e doveria via più, reconoscendo
co male usai la fior del tempo mio.
Perchè no lo meo cor sempre sospira,
e gli occhi perchèmai finan piangendo,
e la bocca di dir: merzede, Dio,
poi franchezza di core e vertò d'alma
tutta sommisi, ohimè lasso, al servaggio
de' vizi miei, non Dio, nè bon usaggio,
nè diritto guardando in lor seguire,
non mutando desire?
S'eo resurgesse, com fenice face,
già fora a la fornace
lo putrefatto meo vil corpo ardendo;
ma, poi non posso, attendo
che lo pietoso padre me sovegna
di tal guisa, ch'eo vegna
purificato e mondo di carne e alma.
Ohi, lasso! Già vegg'io genere omano,
che segnoril naturalmente è tanto,
che'l minor om talenta emperiare;
e ciò, più ch'altro, i piace, e più li è strano
d'aver segnor; chè Dio volontier manto
non vole già ciascun, si come pare.
Come poi donque lo minore e'l maggio
sommette a vizio corpo ed alma e core?
Ed è servaggio alcun, lasso, peggiore,
od è mai segnoria perfetta alcona,
che sua propia persona
tenere l'omo ben sotto ragione?
Ahi, che somm'è 'l campione
che là, ov'one segnor perde, è vincente,
nè poi d'altro è perdente;
chè, loco u' la vertù de l'alma empera,
non è nocente spera,
nè tema, nè dolor, ned allegraggio.
O morti fatti noi de nostra vita,
o stolti de vil nostro savere,
o poveri de riccor, bassi d'altezza;
com'è vertà da noi tanto fallita
ch'ogne cosa di vizio è noi piacere
ed ogne cosa de vertù gravezza?
Giò filosofi, Dio non conoscendo,
nè poi morte sperando guiderdone,
ischifar vizi aver tutta stagione,
seguendo sì vertù, ch'onesta vita
fu lor gaudio e lor vita.
Noi con donque può cosa altra abellire,
che 'n vertù lui seguire,
lo qual chi 'l segue ben perde temore?
Chè non teme segnore,
morte, nèpovertà, danno, nè pene,
ch'ogni cosa gli è bene,
sì come noi è mal, non lui seguendo.
Pugnam donque a valer forzosamente;
no 'l ben schifiam perchè noi sembri grave;
ch'orrato acquisto non fue senza affanno;
e se l'om pene per vertute sente,
ne' vizi usar sempr'è dolze e soave,
che spesso rede doglia onta e danno.
Ma ciò ch'è 'n noi contra talento e uso
n'è grave, e n'è legger ciò ch'è con esso,
ch'uso e voler, ch'avemo nel mal messo,
ne'l fa piacere, e despiacer lo bene.
Adonqua ne convene
acconciare a ben voglia ed usanza,
se volem benenanza;
chè non è ben, se da ben non è nato,
e onne gioi di peccato
è mesta con dolore, e fina male;
ed onne cosa vale
dal fine suo, che n'è donque amoroso.
Come a lavorator la zappa è data,
è dato el mondo noi: non per gaudere,
ma per esso eternal vita acquistare;
e no l'alma al corpo è già creata,
ma 'l corpo a l'alma, e l'alma a Deo piacere,
perchè Lui, più che noi, devemo amare.
Emprima che noi stessi, amò noi esso;
e, se ne desamammo e demmo altrui,
di se medesmo raccattonne poi.
Ahi, perchè, lasso!, avem l'alma sì a vile?
Già l'ebb'ei sì a gentile,
che prese, per trar lei d'eternal morte,
umanitate e morte.
Abbialla donque cara, ed esso amiamo,
ove tutto troviamo
ciò che può nostro cor desiderare;
nè mai altro pagare
ne può già, che lo ben ch'ha noi promesso.
O sommo ben, da cui ben tutto è nato,
o luce, per qual vede ogne visaggio,
o sapienza, unde sa ciascun saggio!
neiente feci me, tu me recrii;
desviai, tu me renvii;
ed orbai me, tu m'hai lume renduto!
Ciò non m'ha conceduto
mio merto, ma la tua gran bonitate.
