Lirica Medievale Romanza
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Guiderdone aspetto avere

Repertorio: RMS
Manoscritti e stampe: Vaticano Chigiano L. VIII. 305, cc. 78v-79r (D -230, sigl. Ant.)
                                   Vaticano Latino 3793, c. 1v (A -3, sigl. Ant.)
                                   Firenze, Accademia della Crusca 53, cc. 144r-145v (Ba3, sigl. Ant.)
                                   Banco Rari 211, cc. 17v-18r (C -27, sigl. Ant.)
                                   Bolognese Comunale dell'Archiginnasio Mss. B (3467), cc. 55v e 39v, solo                                    Incipit (Ba5)
                                   Trissino, Poetica, cc. 17v e 26r solo il primo verso, 26r solo vv. 7-10 e 35r                                      solo vv. 1-14 e primo (Tr, sigl. Ant.)
                                   Marciano it. IX 292 (6097), pp. 103-105 (Mc9)
                                   Bolognese, Biblioteca Universitaria 2448, cc. 92v-93r (Bo8)

Metrica: a8  a8  b4, c8c8  b4; d  e  d (e)F, g  h  g (h)F. Canzone di quattro strofe singulars, ciascuna di quattordici versi (di cui il primo di II, III e IV potrebbe forse classificarsi come novenario, secondo Antonelli 1979, p. 41), organizzate econdo il suddetto schema. Allacciamento capfinit tra II e III con A; probabile, ancorché lontana, disperanza tra I e II; con C e D il sintagma fina donna in V potrebbe rintracciarsi in III, estendendo rapporto di solidarietà con I-II; probabile collegamento a distanza (quindi omogeneità con le altre strofe) di fera tra III e IV. Per la possibilità di leggere in «sirma variabile» la strofa III, secondo i codici D e Ba3 (-ate), si rinvia ad Antonelli, Ripetizione di rime, «neutralizzazione di rimemi», in Studi in onore di S. Debenedetti, p. 184, in cui v'è una disamina del problema.
Edizioni: Nannucci 1883 I, p. 98; D'Ancona-Comparetti 1875-1888 I, p. 10; Wiese 1928, p. 166; Langley 1915, p. 30; Tallgren 1939, pp. 288; Guerrieri Crocetti 1947, p. 183; Lazzeri 1954, p. 602; Salinari 1951, p. 66; Vitale 1951, p. 198; Panvini 1955, pp. 35 e 300; Contini 1960, p. 58; Panvini 1964, p. 401; Antonelli 1979, p. 41-55; Antonelli 2008.

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Edizioni

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Antonelli 1979

I

Guiderdone aspetto avere
da voi, donna, cui servire
no m'enoia;
ancor che mi siate altera
sempre spero avere intera
d'amor gioia.
Non vivo in disperanza,
ancor che mi disfidi
la vostra disdegnanza:
ca spesse volte vidi, - ed è provato,
omo di poco affare
pervenire in gran loco;
se lo sape avanzare,
moltipricar lo poco - c'à 'quistato. 

II

In disperanza no mi getto,
ch'io medesmo mi 'mprometto
d'aver bene:
di bon core la leänza
ch'i' vi porto, e la speranza
mi mantene.
Però no mi scoraggio
d'Amor che m'à distretto;
sì com'omo salvaggio
faraggio, com'è detto - ch'ello face:
per lo reo tempo ride,
sperando che poi pera 
lo laido aire che vede;
da donna troppo fera - spero pace. 

III

S'io pur spero in allegranza,
fina donna, pïetanza
in voi si mova.
Fina donna, no mi state 
fera, poi tanta bieltate
in voi si trova:
ca donna c'à bellezze
ed è senza pietade,
com'omo [è] c'à richezze
ed usa scarsitade - di ciò c'ave;
se non è bene apreso,
nodruto ed insegnato,
da ogn'omo 'nd'è ripreso,
orruto e dispregiato - e posto a grave.

