio cosa quale tener potemi danno: nulla c(er)to ma prode inte durando: ma io solo peccando mi posso cor po ealma ecore aucider leve: ke doue ilmalme greue: ebene rende me piciol sauore: none ke pocho amore: lauguendo gauderia come gaudea infede intera einnamor corale: lorenço alfoco ealacroce andrea. |
O vengiadore di mia onta o vengiadore d'ogne meo percussore o ver secorso a tucti li miei bisogni pur non di te mi slogni ferro fuoco infermitade afanno omo fera demonio cosa quale tener potemi danno nulla certo ma prode in te durando ma io solo peccando mi posso corpo e alma e core aucider leve ke dove il mal m'è greve e bene rende me piciol savore non è ke pocho amore lauguendo gauderia come gaudea in fede intera e inn amor corale Lorenzo al foco e a la croce Andrea. |
IX |
Capitano dareço tarlato: no(n) timirar montato: tism(on)ti gia ke ualle atutti monti: si comeiplusor ponti: etu medesmo nai sagio alcu(n) fo(c)o ne dobriar ke dogne monte elsommo istremo eracto: eke figliosi epie(n) duncini sonualli: elliplusor forcalli: aike laide digran mo(n)ti aualla(r)e: afondare nel ualle dogne ualle et(er)nale: sentina attutto male: che belle desti monti sallire: inquel monte et(er)nale dogne ben sommo desta uita uile grande fa partire. |
Capitano d'Arezo tarlato non ti mirar montato ti smonti già ke valle a tutti monti sì come i plusor ponti e tu medesmo n'ai sagio alcun foco ned obriar ke d'ogne monte el sommo istremo e racto e ke figliosi e pien d'uncini son valli e lli plusor for calli ai ke laide di gran monti avallare afondare nel valle d'ogne valle eternale sentina a tutto male che bell'è d'esti monti sallire in quel monte eternale d'ogne ben sommo d'esta vita vile grande fa partire |
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Frate guitone deluiua darezo O I chari frati miei chemalamente. bendata anne lamente. nostro pechato etolta narasgione. eciertto apresso cio p(er) grande neiente. nonda pella om(m)o giomente. chedomo no(n)nauemo piu chefazone. Che se discrezione. Arbito core podere senno euertu te. fue noi data imsalute. Anostra dan(n)azione laconuertemo. chetuto adessa Auem(m)o. fa tta discrezione maluasgio ingiengno. erbito seruo dipecato tuto. difensione esostengno. campione disirasgione podere. core checontro apiaciere. atute cose oneste egrazio sa. quelle tute chelegi edio disdengna. sauere chedisimsengna. diritto dio emaluasi ta neprende. Uertu congni podera pena dare sotto. euizi cria edimpodere distende. |
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D omonio adio ecorppo adalma Auemo. elosecolo tenemo. propia patra soma eternale. ecioe lassi onde ben dati semo. p(er) che ciaschuno suo remo. tene uogando quanto puo uer male. ORchiora eleale. chifedele chebeningno chi cortese. nome ciertto epalese. ma chie maluasgio echi galiadore. echi p(er) disamore. p(er) maluasitate ep(er) falseza ingiengna. Am ico ofrate uegione acomuno. equale p(er) magiore rengna. emagiore mente orato ep(ro)de fa tto. chemelglio sa dibar[…]to. trechando eghaliando adongne mano. ese cortese edumilie dio temendo Alchuno sitruoua. chenombaratto moua. misero uile codardo eteneuto. p(er) che dafendere lui uago eciaschuno. esuoi uicini ciaschuno gli chie treguto. |
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M Anon g[…]lea alchuno tanto nemira. nedauanti sitira. nolo segua lopemsero noia edaffanno. sop(er)bia chupideza inuidia edira tanto neuolgie egia. chenostre menti pose Alchuno nonanno. Onta ranchura edanno. sostienci piu quello chepiu citene. e male uia piu chebene. chi piucia dipiaciere emeno dinoia. congni mondana gio ia. tarda cortta legiera. edinoia mesta. lifine oue pende tuto esola dolglia. noi (et) sempre presta. lunga graue esola fine amortte. Ue sollazo incortte. Uposo inzambra uloco Ucondizione. oue quando stasgione. oue puro piaciere paresse Uno punto. lengno quasi digiunto. enostro core mare dongni tempesta. ouomo purfagie portto echere scolglio. ecore uerla mortte ora noresta. |