O somma maestate,
quanto laudare, amar, servire deo tee
demostra ognora a mee,
e fa ch'a ciò tutto meo cor sia dato!
A messer Cavalcante e a messer Lapo
va, mia canzone, e dir lor ch'audit'aggio
che'l sommo ed inorato segnoraggio
pugnan di conquistar, tornando a vita;
e, se tu sai, li aita,
e dì che 'l comenzar ben cher tuttore
mezzo e fine megliore,
e prende onta l'alma e 'l corpo tornare
a mal ben comenzare:
e dì ch'afermin lor cori a volere
seguire ogne piacere
di quelli, che per tutto è nostro capo.
[c. 41vA]
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.F. Guittone. U Ergogna olasso edo mestesso adira. edoueria uia piure conosciendo. conmale uza ai laflor deltenpo mio. Perche no locor meo senpre sospira. eli occhi perche mai finan piange ndo. elaboccha didir mercede dio. Poi franchessa dicore euer tu dalma. tutta sonmui oime lasso alseruaggio. deiuisii mei non dio nebuono uzaggio. nedi ritto guardando inlor seguire. non mutando dezire. seo resur gesse como fenice face. gia fo ra enlafornace. lo putre fatto meo uil corpo ardendo. mapoi |
[c. 41vB]
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dital guiza cheo uegna. - non posso attendo. chelopietoso pa dre misouegna. purificato emo(n)do dicharne adalma. A i lasso gia ueggio genu uma no. chesingnoril naturalmente ta(n) to. cel minore hom talenta enpe riale. Eccio piu caltro ipiacie epiu glie strano. dauer signor che dio uolontier manto. non uole gia ci ascun sicome appare. Chome poi donque elminore elmaggio. son mette auisi corpo alma echore. ore seruaggio alcunlasso piggiore. oe mai segnoria perfetta alcona. chesua propia persona. tenere lo mo ben sotto ragione. aiche sonmel canpione. che oue ogni signor p(er)de euincente. nepoi daltre perdente. cheloco ulauertu delalma enpera. noe nocente spera. netema nedolor ne allegraggio. O morti fatti noi de n(ost)ra uita. eistolti deuil nostro sauere. epoue ri dericcor bassi dal tessa. Come ta(n) to denoi uerta fallita. cogni cosa di uisio enoi piacere. eogni chosa de uertu grauessa. Gia filozofi dio no(n) conosciendo. nepoi morte speran do guiliardone. iscifar uisii auer tutta stagione. seguendo si uertu con honesta uita. fu lor e lor uita. noi con donque puo cosaltra bellire. chenuertu lui seguire qual chil segue ben perde temo re. eno(n) teme segnore morte ne pouerta danno nepene. ognicosa |
[c. 42rA]
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glie bene. sicome noi emale no(n)lui seguendo. P ugnam donque aualer forso zamente. noscifiam ben per che noi senbri graue. conrato acquisto no(n) fu sensa affanno. Ese lom pene p(er) uertude sente. neuisii uzar senpre dolcie soaue. chespesso torna dog- lia onta edanno. Macio che noi conta talento euzo. negraue enelle gger cio che conesso. chuzo eluoler chauemo innel mal messo. nel fa pi acere edespiacer lobene. adonque neconuene. aconciare aben uoglie uzansa. seuolem benenansa. che noe ben sedaben noe nato. eogni gi oi dipecchato. emesta condolore efi na male. eogni cosa uale. dal fine suo chenne donquamoroso. C ome allauorator lasappa edata. edato elmondo annoi no(n) per ghaude re. maperesso etternal uita quista re. Eno lalma alcorpo egia creata. mal corpo allalma elalma adeo pia cere. perche lui piu chennoi douemo amare. Che pria che(n)noi stessi amo noi esso. esenne dezama(m)mo ede(m)mo altrui dise medesmo racchattone poi. aip(er)che lasso auem lalma siaui le. gia lebbei siagientile. che p(re)se pertrar lei detternal morte. uma nitate emorte. abbialla donque cha ra edesso amiamo. oue tutto trou iamo. cio che puo n(ost)ro cor desidera re. nemai altro paghare. nepuo gia chelo ben cha noi promesso.