IV 

Donna mia, ch'eo non perisca:
s'eo vi prego, no vi 'ncresca
mia preghera.
Le bellezze che 'n voi pare
mi distringe, e lo sguardare
de la cera;
la figura piacente
lo core mi diranca:
quando voi tegno mente
lo spirito mi manca - e torna in ghiaccio.
Né-mica mi spaventa
l'amoroso volere 
di ciò che m'atalenta,
ch'eo no lo posso avere, -und'eo mi sfaccio.
 

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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE A

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Edizione diplomatica

.
 
Notaro giacom(m)o
                    iij.

G  viderdone aspetto auere. diuoi don(n)a chui seruire. non me noia. simise
te tanto altera. ancora spero dauere jntera, damore gioia. Nonuiuo jndispe
ranza. ancora chemi diffidi lauostra disdengnanza. caspesse uolte audiui e
de p(ro)uato. com(m)o dipoco affare. p(er) uenire jngraloco. selosape auanzare. molti
pricare. lopoco. caquistato.

 

.

I  n disperanza non(n)i mi gietto. chio medesem(m)o mimp(ro)metto. dauere bene. dibo
   ncore elasperanza. chini portto elaleanza. mi mantene. Acio non miscora
   gio. damore chema distretto. sicomomo saluagio. faragio chelle detto.
chello facie. p(er)loreo temppo ride. sperando chepoi pera. lalaida ara che
vede. didon(n)a troppo fera. spero pacie.
 

.

S  jo purispero jnallegranza. fina don(n)a pietanza. jnuoi simoua. fina do
nna no(n)siate. fera poi tanta bieltate. jnuoi sitroua. cadon(n)a cabelleze.
ede sanza pietade, comom(m)o caricheze. edusa scarsitade. dicio caue. seno(n)
n(n)e bene apreso. nediritto nedinsengnato. daongnom(m)o neripreso. oruto edi
spresgiato. epresgio agraue.
 

.

D  onna mia chio nomperisca. sio uiprego nonuincresca. mia preghera. lebelle
    ze chenuoi pare. midistringie elosguardare. delaciera. lafigura piagi
ente. locore midiranca. quando uitengnio mente. lospirito mimanca. etor
na jnghiaccio. nemica mispauenta. d lamoroso uolere. dicio chematale
nta. chio noloposso auere. ondimisfacco.
 

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Edizione diplomatico-interpretativa

I
.
Notaro giacom(m)o
                    iij.

G  viderdone aspetto auere. diuoi don(n)a chui seruire. non me noia. simise
te tanto altera. ancora spero dauere jntera, damore gioia. Nonuiuo jndispe
ranza. ancora chemi diffidi lauostra disdengnanza. caspesse uolte audiui e
de p(ro)uato. com(m)o dipoco affare. p(er) uenire jngraloco. selosape auanzare. molti
pricare. lopoco. caquistato.

 

.
Guiderdone aspetto avere
di voi, donna, chui servire
non m'enoia;
si mi sete tanto altera
ancora spero d'avere jntera
d'amore gioia.
Non vivo jn disperanza,
ancora che mi diffidi la vostra disdegnanza;
ca spesse volte audivi – e de provato commo poco di affare
pervenire jn gra loco;
se lo sape avanzare;
moltipricare lo poco c'acquistato.
 
II
.
I  n disperanza non(n)i mi gietto. chio medesem(m)o mimp(ro)metto. dauere bene. dibo
   
ncore elasperanza. chini portto elaleanza. mi mantene. Acio non miscora
   
gio. damore chema distretto. sicomomo saluagio. faragio chelle detto.
chello facie. p(er)loreo temppo ride. sperando chepoi pera. lalaida ara che
vede. didon(n)a troppo fera. spero pacie.
 
.
In disperanza non ni gietto,
ch'io medesem(m)o m'imprometto
d'avere bene:
di bon core e la speranza
ch'i ni portto, e la leanza
mi mantene.
Aciò non mi scoragio
d'amore che m'à distretto;
sì como salvagio
faragio ch'ell'è detto - ch'ello facie
per lo reo temppo ride,
sperando che poi pera
la laida ara che vede;
di donna troppo fera - spero pacie.
 