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O istrugitori dinoi sequi graueza. oue dumque Alegreza. forsse ininferno oue co rem(m)o Aproua. esiemo piu folli chapeliamo stolteza. sede tanta mateza. Alchuno sipar te poi uerita sitroua. Emirabile enoua. cosa tene non chi malfa mabene. edintral gliatri mene. biasmato crociato Auete poi. deo miparti diuoi. edoue piu donore den gno maffatto. ese meo caro sengnore. lascia merciede piu me biasmate matto. dicie ndo p(er)te ne ua me gaudere. poi temppo agio epodere. ebella donna pia ciente ra Auia. eche grande uillia. efera crudalta dismisurata. laquale nomfu trouata. infera Alchuna. cabando nasse chepicio […]ed[…] comio tre picio lelli Abandonai. |
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O Rcome potemo noi manti gaudere. oue grande spiaciere. oltre chio dissi Achi me lglio adimora. ne non temppo neloco ne podere. ne mai danno piaciere. mifue giorno gia mai tanto quanto ora. Congne souerchia chura. onde nomposa uoi corppo ne core. mitolle elmeo sengnore ondeo mighaudo quasi esep(er) questo. eternale uita aquisto. sigrande mer chato mai nomfue ueduto. benagia chi noi pria chiamo gaudenti. congne omo adio renduto. lopiu diritto nome ellui gaudente. chequale piu aspra mente. rilesgione por tta. apiu dolzore. inongne modo asengnore. sene dispirito bono che contro auolglia. on gni dolcieza. edoglia. no(n)nio mauoi dunque afilgluo i spetosi. p(ro)cacciandoli ilanguire tra languenti. edio limiei gaudere imfra gaudiosi. |
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M assio fosse amia guisa sengnore. dongni tereno ricore giouane sempre ederetano inui ta. edalbergasse solo nel meo core. tuto tereno dolzore. edongne noia dame sem pre partita. Come cosa fallita. efossoro fatte Alopiaciere mio fine. molglieri tute rei ne. etuti re filgluoli simisaria. oltre pensiero matia. nontuto Abandonare cio dio segu endo, chesolo ingran disertto ongnunque pena. desto monddo sofrendo. p(er)lo meo dire uale melglio nontale bene uale. quanto bene uero uerlo male. primo bene temporale uale. meno cheneiente. uero lobene che nondismente. seconddo bene tereno efastidioso uero che diuino gioioso. terzo bene chemale fine dimale pegio. emale chetolle pegio. ebene mena esom(m)o ede ternale. bene chio amare lodegio. |
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O icaro sengnore meo dibonaire. come mosa blasmare. Alchuno semo donato te segui re. etanto mai fatto emi dei fare. non mai porialo meritare. seseguisse ongnomo inte seguire. O che merto bello sire. chemprima chelmonddo formassi ma masti. edapresso fu rmasti. nomfera gia ma omo razionale. enondi popolo tale. chenon conosca te maditu[…] giente criato. male nasti eda leuato. fute contro apresente. etu corppo edalma in terra edinmare ispesso. mi difendesti desso. chite contro aseguiua edaltro tuto. emai di loco brutto. etempestoso dato asgiato (et) santo. fami gioioso manto. eparti agrado tuo dituto rio. edime coronare efare beato. edineterno compiermi ongne disio. |
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O Ue(n)giatore dimionta e uentore. dongni meo p(er) chusore. ouero socirsso atuti miei bi songni. pur non dite mislongni. fero foco imfermitate affanno. omo fora domio ocosa Alquale potemo tenere danno. nulla ciertto ma prode inte durando. maio solo pecando. mi posso corppo edalma ucidere leue. chedoue graue me leue. ebene rendemo piciolo sauore. noe chepoco amore languendo egauderia come gaudendo. imfede intera edinamore cora le. lorezo Alfoco edala crocie andrea. |
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K apitano darezo tarlato. nonte mirare montato. tesmonti gia cheuale atuti monti. sico me implusori punti. p(er)te medesimo nai sagio Alchuno fatto. nedobriare che domo monti elsomo esempre estremo erato. eche fingiomsi impiendo ongni sonalgli. eli plusori forcalli. |
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