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Bernart de Ventadorn nel web: quale figura?

Conducendo una rassegna critica dei siti web che tratteggiano la figura di Bernart de Ventadorn è facile notare come l'immagine che del trovatore internet restituisce non sia univoca. Non uno, bensì tanti Bernart de Ventadorn, diversi a seconda della tipologia della pagina che ospita il materiale, del pubblico a cui si rivolge e del livello di specializzazione del contenuto. La quantità dei siti di ogni categoria e la diversa facilità con cui è possibile rintracciare pagine di ognuna di queste (che dipende dal motore di ricerca) è direttamente proporzionale alla frequenza con cui è possibile ravvisare la figura del trovatore secondo alcuni tratti piuttosto che altri.

La gran parte dei siti web delineano un'immagine pressoché piatta del poeta provenzale, priva di spessore e che non indaga a pieno la presenza della soggettività all'interno dei componimenti. Si avverte perlopiù la preoccupazione di fornire dati biografici molto generici, senza scendere nel merito di contestualizzazioni storiche o letterarie. La figura del trovatore non è inserita in un'ottica diacronica che getti luce sulle modalità in cui la poesia di Bernart de Ventadorn trova posto nel panorama più ampio non solo della lirica provenzale e medievale, ma anche, in una prospettiva ancor più estesa, della storia poetica europea. Andando oltre, qualora si passi a considerare il corpus autoriale, l'aridità dello scenario risulta accresciuta. La scelta monotona sempre delle stesse canzoni prese in esame è aggravata da commenti di scarsa consistenza che rendono banali e scontate le analisi. La generale uniformità dei materiali appiana così le informazioni proposte, sia nella dimensione quantitativa che in quella qualitativa. Ciò che scopriamo è un trovatore sulle cui origini esistono diverse versioni, autore di un ampio corpus di canzoni che però non è possibile leggere, se non nella forma di estratti o traduzioni. Spesso ci vengono fornite introduzioni alla poetica trobadorica, magre e scontate. Il quadro che viene dipinto per noi ritrae un Bernart de Ventadorn lontano e sterile, chiuso in un quadro culturale ormai tramontato, non vivace e inaccessibile nella misura del non detto. Questo è ciò che accade nella porzione maggiore di pagine, costituita dalla gran parte delle enciclopedie generalistiche online e di tutti i siti dedicati agli studenti delle scuole superiori, nel cui ultimo caso gli accenti di quanto detto cadono ancor più forti (non menziono consapevolmente i social network, dal momento che non riescono neanche a creare una sagomatura del trovatore: la loro rilevanza è data esclusivamente dalla possibilità che offrono ai milioni di utenti che li utilizzano di venire a conoscenza dell'argomento, per informarsi poi altrove).

È presente però nel cyber spazio una piccola fetta di pagine web, che rimangono quasi nell'ombra rispetto ai grandi wiky che il motore di ricerca mette in vetrina. Si tratta di siti che possono essere scoperti generalmente solo con una più accurata ricerca e maggiore attenzione: i blog specifici sulla cultura medievale, sulla poesia provenzale o sulla canzone trobadorica, curati da storici, docenti di poesia o di musica, studiosi o più semplicemente appassionati ben documentati. Il Bernart de Ventadorn che da questi risulta è un personaggio vivo, palpabile, un poeta illustre della cui raffinatezza abbiamo prova, attraverso testi fruibili, dotati di fonti e spesso anche materiale fotografico o digitalizzato che avvicina ad ogni studioso un manoscritto perso nel tempo.

Abbiamo la percezione del trovatore attraverso le liriche stesse, all'interno delle quali la soggettività si colloca a pieno ed è sempre presente, grazie all'ausilio di analisi che diventano critiche e specifiche. Abbiamo la percezione del trovatore attraverso le nozioni biografiche, che sono contestualizzate nell'ottica storica e culturale del mondo in cui Bernart de Ventadorn si inserisce. Abbiamo infine la percezione di lui attraverso commenti di approfondimento, spogli di informazioni superflue e che toccano tematiche non già trite e ritrite.