III
.
S  jo purispero jnallegranza. fina don(n)a pietanza. jnuoi simoua. fina do
nna no(n)siate. fera poi tanta bieltate. jnuoi sitroua. cadon(n)a cabelleze.
ede sanza pietade, comom(m)o caricheze. edusa scarsitade. dicio caue. seno(n)
n(n)e bene apreso. nediritto nedinsengnato. daongnom(m)o neripreso. oruto edi
spresgiato. epresgio agraue.
 
.
S'jo pur ispero jn allegranza,
fina donna, pietanza
jn voi si mova.
Fina donna non siate
fera, poi tanta bieltate
jn voi si trova:
ca donna c'à belleze
ed è sanza pietade,
com'ommo c'à richeze
ed usa scarsitade- di ciò c'ave;
se nonn-è bene apreso,
nediritto n'é d'insengnato,
da ongn'ommo n'è ripreso,
oruto e dispresgiato - e presgio à grave.
 
IV
.
D  onna mia chio nomperisca. sio uiprego nonuincresca. mia preghera. lebelle 
     ze chenuoi pare. midistringie elosguardare. delaciera. lafigura piagi

ente. locore midiranca. quando uitengnio mente. lospirito mimanca. etor
na jnghiaccio. nemica mispauenta. d lamoroso uolere. dicio chematale
nta. chio noloposso auere. ondimisfacco.
 
.
Donna mia, ch'io nom perisca:
s'io vi prego, non v'incresca
mia preghera.
Le belleze che 'n voi pare
mi distringie e lo sguardare
de la ciera;
la figura piagiente
lo core mi diranca:
quando vi tengnio mente
lo spirito mi manca -e torna jnghiaccio.
Nemica mi spaventa
l'amoroso volere
di ciò che m'atalenta,
ch'io no lo posso avere -ond'i mi sfacco.
 
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CANZONIERE A2

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Edizione diplomatica

 

.

iij.        Gviderdone aspetto auere diuoi donna chui seruire nonme.
 

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Edizione diplomatico-interpretativa

I
.
    iij.                           Gviderdone aspetto auere diuoi donna chui seruire nonme.
 
.
Guiderdone aspetto avere 
di voi, donna, cui servire
non m'è.

 
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CANZONIERE Ba3

I
.
Guiderdone aspetto hauere
da uoj donna cui servire
non m'è noia
Anchor che mi siate altiera
sempre spero hauere intera
d'amar gioia
Non uiuo in disperanza
​Anchor che e mi disfidi

la uostra disdegnanza
che spesse uolte uidi ed è prouato
huomo di poco affare
peruenire in gran loco
se si sape auanzare
et multiplica lo pocho c'ha auanzato.
 
.
Guiderdone aspetto havere
da voi, donna, cui servire
non m'è noia;
Anchor che mi siate altiera
sempre spero havere intera
d'amar gioia.
Non vivo in disperanza,
anchor che e mi disfidi
la vostra disdegnanza:
che spesse volte vidi – ed è provato,
huomo di poco affare
pervenire in gran loco;
se si sape avanzare,
et multiplica lo pocho c'ha avanzato.
 
II
.
In disperanza non mi getto

ch'io medesmo m'inprometto
d'hauer bene:
di buon cuore è la leanza
ch'io ui porto et la speranza
mi mantene
Pero non mi scoraggio
d'amor che m'ha distretto
sì com'huomo seluaggio
faraggio com'ho detto
ch'ello face
per lo reo tempo ride
sperando che poi pera
lo laido dire che viene
Da donna troppo fera
Aspetto pace.
 

.
In disperanza non mi getto,
ch'io medesmo m'imprometto
d'haver bene:
di buon cuore è la leanza
ch'io vi porto, et la speranza
mi mantene.
Però non mi scoraggio
d'Amor che m'ha distretto;
faraggio com'ho detto – ch'ello face:
per lo reo tempo ride,
sperando che poi pera
lo laido dire che viene
da donna troppo fera – aspetto pace.
 
