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S'io doglio no è meraviglia

Repertorio: RMS:
Manoscritti: Vaticano latino 3793, testo presente solo nella tavola (A14 - Sigl. Ant.);
                   Laurenziano Redi 9, cc. 101r-a (B112bis - Sigl. Ant)
Metrica: a8  b8,  a8  b8;  c8  c8  b8. Canzone di cinque strofe singulars, ciascuna di sette ottonari, organizzati secondo il presente schema. Allacciamento capfinit tra I-II, III-IV. La medesima struttura rimica, con diverso conteggio sillabico, è in Giacomino Pugliese Lontano Amore e, in Rinaldo d'Aquino In gioi mi tegno, sebbene con rima interna nel primo verso della sirma. Molti i casi rintracciabili tra i provenzali nel Repertorio metrico, altri se ne contano tra i trovieri e un numero assai elevato emerge dal repertorio galego-portoghese (per cui si rimanda ad Antonelli 1979, pp. 173-174).
Edizioni: Langley 1915, p. 23; Vitale 1951, p. 148; Panvini 1955, pp. 67 e 319; Panvini 1962, p. 32; Antonelli 1979, pp. 173-178; Antonelli 2008.
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Edizioni

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Antonelli 1979

I

S'io doglio no è meraviglia
e s'io sospiro e lamento:
amor lontano mi piglia
dogliosa pena ch'eo sento,
membrando ch'eo sia diviso
di veder[e] lo bel viso
per cui peno e sto 'n tormento. 

II

Allegranza lo vedere
mi donava proximano,
lo contrario deggio avere
ch'eo ne son fatto lontano.
S'eo veggendo avea allegranza,
or no la veggio ò pesanza
mi distringe e tene mano. 

III

Lo meo core eo l'aio lassato
a la dolze donna mia:
dogliomi ch'eo so' allungiato
da sì dolze compagnia;
co·madonna sta lo core,
che de lo meo petto è fore,
e dimora in sua bailia.

IV

Dogliomi e adiro sovente
de lo core che dimora 
con madonna mia avenente,
in sì gran bona-ventura:
odio e invidio tale affare,
che con lei non posso stare
né veder la sua figura. 

V

Sovente mi doglio e adiro,
fuggir mi fanno allegrezze;
tuttavia raguardo e miro
le sue adornate fattezze,
lo bel viso e l'ornamento
e lo dolze parlamento,
occhi, ahi, vaghi e brande trezze. 
 

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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE A2

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Edizione diplomatica

.
Sio dolglio none marauilglia. esio sospiro elamento.
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

I
.
Sio dolglio none marauilglia. esio sospiro elamento.

 
.
S'io dolglio non è maravilglia,
e s'io sospiro e lamento
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CANZONIERE B1

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Edizione diplomatica

.
S
Io dollio none merauillia. esedio
sospiro elamento. amor lontano
mipillia, dolliosa pena cheo sento. Me(n)
branda cheo sia diuizo. diueder lobel
vizo. p(er)cui peno estontorme(n)to.
.

Allegranza louedere. midonaua p(ro)xi
mano. locontrario degio auere. cheo
nesono facto lontano. Seo uegendo
auea allegranza. or-nolauegio opeza(n)
za. midistringie etene mano.
.

​Lomeo core eo lagio lassato. aladol
ze do(n)na mia. dolliomi cheo sono al
lungiato. dasi dolze compagnia. Cho
mado(n)na sta locore. chedelo meo pec
to efore. edimora insua bailia.
.

Dolliomi (e)dadiro souente. deloco
re chedimora. co(n)mado(n)na mia aue
nente. Insi gra(n)bona uentura. Odio
(e)di(n)uidio tale affare. che co(n)lei non
posso stare. neuedere lasua figura.
.

Souente midollio (e)adiro. fugire mi
fan(n)o allegreze. tucta via ra-guardo
emiro. lesuoe adornate facteze. Lo
beluizo (e)lornamento. elodolze par
lamento. occhi ai uaghi ebronde
treze.
 

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Edizione diplomatico-interpretativa

 

I
.
SIo dollio none merauillia. esedio
sospiro elamento. amor lontano
mipillia, dolliosa pena cheo sento. Me(n)
branda cheo sia diuizo. diueder lobel
vizo. p(er)cui peno estontorme(n)to.

 
.
S'io dollio non è meravillia
e sed io sospiro e lamento:
amor lontano mi pillia
dolliosa pena ch'eo sento,
menbranda ch'eo sia divizo
di veder lo bel vizo
per cui peno e sto 'n tormento.
 
II
.
Allegranza louedere. midonaua p(ro)xi
mano. locontrario degio auere. cheo
nesono facto lontano. Seo uegendo
auea allegranza. or-nolauegio opeza(n)
za. midistringie etene mano.

 
.
Allegranza lo vedere
mi donava proximano,
lo contrario degio avere
ch'eo ne sono facto lontano.
S'eo vegendo avea allegranza,
or no la vegio ò pezanza
mi distringie e tene mano.
 
III
.
Lomeo core eo lagio lassato. aladol
ze do(n)na mia. dolliomi cheo sono al
lungiato. dasi dolze compagnia. Cho
mado(n)na sta locore. chedelo meo pec
to efore. edimora insua bailia.

 
.
Lo meo core eo l'agio lassato
a la dolze donna mia:
dolliomi ch'eo sono allungiato
da sì dolze compagnia;
cho maonna sta lo core,
che de lo meo pecto è fore,
e dimora in sua bailia.
 
IV
.
Dolliomi (e)dadiro souente. deloco
re chedimora. co(n)mado(n)na mia aue
nente. Insi gra(n)bona uentura. Odio
(e)di(n)uidio tale affare. che co(n)lei non
posso stare. neuedere lasua figura.

 
.
Dolliomi ed adiro sovente
de lo core che dimora
con madonna mia avenente,
in sì gran bona-ventura:
odio ed invidio tale affare,
che con lei non posso stare
né vedere la sua figura.
 
V
.
Souente midollio (e)adiro. fugire mi
fan(n)o allegreze. tucta via ra-guardo
emiro. lesuoe adornate facteze. Lo
beluizo (e)lornamento. elodolze par
lamento. occhi ai uaghi ebronde
treze.

 
.
Sovente mi dollio e adiro,
fugire mi fanno allegreze;
tucta via raguardo e miro
le suoe adornate facteze,
lo bel vizo e l'ornamento
e lo dolze parlamento,
occhi, ai, vaghi e bronde treze.
 

 

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