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[c. 42rB]
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- O sommo bon dacui tutto enato. olucie qual uede ong- ni uizaggio. osapiensia unde sa ciascun saggio. pecchando iffeci me tume recria. desuiai tume renuia. orbai etumai lume ren duto. cio no(n)ma conceduto. mi merto malatua gran bonitade. osonma maestade. quanto laud are amare pregiar deo te. demo mostra ongnora me. efa chaccio tutto meo cor sia dato. A mess(er) chaualcante eamess(er) lapo. ua mia chansone edilor cha uditaggio. chelsonmo honorato se gnoraggio. pugna(n) diconquistar tornando auita. esetusai liaita. edi che comensare bene chere. mezzo efine migliore. prendo(n)ta alma ecorpo tornare. amal ben cominsare. digli chafermin lor cori auolere. seguire ogni piac ere. dicului chepertutto enostro capo. |
[c. 41v]
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[c. 42r]
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[c. 5v]
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fra Guictone dareço · U Ergogno lasso edo mestesso adira. edoueria uia piu ricognosce(n)do: ke male usai lafior deltempo mio. p(er) ke no lomeo corsempre sospira: e li cchi p(er)ke mai finan piangendo e la bocca didir mercede dio: poi frankeça dicore ede uici miei non dio nebono usagio. ne diricto gua(r) dando illor seguire: no mutando disire: sio resurgesse come finice face: gia fora alafornace: lo putre facto mio uil corpo ardendo: ma posso atte(n)do kel pietoso padre mi souegna: uital guisa keo uegna purificato emondo dicarne edalma. |
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Oi lasso gia vegio gener omano: kel signoril naturalmente ta(n)to Ke minoron talenta imp(er)iale · ecio piu caltro piace: e piu liestra No dauer signore ke dio uolentieri manto no(n) uolon gia ciascuno |
[c. 6r]
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Si come pare: come po donque lo minor ae el magio: sometta uitio Corpo edalma ecore. ede servagio alcun lasso pigiore. ode mai sig(no) Ria p(er)fecta alcuna: ke sua p(ro)pia p(er)sona tener lon ben soto rasione: ai ke sommel campione: ke laove onne signor p(er)de evince(n)te: ne poi dal tre p(er)dente: ke loco uiue lauertu delalma inp(er)ia none noce(n)te sp(er)ar ne tema ne dolor ne dallegragio. |
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Omorti facti noi di n(ost)ra uita: ostolti diuil nostro saue(r): opoueri diriccore bassi dalteça. come uerta danoi tanto efallita: cogne co sa diuitio e noi piace(r): cogne cosa diuertu grauosa: gia filosophi dio no(n) cognosce(n)do ne poi morte sperando guiderdone: la far vici edauer tucta stasione: seguendo si uertu co honesta uita: fulor ga udio elor uita: noi come puo cosa mai altra bellire: ke uertu lui seguire: loqual kil siegue p(er)de timore: ke no(n) temen signore: mo(r)te opouerta da(n)no ne pene: cogna cosa he b(e)n: sicome noi emal n(on) lui segue(n)/do\. |
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Pugnan donqua ualer forçosamente: no(n) ben schifiamo p(er)ke noi se(m) bri graue: corrato aquisto no(n) fue sença afanno: ese lon pene p(er) uertude sente: nei uity usare sempre dolce esoaue spesso rende onta dogle e danno: ese noi contra talento eoso ne graue ne legier cio ke conesso euoler cauemo nel mal messo: ne fa piace(r): edispiace(r) lo b(e)n · donqua no(n) conuene acco(n)ciar da bene uollia eusança: se uolen benina(n)ça: ke none bene se da bene nenato: conne gioi di peccato: emesta condolo(r)e efine male: eongne cosa uale dafine sua ke ne donqua amorosa. |