III
.
S'io pure spero pieta in allegranza
fina donna pietanza
in uoi si muoua
fina donna non mi siate
fiera poi tanta beltate
in uoi si truoua
ch'a donna c'ha belleze
ed è senza pietate
com'huomo ch'à ricchezze
et usa scarsitate
di cio c'have.
Se non è ben appreso
nodrito ed insegnato
da ogn'huom n'è ripreso
orrato et et dispregiato
et posto a grave.
 
.
S'io pure spero pietà in allegranza,
fina donna, pietanza
in voi si mova.
Fina donna, non mi siate
fiera, poi tanta beltate
in voi si truova:
ch'a donna ch'à belleze
ed è senza pietate,
com'huomo ch'à ricchezze
et usa scarsistate – di cio c'have;
se non è ben appreso,
nodrito ed insegnato,
da ogn'huom n'è ripreso,
orrato et et dispregiato – et posto a grave.
 
IV
.
Fina donna ch'eo non perisca
s'eo vi prego
non uincresca
mia preghiera
le bellezze che 'n uoi pare
mi distringe et lo sguardare
della cera
La figura piacente
lo core mi dirancia
quando voi tegno mente
lo spirito mi manca
et torna in ghiaccio
ne mica mi spauenta
l'amoroso uolere
di do che m'attalenta
cheo no lo posso hauere

ond'eo mi sfaccio.
 
.
Fina donna, ch'eo non perisca:
s'eo vi prego
non v'incresca
mia preghiera.
Le bellezze che 'n voi pare
mi distringe, et lo sguardare
della cera;
la figura piacente
lo core mi diranca:
quando voi tegno mente
lo spirito mi manca – et torna in ghiaccio.
Né mica mi spaventa
l'amoroso volere
di dò che m'attalenta,
ch'eo no lo posso havere, - od'eo mi sfaccio.
 
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Edizione diplomatica

  .
Guiderdone aspetto hauere
da uoj donna cui servire
non m'è noia
Anchor che mi siate altiera
sempre spero hauere intera
d'amar gioia
Non uiuo in disperanza
​Anchor che e mi disfidi

la uostra disdegnanza
che spesse uolte uidi ed è prouato
huomo di poco affare
peruenire in gran loco
se si sape auanzare
et multiplica lo pocho c'ha auanzato.
.
In disperanza non mi getto
ch'io medesmo m'inprometto
d'hauer bene:
di buon cuore è la leanza
ch'io ui porto et la speranza
mi mantene
Pero non mi scoraggio
d'amor che m'ha distretto
sì com'huomo seluaggio
faraggio com'ho detto
ch'ello face
per lo reo tempo ride
sperando che poi pera
lo laido dire che viene
Da donna troppo fera
Aspetto pace.
.
S'io pure spero pieta in allegranza
fina donna pietanza
in uoi si muoua
fina donna non mi siate
fiera poi tanta beltate
in uoi si truoua
ch'a donna c'ha belleze
ed è senza pietate
com'huomo ch'à ricchezze
et usa scarsitate
di cio c'have.
Se non è ben appreso
nodrito ed insegnato
da ogn'huom n'è ripreso
orrato et et dispregiato
et posto a grave.
.
Fina donna ch'eo non perisca
s'eo vi prego
non uincresca
mia preghiera
le bellezze che 'n uoi pare
mi distringe et lo sguardare
della cera
La figura piacente
lo core mi dirancia
quando voi tegno mente
lo spirito mi manca
et torna in ghiaccio
ne mica mi spauenta
l'amoroso uolere
di do che m'attalenta
cheo no lo posso hauere
ond'eo mi sfaccio.
 
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CANZONIERE C

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Edizione diplomatica

.
 

