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Quando veggio rinverdire

Repertorio: RMS 90:4
Manoscritti: Vaticano latino 3793, c. 17v (V)
Metrica: 8  a  b,  a  b;  c  d  c  d  c. Canzone di quattro strofi singulars di nove versi ciascuna, con sirma indivisa, variabile in I e IV; allacciamento capfinit rigoroso tra II e III, meno tra I e II e III e IV. Testi isometrici di ottonari includono S'io doglio no è meraviglia e Amor non vole ch'io clami di Giacomo da Lentini, assieme a Dolze meo drudo di Federico II e La dolce cera piasente del medesimo Giacomino. Con diversa quantità sillabica lo schema è alla base di Tutor la dolze speranza. Sovrapponibilità perfetta, metrica e rimica, con i testi noti di Compagnetto da Prato, come segnala Brunetti 2008, p. 623 e con le due canzoni anonime Biasmar vo' e L'altrieri fui in parlamento. Lo schema rimico è unico ugualmente fra trovatori (Frank 1957-57, n. 408:1) e trovieri (Mölk-Wolfzettel 1972, n. 2310; RS 1460). 
Edizioni: D'Ancona-Comparetti 1875-88, I, pp.398-399; Sundby 1889, p. 14; Monti 1924, p. 139; Santangelo 1937, p. 95; Guerrieri Crocetti 1947, p. 197; Vitale 1951, p. 279; Monaci-Arese 1955, p. 120; Panvini 1962-64, p. 192; Salinari 1968, p. 136; Skubikowski 1979, p. 83; Brunetti 2008, pp. 623-630; CLPIO, 326.
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Edizioni

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Brunetti 2008

I

Quando vegio rinverdire
giardino e prato e rivera,
gli auscelletti odo bradire:
udendo la primavera
fanno lor gioia e diporto,
ed io voglio pensare e dire:
canto per donar conforto
e li mal d'amor covrire,
che l'amanti pere a torto.

II

L'amor è leggiere cosa,
molt'è forte esere amato.
Chi è amato ed ama in posa
lo mondo à dal suo lato.
Le donne n'ànno pietanza
chi per lor patisce pene;
sed è nullo c'aggia amanza,
lo suo core in gioi mantene,
tutor vive in allegranza.

III

In gioi vive tutavia;
al cor sento ond'io mi doglio,
madonna, per gelosia;
 'l pensamento mi fa orgoglio.
Amor non vol vengiamento,
ma vuol esser sofritore
di servire a piacimento
quello che 'ntende amore,
si conviene a compimento.

IV

Vostra sia la 'ncomincianza,
chè m'invitaste d'amore,
non guataste in fallanza,
ché  comprendeste il mio core.
Donna, per vostra 'noranza
sicurastemi la vita,
donastemi per amanza
una treccia d'auro ponita:
io la porto a membranza.
 
 

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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE V

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Riproduzione fotografica

[c. 17v]

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Edizione diplomatica

[c. 16v]

                                   giacomino pulgliese
Q          Uando uegio rinuerdire· giardino eprato eriuera· gliau scielletti ado br
             adire·udendo laprimauera fanno loro gioia ediportto· edio uoglio pen
             sare edire· canto p(er) donare comforto· eli mali damore courire chegla
manti perono agrantortto·
L amore legiere cosa· molte efortte esere Amato· chie amato edama jmposa· lomo
   nddo adalsuo lato· Le donne nanno pietanza· chi p(er) loro patiscie pene· sede
nullo cagia amanza· losuo core jngioia mantene· tutora uiue jnallegranza·
I Ngioia uiue tutauia· Alcore sento ondio mi dolglio· madonna p(er)gielosia· lopensa
  mento mifa orgolglio· Amore nonuole jnuegiamento· mauuole essere soferitore·
diseruire apiacimento· quello chetende amore·· siconuiene acompimento·
U   ostra sia lancomincianza· cheminuitaste damore· nonguardaste jnfallanza· che
comprendeste jlmio core· donna p(er) uostra noranza· sichurastemi lauita· donastemi
p(er) amanza· unatrecca dauro ponita· edio laportto arimembranza·
  

 
 

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