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Come alauorator laçappa edata: edatol mo(n)do noi no(n) p(er) gaude(r). ma p(er) esso et(er)nale uita aquistare: eno lalma alcorpo egia creata: mal cor po alalma elalma adio piace(r): p(er)ke piu lui ke noi deuemo amare: epiu noi stesso amo noi esso: ese noi disamamo edemo altrui dise medesmo racacto poi noi: ai p(er)ke lasso auen lalma siuile: gia la elli ben si gentile: ke prese p(er) trar lei det(er)nale morte: humanita emorte: abialla donque kara edesso amiamo: oue tucto trouiamo: ao ke p(er) |
[c. 6v]
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[...]ne maialtro pagare ne puo tal ben ka no p(ro)/messo\. [...]enato: oluce p(er) qual verte ogne uisagio [...]feci metu mi ricry disiuar me [...]cio no ma conceduto: [...]somma maestate quanto lauda [...]tucto meo /ha dato\. |
I | |
fra Guictone dareço · U Ergogno lasso edo mestesso adira. edoueria uia piu ricognosce(n)do: ke male usai lafior deltempo mio. p(er) ke no lomeo corsempre sospira: e li cchi p(er)ke mai finan piangendo e la bocca didir mercede dio: poi frankeça dicore ede uici miei non dio nebono usagio. ne diricto gua(r) dando illor seguire: no mutando disire: sio resurgesse come finice face: gia fora alafornace: lo putre facto mio uil corpo ardendo: ma posso atte(n)do kel pietoso padre mi souegna: uital guisa keo uegna purificato emondo dicarne edalma. |
fra Guittone d'Arezo Vergogn'o lasso ed o me stesso ad ira e doveria via più ricognoscendo ke male usai la fior del tempo mio perkè no lo meo cor sempre sospira e li cchi perchè mai finan piangendo e la bocca di dir mercede Dio poi francheza di core e de vici miei non dio ne bono usagio ne diricto guardando il lor seguire no mutando disire se io resurgesse come finice face già fora a la fornace lo putrefacto mio vil corpo ardendo ma posso attendo ke 'l pietoso padre mi sovegna vital guisa k'eo vegna purificato e mondo di carne ed alma. |
II | |
Oi lasso gia vegio gener omano: kel signoril naturalmente ta(n)to Ke minoron talenta imp(er)iale · ecio piu caltro piace: e piu liestra No dauer signore ke dio uolentieri manto no(n) uolon gia ciascuno Si come pare: come po donque lo minor ae el magio: sometta uitio Corpo edalma ecore. ede servagio alcun lasso pigiore. ode mai sig(no) Ria p(er)fecta alcuna: ke sua p(ro)pia p(er)sona tener lon ben soto rasione: ai ke sommel campione: ke laove onne signor p(er)de evince(n)te: ne poi dal tre p(er)dente: ke loco uiue lauertu delalma inp(er)ia none noce(n)te sp(er)ar ne tema ne dolor ne dallegragio. |
Oi lasso già vegio gener omano ke'l signoril naturalmente tanto ke minoron talento imperiale e ciò più c'altro piace e più li è strano d'aver signore che Dio volentieri manto non volon già ciascuno sì come pare come po donque lo minor ae el magio sometta vicio corpo ed alma e core e de servagio alcun lasso pigiore od è mai signoria perfecta alcuna ke sua propria persona tener l'on soto rasione ai ke somm'è 'l campione che là ove onne signor perde e vincente nè poi d'altre perdente che loco vive la vertù de l'alma inperia non è nocente sperar nè tema nè dolor nè d'allegragio. |
III | |
Omorti facti noi di n(ost)ra uita: ostolti diuil nostro saue(r): opoueri diriccore bassi dalteça. come uerta danoi tanto efallita: cogne co sa diuitio e noi piace(r): cogne cosa diuertu grauosa: gia filosophi dio no(n) cognosce(n)do ne poi morte sperando guiderdone: la far vici edauer tucta stasione: seguendo si uertu co honesta uita: fulor ga udio elor uita: noi come puo cosa mai altra bellire: ke uertu lui seguire: loqual kil siegue p(er)de timore: ke no(n) temen signore: mo(r)te opouerta da(n)no ne pene: cogna cosa he b(e)n: sicome noi emal n(on) lui segue(n)/do\. |