G   uiliardone aspecto auere dauo don(n)a
      cui seruire no me noia.
         Ancor ke mi siate altera: sempre spe
      ro dauere intera damor gioia.
         Non uiuo indisperança ancor ke
      mi diffidi lauostra disdegnança: ke
      ke spesse uolte uidi ede p(ro)uato homo
      dipoco affare p(er)uenire ingranloco se
      si sape auançare: moltiplicar lo poco
                                              kaq(ui)stato.
 

.
                                         Indisperança no mi gitto: kio me
     desmo minpromecto: dauere bene.
     Di bon cor la leança kio ui porto: e la sperança mi mantene.
       Pero nomiscoragio damor ke ma distrecto: si co homo saluagio
 faragio come odecto kello face: perlo rio tempo ride: sperando ke
 poi pera lo laido dire ke uene dadona troppo fera aspecto pace.
 
.
     Sio pur spero pietan i(n)alegra(n)ça: fina do(n)na pietança: inuoi si moua.
     Fina donna no mi siate fera: poi tanta belta inuoi si troua.
     Ka donna ka belleçe: ede sença pietade: comomo ka riccheçe: eu
 sa scarsitade: dicio kaue senone bene apreso. nodruto einsegnato
 da ognonde ripreso: orruto edispresiato eposto agraue.
 

.
     Fina donna keo no(n) perisca: seo ui prego no uincresca mia pregera   
     Le belleçe ken uoi pare. mi distringe elosguardare dela ciera.
     La figura piacente: lo core midiranca quando uoi tegno mente.
 lo spirito mi mancha etorna inghiaccio: ne mica mispauenta la
 moroso uolere: dicio ke ma talenta: keo nolo posso au(er)e undeo misfacio
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

Edizione diplomatica



Guiliardone aspecto auere dauo don(n)a
      cui seruire no me noia.
         Ancor ke mi siate altera: sempre spe
      ro dauere intera damor gioia.
         Non uiuo indisperança ancor ke
      mi diffidi lauostra disdegnança: ke
      ke spesse uolte uidi ede p(ro)uato homo
      dipoco affare p(er)uenire ingranloco se
      si sape auançare: moltiplicar lo poco
                                              kaq(ui)stato.
                                         Indisperança no mi gitto: kio me
     desmo minpromecto: dauere bene.
     Di bon cor la leança kio ui porto: e la sperança mi mantene. 
     Pero nomiscoragio damor ke ma distrecto: si co homo saluagio
 faragio come odecto kello face: perlo rio tempo ride: sperando ke
 poi pera lo laido dire ke uene dadona troppo fera aspecto pace.
      Sio pur spero pietan i(n)alegra(n)ça: fina do(n)na pietança: inuoi si moua.
     Fina donna no mi siate fera: poi tanta belta inuoi si troua   
     Ka donna ka belleçe: ede sença pietade: comomo ka riccheçe: eu
 sa scarsitade: dicio kaue senone bene apreso. nodruto einsegnato
 da ognonde ripreso: orruto edispresiato eposto agraue.
     Fina donna keo no(n) perisca: seo ui prego no uincresca mia pregera   
     Le belleçe ken uoi pare. mi distringe elosguardare dela ciera.
     La figura piacente: lo core midiranca quando uoi tegno mente.
 lo spirito mi mancha etorna inghiaccio: ne mica mispauenta la
 moroso uolere: dicio ke ma talenta: keo nolo posso au(er)e undeo misfacio

     

Edizione interpretativa


I
Guiliardone aspecto avere
da vo' , donna cui servire
no me noia;
ancor ke mi siate altera
sempre spero d'avere intera
d'amor gioia.
Non vivo in disperança,
anco ke mi diffidi
la vostra disdegnança;
ke ke spesse volte vidi, - ed è provato,
homo di poco affare pervenire in gran loco;
se si sape avançare,
moltiplicar lo poco k'à quistato.

