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La mia vit’è sì fort’e dura e fera

Repertorio: RMS, 59:1
Manoscritti e stampe: Vaticano latino 3793, c. 22v (V);
                                   Banco rari 217, cc. 21r-v (P);
                                   La Poetica, Trissino 1529, c. 51v (Triss)
Metrica: a11  b11,  a11  b11,  a11  b11;  c8  d7  c7  (c)d4+7  (o 5+7). Canzone di cinque singulars di dieci versi ciascuna. Fu lo stesso Dante, con ogni probabilità, in Dve II x, 4 ad aver in mente questo componimento di Guido per la rarissima tripartizione della fronte; si segnala ancora, unico esempio nella sua produzione lirica, l'assenza della combinatio, da considerarsi forse evidenza palese del genere della canzonetta, cui soccorre la stessa infrequente struttura metrica e la designazione di genere al verso 41. Il primo verso della sirma, differente nei due testimoni latori del componimento, è settenario per Panvini e ottonario per Contini e Antonelli; Calenda opta per la seconda ipotesi, giustificando i necessari interventi testuali in sede di commento.
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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE P

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Riproduzione fotografica

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Edizione diplomatica

cc. 21r-21v

    Mess(er) Guido iudice dalecolonne

L  Amia vite si forte dura efera: keo n posso uiuere ne morīe
    Anꞔi distrugo come alfoco cera: esto como ke n si po sētire.
    Escito sō de seno auere e sono incuminciato ainfolliē.
    Ma ben mi poria campare quella p cui mauene tucto
    questo penare p bene amare lo meo cor si ritene.

Merꞔe faria sella maiutasse: da keo p lei son cosi giudicato.
Equalke bon conforto mi donasse: ke eo no fosse cosi alapidato.
Peccato faria sella mi lassasse. esser si fortemente condempinato.
Keo no mi trouo aiuto ne ki midar conforto: undeo sono ismar
ruto euenuto ne sono amal porto.

Se madonna sauesse li martiri : elitormenti laueo sono intrato.
ben credo ke mi darea lo suo amore: keo lo si fortemente goliato.
piu di nullaltra cosa mistan core: si keo nono riposo inullo lato.
Tanto miten distrecto keo nono bailia sto comomo sconficto sē
ꞔa dicto sono in malauia.

Or confiragio oilasso adolorato: keo nõ trouo kuni consilliare.
Ditanto mondo quantagio cercato: nullo consillio no posso trouae.

Senõ quella kaualore: didarme morte euita sença nullo tenore:
lo suo amore me manna saporita.

Va cançonetta fresca enouella: aquella ke ditucte lacorona.
Euasaluta quellalta donçella. dikeo son seruo dela sua psona.
Edi ke p suo honore questo facella: tragami dele pene kemidona.
Efaria caunoscença: da ke ma cosi preso: no mi lassi impdença: keo
nono sciença intal dogla mamiso.
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Edizione diplomatico-interpretativa

Strofa 1 P.jpg

Messer Guido Udice Dale Colonne 

La mia vit’ è si forte dura e fera 

keo n posso vivere nè morire 

anꞔi distrugo come al foco cera 

e sto como ke non si po sentire. 

Escito sono de seno avere 

e sono incuminciato a infollire 

ma ben mi poria campare 

quella per cui mauene 

tucto questo penare 

per bene amare - lo meo cor si ritene

Strofa 2 P.jpg

Merꞔe faria sella m aiutasse 

da keo per lei son cosi giudicato 

e qualke bon conforto mi donasse 

ke eo non fosse cosi alapidato .

Peccato faria sella mi lassasse 

esser si fortemente condempinato 

keo non mi trovo aiuto 

ne ki mi dar conforto 

un deo sono ismarruto e venuto 

ne sono a mal porto. 

Strofa 3 P.jpg

Se madonna savesse li martiri 

e li tormenti la veo sono intrato 

ben credo ke mi darea lo suo amore 

keo lo si fortemente goliato. 

Piu di null’altra cosa mi stan core 

si keo non ho riposo i[n] nullo lato 

tanto mi ten distrecto 

keo non ho bailia 

sto com’omo sconficto - senꞔa dicto 

sono in mala via. 

Strofa 4 P.jpg

Or con firagio oi lasso adolorato, 

k’eo non trovo ku ni consilliare. 

Di tanto mondo quant’agio cercato, 

nullo consillio non posso trovare. 

Se non quella k’a valore: 

di darme morte e vita 

sença nullo tenore.

Lo suo amore - me manna saporita. 

Strofa 5 P.jpg

Va’ cançonetta fresca e novella, 

a quella ke di tucte la corona. 

E va’, saluta quell’alta donçella, 

dì k’eo son servo de la sua persona. 

E dì ke per suo honore questo fac’ella; 

tragami dele pene ke mi dona. 

E faria caunoscença; 

da ke m’a cosi preso 

no mi lassi imperdença. 

K’eo non o sciença – in tal dogla m’a miso. 

