I
S'io doglio no è meraviglia
e s'io sospiro e lamento:
amor lontano mi piglia
dogliosa pena ch'eo sento,
membrando ch'eo sia diviso
di veder[e] lo bel viso
per cui peno e sto 'n tormento.
II
Allegranza lo vedere
mi donava proximano,
lo contrario deggio avere
ch'eo ne son fatto lontano.
S'eo veggendo avea allegranza,
or no la veggio ò pesanza
mi distringe e tene mano.
III
Lo meo core eo l'aio lassato
a la dolze donna mia:
dogliomi ch'eo so' allungiato
da sì dolze compagnia;
co·madonna sta lo core,
che de lo meo petto è fore,
e dimora in sua bailia.
IV
Dogliomi e adiro sovente
de lo core che dimora
con madonna mia avenente,
in sì gran bona-ventura:
odio e invidio tale affare,
che con lei non posso stare
né veder la sua figura.
V
Sovente mi doglio e adiro,
fuggir mi fanno allegrezze;
tuttavia raguardo e miro
le sue adornate fattezze,
lo bel viso e l'ornamento
e lo dolze parlamento,
occhi, ahi, vaghi e brande trezze.
![]() |
. Sio dolglio none marauilglia. esio sospiro elamento. |
I
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Sio dolglio none marauilglia. esio sospiro elamento. |
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S'io dolglio non è maravilglia, e s'io sospiro e lamento |
. SIo dollio none merauillia. esedio sospiro elamento. amor lontano mipillia, dolliosa pena cheo sento. Me(n) branda cheo sia diuizo. diueder lobel vizo. p(er)cui peno estontorme(n)to. . Allegranza louedere. midonaua p(ro)xi Lomeo core eo lagio lassato. aladol Dolliomi (e)dadiro souente. deloco Souente midollio (e)adiro. fugire mi |
I
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SIo dollio none merauillia. esedio sospiro elamento. amor lontano mipillia, dolliosa pena cheo sento. Me(n) branda cheo sia diuizo. diueder lobel vizo. p(er)cui peno estontorme(n)to. |
.
S'io dollio non è meravillia e sed io sospiro e lamento:
amor lontano mi pillia
dolliosa pena ch'eo sento,
menbranda ch'eo sia divizo
di veder lo bel vizo
per cui peno e sto 'n tormento.
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II
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Allegranza louedere. midonaua p(ro)xi mano. locontrario degio auere. cheo nesono facto lontano. Seo uegendo auea allegranza. or-nolauegio opeza(n) za. midistringie etene mano. |
.
Allegranza lo vedere mi donava proximano,
lo contrario degio avere
ch'eo ne sono facto lontano.
S'eo vegendo avea allegranza,
or no la vegio ò pezanza
mi distringie e tene mano.
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III
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Lomeo core eo lagio lassato. aladol ze do(n)na mia. dolliomi cheo sono al lungiato. dasi dolze compagnia. Cho mado(n)na sta locore. chedelo meo pec to efore. edimora insua bailia. |
.
Lo meo core eo l'agio lassato a la dolze donna mia:
dolliomi ch'eo sono allungiato
da sì dolze compagnia;
cho maonna sta lo core,
che de lo meo pecto è fore,
e dimora in sua bailia.
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IV
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Dolliomi (e)dadiro souente. deloco re chedimora. co(n)mado(n)na mia aue nente. Insi gra(n)bona uentura. Odio (e)di(n)uidio tale affare. che co(n)lei non posso stare. neuedere lasua figura. |
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Dolliomi ed adiro sovente de lo core che dimora
con madonna mia avenente,
in sì gran bona-ventura:
odio ed invidio tale affare,
che con lei non posso stare
né vedere la sua figura.
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V
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Souente midollio (e)adiro. fugire mi fan(n)o allegreze. tucta via ra-guardo emiro. lesuoe adornate facteze. Lo beluizo (e)lornamento. elodolze par lamento. occhi ai uaghi ebronde treze. |
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Sovente mi dollio e adiro, fugire mi fanno allegreze;
tucta via raguardo e miro
le suoe adornate facteze,
lo bel vizo e l'ornamento
e lo dolze parlamento,
occhi, ai, vaghi e bronde treze.
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