II
In disperança no mi gitto,
k'io medesmo m'inmpromecto
d'avere bene:
di bon cor la leança
k'io vi porto, e la sperança
mi mantene.
Però no mi scoragio
d'Amor ke m'à distrecto;
sì co homo salvagio
faragio, come ò decto- k'ello face:
per lo rio tempo ride,
sperando ke poi pera
lo laido dire ke vene;
da dona troppo fera – aspecto pace.

III
S'io pur spero pietàn in alegrança,
fina donna, pietança
in voi si mova.
Fina donna, no mi siate
fera, poi tanta beltà
in voi si trova:
ka donna k'à belleçe
ed è sença pietade,
com'omo k'à riccheçe
e usa scarsitade – di ciò k'ave;
se non è bene apreso,
nodruto e insegnato
da ognon 'nd' è ripreso,
orruto e dispresiato – e posto a grave.

IV
Fina donna, k'eo non perisca:
s'eo vi prego no v'incresca
mia pregera.
Le belleçe ke'n voi pare
mi distringe e lo sguardare
de la ciera;
la figura piacente
lo core mi diranca:
quando voi tegno mente
lo spirito mi mancha – e torna in ghiaccio.
Nè mica mi spaventa
l'amoroso volere
di ciò ke m'atalenta,
k'eo no lo posso avere, - und'eo mi sfacio.

     

     

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CANZONIERE D

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Edizione diplomatica

.
Mess(er) Rinaldo daquino

 G  uiderdone aspecto auer dauoi donna. chui seruire no(n) me noia. Ancor
    chem(m) isiate altera. sempre ispero dauere intera. damor gioia. Non
 uiuo indisperança ancor chem(m)i disfidi. lauostra di-sdegnança. chespesse uolte
 uidi edeprouato. omo dipoco affare peruenire ingranlocho. sesi sape aua(n)
 çare. moltiplicare lopoco cha acquistato.
 

. 
 
   In disperança no(n)mi gitto. chio medesmo minprometto. dauer bene. Di bon
    chore laleança chiuiporto. elasperança mimantene. Pero no(n)miscorag
   gio damor chema distrecto, sichomomo saluaggio. faraggio chome odecto
    chello face. perloreo tempo ride. sperando chepoi pera. lolaido dire cheuen
    dadonna troppo fera. aspecto pace.
 
.
     Sio purispero pieta inallegrança. fina donna pietança inuoi simoua. fi
    na donna no(n)mi siate fera. poi tanta belta inuoi sitroua. Cha donna cha bel
    leççe ede sença pietate. chom omo chariccheççe. eusa scharsitate. dicio cha
    ue senone bene apreso. nodrito edinsengnato daongnuomo neripreso. or
    rato edispregiato eposto agraue.
 
.
   
 Fina donna cheo nonperischa. seo uipriegho nonuincrescha mia preghiera.
    le belleççe chenuoi pare. midistringe elosguardare delacera. La figura
    piacente lochore midirancia quando uoi tengno mente. lo spirito mi ma(n)cha
​ etorna inghiaccio. nemicha mispauenta lamoroso uolere, dicio chem(m)atalenta.
 cheo nolo posso auere ondeo misfaccio.

 
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Edizione diplomatico-interpretativa

I
.
Mess(er) Rinaldo daquino
G  uiderdone aspecto auer dauoi donna. chui seruire no(n) me noia. Ancor
    chem(m) isiate altera. sempre ispero dauere intera. damor gioia. Non
 uiuo indisperança ancor chem(m)i disfidi. lauostra di-sdegnança. chespesse uolte
 uidi edeprouato. omo dipoco affare peruenire ingranlocho. sesi sape aua(n)
 çare. moltiplicare lopoco cha acquistato.
 
.
Guiderdone aspecto avere
da voi donna, chui servire
non m'è noia;
ancor che mmi siate altera
sempre ispero d'avere intere
d'amor gioia.
Non vivo in disperança,
ancor che mmi disfidi
la vostra disdegnança:
che spesse volte vidi, – ed è provato,
omo di poco affare
pervenire in gran locho;
se si sape avançare,
moltiplicare lo poco ch'à acquistato.
 