O morti facti noi di nostra vita o stolti di vil nostro saver o poveri di riccore bassi d'alteza come vertà da noi tanto e fallita c'ogne cosa di vicio e noi piacer c'ogne cosa di vertù gravosa già filosophi Dio non cognoscendo nè poi morte sperando guiderdone la far vici ed aver tucta stasione seguendo sì vertù co honesta vita fu lor gaudio e lor vita noi come può cosa mai altra bellire che vertù lui seguire lo qual k'il siegue perde timore ke non temen signore morte o povertà danno nè pene c'ogna cosa hè ben sì come noi è mal non lui seguendo. |
IV | |
Pugnan donqua ualer forçosamente: no(n) ben schifiamo p(er)ke noi se(m) bri graue: corrato aquisto no(n) fue sença afanno: ese lon pene p(er) uertude sente: nei uity usare sempre dolce esoaue spesso rende onta dogle e danno: ese noi contra talento eoso ne graue ne legier cio ke conesso euoler cauemo nel mal messo: ne fa piace(r): edispiace(r) lo b(e)n · donqua no(n) conuene acco(n)ciar da bene uollia eusança: se uolen benina(n)ça: ke none bene se da bene nenato: conne gioi di peccato: emesta condolo(r)e efine male: eongne cosa uale dafine sua ke ne donqua amorosa. |
Pugnan donqua valer forzosamente non ben schifiamo perkè noi sembri grave c'orrato aquisto non fue senza afanno e se l'on pene per vertude sente nei vici usare sempre dolce e soave spesso rende onta dogle e danno e se noi contra talento e oso nè grave nè legier ciò ke con esso e voler c'avemo nel mal messo nè fa piacer e dispiacer lo ben donqua non convene acconciar da bene vollia e usanza se volen beninanza ke non è bene se da bene n'è nato c'onne gioi di peccato è mesta con dolore e fine male e ongne cosa vale da fine ke ne donqua amorosa |
V | |
Come alauorator laçappa edata: edatol mo(n)do noi no(n) p(er) gaude(r). ma p(er) esso et(er)nale uita aquistare: eno lalma alcorpo egia creata: mal cor po alalma elalma adio piace(r): p(er)ke piu lui ke noi deuemo amare: epui noi stesso amo noi esso: ese noi disamamo edemo altrui dise medesmo racacto poi noi: ai p(er)ke lasso auen lalma siuile: gia la elli ben si gentile: ke prese p(er) trar lei det(er)nale morte: humanita emorte: abialla donque kara edesso amiamo: oue tucto trouiamo: ao ke p(er) [...]ne maialtro pagare ne puo tal ben ka no p(ro)/messo\. |
Come a lavorator la zappa è data e dato 'l mondo noi non per gauder ma per esso eternale vita aquistare e no l'alma al corpo è già creata ma 'l corpo a l'alma e l'alma a Dio piacer perkè più lui ke noi devemo amare e più noi stesso amò noi esso e se noi disamamo e demo altrui di se medesmo racacto poi noi ai perkè lasso aven l'alma sì vile già la elli ben sì gentile ke prese per trar lei d'eternale morte humanita e morte abialla donque kara ed esso amiamo ove tucto troviamo ao ke per [...] nè mai altro pagare nè può tal ben k'a no promesso. |
VI | |
[...]enato: oluce p(er) qual verte ogne uisagio [...]feci metu mi ricry disiuar me [...]cio no ma conceduto: [...]somma maestate quanto lauda [...]tucto meo /ha dato\. |
[...]è nato o luce per qual verte ogne visagio [...]feci me tu mi ricri disivar me [...]ciò no m'a conceduto [...]somma maestate quanto lauda [...]tucto meo ha dato. |
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Guitone darezo U Ergongno lasso edo me stesso adira. edoueria uia piu riconosciendo. comale ussai lofiore deltemppo mio. p(er) che no locore mio sempre sosp ira. olglio chi p(er) che mai finano piangendo. olabota didire merze de dio. Poi francheza dicore euertu dalma. tuta sormisi oime lasso alserua gio. deuizi miei nondio ne buono Usagio. nedritto guardando iloro seguire. non mutando disire. sio rifsurgiese come fenicie facie. gio fora Alafornacie. loputriffatto meo uile corppo ardendo. mapoi nomposso atendo. chelpietoso padre me souengna. ditale guisa chio uengna. puli ficato emondo edi carne alma. |