Infine i siti specialistici e dedicati alla filologia o più in generale al mondo della ricerca scientifica (in campo umanistico e non) ci mostrano un trovatore aperto chirurgicamente ed esaminato nel dettaglio, sia in un'ottica storica, attraverso ampi articoli che indagano la sua figura considerando tratti specifici, sia attraverso analisi minuziose del suo canzoniere, al centro anch'esso di un obiettivo diacronico che ne esamina la tradizione manoscritta, fornendone edizioni complete, commentari e, anche se in rari casi, edizioni diplomatiche o diplomatico-interpretative. Queste pagine offrono una figura tanto completa e sostanziosa di un Bernart de Ventadorn ripreso a tuttotondo, quanto non accessibile a tutti. I siti specialistici infatti, eliminando nozioni inutili per un occhio che già abbia familiarità con la materia, spesso non sono comprensibili da utenti inesperti.

Per concludere, occorre ricordare che il web offre anche validi strumenti d'ausilio per le ricerche, questa volta aperti a tutti e da tutti comprensibili: si tratta degli archivi on line, più o meno forniti, e della grande risorsa rappresentata da Google Books. Questi siti contengono materiali tra i più vari: articoli, saggi, ricerche, testi, edizioni, file musicali, tutti a diversi livelli di specializzazione. È quindi evidente che la criticità nel loro buon utilizzo sia nella scelta che l'utente dovrà compiere una volta al loro interno, al fine di selezionare il materiale che gli sarà utile a tratteggiare un'immagine del trovatore consona al livello di indagine che preferisce.

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Internet e lo studio filologico: pro e contro

È possibile rintracciare nello strumento che la rete rappresenta grandi potenzialità, come anche controparti negative. La grande quantità e varietà dei contenuti, l'interattività, l'accessibilità e l'intertestualità peculiari del web offrono agli utenti prospettive di lavoro e di ricerca un tempo inattese. Al contrario, la frequenza con cui si incappa in testi imprecisi e in informazioni errate mettono al centro la capacità del soggetto di scindere il materiale affidabile da quello erroneo.

La forza di uno studio condotto tramite internet sta nella capacità dello studioso stesso di selezionare i contenuti e di avvertire i campanelli d'allarme indicativi dell'inattendibilità delle informazioni (tipologia del sito web, presenza e forma del testo stesso, presenza o meno delle fonti).

Per concludere, è necessario accennare al fatto che il web offre inoltre al filologo un ampio spettro di possibilità nuove attraverso le tecnologie che mette a disposizione: software e programmi digitali permettono oggi la creazione di archivi multi-materiali, di condurre analisi controllate, creare edizioni con maggior rapidità e studiare la tradizione dei testi più agevolmente. Tutti strumenti che permettono di riconsiderare la centralità della scrittura in un'ottica dinamica ed evolutiva. Infatti, anche a causa dell'avvento del web e alle possibilità di caricare testi in rete, “oggi sempre di più si guarda alla scrittura come sistema di comunicazione lineare, come prodotto e non come processo”1 e ancor di più, “questa ossessione per l’involucro della memoria, rischia di far scomparire anche la riflessione sulla rappresentazione, necessaria per articolare qualsiasi discorso sul concetto e sulla pratica di “fonte”2, come scrive Domenico Fiormonte, filologo digitale. E sempre di Fiormonte sono due progetti che nascono con lo spirito dell'indagine filologica per sopperire a tali criticità tipiche della nuova era digitale: Digital Variants ed Ecdosis, piattaforme che offrono “una serie di strumenti “di servizio” che vengono incontro alle esigenze del filologo tradizionale”3, ad esempio per permettergli di osservare il testo nelle diverse fasi della creazione e poterne comparare le varianti.

Le potenzialità del web vengono sfruttate a pieno da queste nuove tecnologie, che sempre di più ampliano le frontiere a una filologia 2.0.

1Mia traduzione da Da “Digital Variants” a “Ecdosis”. Filologia digitale vingt ans après, di Domenico Fiormonte, capitolo 7 in Edizioni critiche digitali. Edizioni a confronto a cura di Paola Italia e Claudia Bonsi.

2Vedi nota 1.

3Vedi nota 1.

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