II
.
    In disperança no(n)mi gitto. chio medesmo minprometto. dauer bene. Di bon 
    chore laleança chiuiporto. elasperança mimantene. Pero no(n)miscorag
    
gio damor chema distrecto, sichomomo saluaggio. faraggio chome odecto
    chello face. perloreo tempo ride. sperando chepoi pera. lolaido dire cheuen 
    dadonna troppo fera. aspecto pace.

 
.
In disperança non mi gitto,
ch'io medesmo m'inprometto
d'aver bene :
di bon chore la leança
ch'i vi porto, e la sperança
mi mantene.
Però non mi scoraggio
d'Amor che m'à distrecto;
sì chom'omo salvaggio
faraggio, chome ò decto – ch'ello face:
per lo reo tempo ride,
sperando che poi pera
lo laido dire che ven
da donna troppo fera – apecto pace.
 
III
.
     Sio purispero pieta inallegrança. fina donna pietança inuoi simoua. fi
   
na donna no(n)mi siate fera. poi tanta belta inuoi sitroua. Cha donna cha bel 
    leççe ede sença pietate. chom omo chariccheççe. eusa scharsitate. dicio cha
 
    ue senone bene apreso. nodrito edinsengnato daongnuomo neripreso. or
 
    rato edispregiato eposto agraue.

 
.
S'io pur ispero pietà in allegrança,
fina donna, pietança
in voi si mova.
Fina donna, non mi siate
fera, poi tanta beltà
in voi si trova:
cha donna c'ha belleççe
ed è sença pietate,
chom'omo ch'à riccheççe
e usa scharsitate – di ciò ch'ave;
se non è bene apreso,
nodrito ed insengnato,
da ongn'uomo n'è ripreso,
orrato e dispregiato – e posto a grave.
 
IV
.
    Fina donna cheo nonperischa. seo uipriegho nonuincrescha mia preghiera. 
    le belleççe chenuoi pare. midistringe elosguardare delacera. La figura
    
piacente lochore midirancia quando uoi tengno mente. lo spirito mi ma(n)cha
    
etorna inghiaccio. nemicha mispauenta lamoroso uolere, dicio chem(m)atalenta.
 cheo nolo posso auere ondeo misfaccio.

 
.
Fina donna, ch'eo non perischa:
s'eo vi priegho, non v'increscha
mia preghiera.
Le belleççe che 'n voi pare
mi distringe, e lo sguardare
de la cera;
la figura piacente
lo core mi diranca:
quando voi tengno mente
lo spirito mi mancha – e torna in ghiaccio.
Né micha mi spaventa
l'amoroso volere
di ciò che m'atalenta,
ch'eo no lo posso avere – ond'eo mi sfaccio.
 
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CANZONIERE Tr

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Edizione diplomatica

.
Guidardone aspetto havere. [p. XVIIv]
Non vivo in disperanza,
Aneor che mi disfidi
La vostra disdegnanza;
Che spesse volte vidi,
Et è provato;
Homo di poco affare
per venire in gran luoco;
Se si sape avanzare,
Multiplicar lo poco
Che ha acquistato.
[vv. 7- 10 p. XXVIr; vv. 7- 14 P XXXVr]

 
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Edizione diplomatico-interpretativa

  I
.
Guidardone aspetto havere. [p. XVIIv]
Non vivo in disperanza,
Aneor che mi disfidi
La vostra disdegnanza;
Che spesse volte vidi,
Et è provato;
Homo di poco affare
per venire in gran luoco;
Se si sape avanzare,
Multiplicar lo poco
Che ha acquistato.
[vv. 7- 10 p. XXVIr; vv. 7- 14 P XXXVr]

 

Guidardone aspetto havere.
Non vivo in disperanza,
aneor che mi disfidi
la vostra disdegnanza:
che spesse volte, - et è provato,
homo di poco affare
per venire in gran luogo;
se si sape avanzare,
multiplicar lo poco – che ha acquistato.
 
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