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O ilasso gia uegio gienero umano. chesengnorile naturale mente etanto. chelminore om(m)o talenta imperiare. ecio piu caltro gli piacie epiuglie strano. dauere sengnore chedio uolentieri manto. non uole giu ciaschuno sico me pare. Come poi dunque lo minore elmagio. sormette auizi corppo arma ecore. ode seruagio alchuno lasso pegiore. ede mai sengnoria p(er)fetta al chuna. chesua propia p(er)sona. tenere lom(m)o bene sotto rasgione. ai chesomar l campione. chella ouongni sengnore p(er)de euinciente. nepoi daltro ep(er)dente. cheloco oue lauertu delalma impera. no(n)ne nociente spera. netema nedolo re nedallegrgio. |
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O imortti fatto noi dinostra uita. oistolti daluile nostro sauere. oipoueri di ricore bassi dalteza. come euerita dinoi tanto fallita. congni cosa diuizio enoi piaciere.1 edongni cosa da uertu graueza. Gia fisolafi dio non conosciendo. ne poi mortte isperando gui derdone. ischifaro uizi edauere tuta stasgione. seguendo siuertu conesta uita. fue loro gaudio eloro uita. noi come puo cosa altra abellire. chenuertu lui seguire. loquale chilsegue bene p(er) temore. cheno nteme omo sengnore. mortte pouerta danno nepone. congni cosa glie bene. sicome noi emale nonllui seguendo. |
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P Ungnamo dunque aualere forzosa mente. nolbene schifiam(m)o p(er) chenoi se mbri graue. corato aquisto nomfue sanza fanno. esellomo pene p(er)uer tute sente. neuizi usare sempre dolze esoaue. chespesso rede dolglia onta eda nno. Maccio chenoi contra talento eduso. negraue ene legiero cio che conesso. chuso euolere cauem(m)o nelmale messo. nelfa piaciere edispiaciere lobene. dunqua ne conuene. Aconciar2 abene uolglia edusanza. seuolemo benen(n)a nza. cheno(n)ne bene seda bene no(n)ne nato. congni gioia dipecato. emesta co(n) dolore efine male. edongni cosa uale. dafine sua chen(n)e dunque amoroso. |
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K ome alauoratore lazappa edata. edato il mondo noi nomp(er)gaudere. mape resso eternale uita acquistare. eno lalma alcorppo egia criata. malcorppo alalma elalma adio piaciere. p(er)che noi lui piu chenoi douemo amare. Em priachenoi stesso namanoi esso. esene disamam(m)o edemo altrui. dise mede simo racaton(n)e poi. Ailasso p(er) che auemo lalma sia uile. gialebe bene sia gientile. chelprese p(er)trare lei di ternale mortte. umanitate emortte. abi lla dunque cara edesso amiamo. oue tuto trouiam(m)o. cio che puote nostro chuore disiderare. ne mai altro pagare. nepuo gia chelbene canoi promesso. |
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O issom(m)o bene dachui bene tuto enato. oilucie p(er) quale uede ongni uisagio. osapie nza onde sa ciaschuno sagio. neiente feci me tumiricrii. disuiai me tumirin uii. edorbai me tumai lume renduto. cio non ma concieduto. mio merito malatua grande bonitate. oisom(m)a maestate. quanto laudare amare seruire detee. dimo stra ongnora amee. efa cacio tuto mio co core sia dato. |
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A M ess(er) caualcante edamesere lapo. ua mia canzone edilloro cauditagio. chelsomo edi norato sengno ragio. pungnano diconquistare tornando auita. esetussai gliaita. edi chel coninzare bene chere tutore. mezo efine melgliore. eprende onta lalma elcorppo ternare. almale bene cominzare. pero afermino loro core auolere. segui re ongni uolere. diquelli cap(er)tuto enostro capo. |
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