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CANZONIERE V

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Riproduzione fotografica

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Edizione diplomatica

Strofa 1.jpg

La mia vita esiforte edura efera /  

chio nonpossa neuiuere nemorire / 

 anzi distrugo come foco ciera / 

 esto comomo chenosi puo sentire / 

 euscito sono delsen(n)o laouvera /  
ecominciato sono adimfollire/ 

mabene miporia campare / 

 quella perchui mauene / 

 tuto questo penare / 

p(er) Bene amare / 

lomio core siritene / 

Strofa 2.jpg

Merze faria sedella maiutasse /  

da chio p(er) lei sono cosi giudicato /  

equale cheBono com forto madonasse /  

chio nomfosse cosi alapidato /  

peccato faria sedella milasasse /  

eser sifortemente condanato/ 

cadeo nontrouo aiuto /  

ne che mi dare comforto /  

undio sono …..... /  

nosono amale portto / 

Strofa 3.jpg

Semadonna sapesse lomartore /  

elitormenti laove sono tirato /  

Bene credo che mi daria losuo amore /  

chielo siforte mente goleato / 

 piu dinullaltra cosa mistancore /  

sichio nono riposo jnesulato / 

tanto mitiene distretto / 

 chio nono Ballia /  

sto comomo scomfitto /  

sanza ditto /  

sono jnmala via /  

Strofa 4.jpg

Or come faragio lasso adolorato/ 

chedio nontrouo chimi comsigliare/ 

Diquanto mondo quantagio cercato/  

nullo comsiglio nomposso trouare/  

atuti imiei amici sono andato/ 

dicono che non mi possono aiutare/ 

seno quella caualore/ 

Didarmi morte evita/ 

Senza nullo tenore/ 

losuo amore -  me manna saporita/  

Strofa 5.jpg

Va canzonetta fresca enouella/ 

aquella chedi tute dacorona/  

e va saluta quella alta donzella/  

Di chio sono seruodelasua p(er)sona/ 

edi che p(er) suo onore questo facia ella/ 

tragami dale pene chemi dona/ 

Eseria gran canoscenza/ 

Dachema cosi preso/ 

nonmi lasci imp(er)denza/ 

chio nono scienza - Intale dolglia ma miso/ 

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Edizione diplomatico-interpretativa

Strofa 1.jpg

La mia vita è si forte e dura e fera  

ch’io non possa nè vivere nè morire,   

anzi distrugo come foco ciera.    

E sto com’omo che no si può sentire,    

e uscito sono del senno là ouv’era, 
e cominciato sono ad imfollire.    

Ma bene mi poria campare    

quella per chui m’avene    

tuto questo penare;    

per bene amare - lo mio core si ritene.    

Strofa 2.jpg

Merzè faria sed ella m’aiutasse,   

da ch’io per lei sono così giudicato;   

e quale che bono comforto ma donasse    

ch’io nom fosse così alapidato.    

Peccato faria sed ella mi lasasse 

eser si fortemente condanato 

Cad’eo non trovo aiuto   

nè chi mi dare comforto,    

und’io sono ……... - no sono amale portto. 

Strofa 3.jpg

Se madonna sapesse lo martore    

e li tormenti là ove sono tirato,   

bene credo che mi daria lo suo amore,    

ch’ielo sì fortemente goleato.    

Più di null’altra cosa mi stan core    

 sì ch’io non o riposo jnesulato;    

tanto mi tiene distretto    

ch’io non o ballia.    

Sto com’omo scomfitto, - sanza ditto:    

sono jn mala via.    

Strofa 4.jpg

Or come faragio lasso adolorato, 

ched io non trovo chi mi comsigliare? 

Di quanto mondo quant’agio cercato 

nullo comsiglio nom posso trovare: 

a tuti i miei amici sono andato, 

dicono che non mi possono aiutare, 

se no quella c’ ha valore 

di darmi morte e vita

senza nullo tenore: 

lo suo amore -  m’è manna saporita. 

Strofa 5.jpg

Va’,  canzonetta fresca e novella,  

a quella ch’ è di tute da corona,  

e va’ saluta quella alta donzella,  

di ch’ io sono servo de la sua persona 

e di’ che per suo onore questo facia ella: 

tragami da le pene che mi dona,  

e seria gran canoscenza, 

da che m’ha così preso, 

non mi lasci imperdenza 

ch’ io non ho scienza – In tale dolglia m’ha miso. 

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Edizioni

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Calenda 2008

I

La mia vit'è sì fort'e dura e fera
ch'eo non posso vivere né morire,
anzi distrugo come al foco cera
e sto com'on che non si pò sentire;
escito son del senno là uv'era 
e sono incuminciato a infollire:
ma ben mi poria campare
quella per cui m'avene
tutto questo penare:
per bene amare   lo meo cor si ritene.

II

Merzè farïa s'ella m'aiutasse,
da ch'eo per lei son così giudicato,
e qualche bon conforto mi donasse,
che eo non fosse così alapidato.
Peccato faria s'ella mi lassasse
esser sì fortemente condennato,
cad eo no mi trovo aiuto
né chi mi dar conforto,
und'eo sono ismarruto
e venuto   ne son a mal porto.

III

Se madonna savesse lo martore
e li tormenti là 'v'eo sono intrato,
ben credo che mi darea lo suo amore,
ch'eo l'ò sì fortemente golïato
più di null'altra cosa mi sta 'n core;
sì ch'eo non ò riposo i·nullo lato:
tanto mi tene distretto
sì ch'eo non ò bailia,
sto com'omo sconfitto,
senza dritto   sono in mala via.

IV

Or com' faraggio, oi lasso adolorato,
ch'eo non trovo che mi consigliare?
Di tanto mondo quant'aggio cercato 
nullo consiglio non posso trovare:
a tuti li miei amici sono andato,
dicon che no mi possono aiutare,
se non quella ch'à valore
di darme morte e vita
senza nullo tenore:
lo suo amore   m'è manna saporita.

V

Và, canzonetta fresca e novella,
a quella ch'è di tutte la corona;
e và saluta quall'alta donzella,
dì ch'eo son servo de la sua persona,
e dì che per suo onor questo fac'ella:
tragàmi de le pene che mi dona,
e faria gran caunoscenza;
da che m'à così preso,
no mi lassi in perdenza,
ch'eo non ò scienza,   in tal doglia m'à miso.
 

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Stampe antiche

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La Poetica di M. Giovan Giorgio Trissino (Tr)

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