I
Dolce coninzamento
canto per la più fina
che sia, al mio parimento,
d 'Agri infino in Mesina;
cioè la più avenente:
o stella rilucente
che levi la maitina!
quando m'apar davanti,
li suo' dolzi sembianti
m'incendon la corina.
II
« Dolce meo sir, se 'ncendi,
or io che deggio fare?
Tu stesso mi riprendi
se mi vei favellare;
ca tu m'ài 'namorata,
a lo cor m'ài lanciata,
sì ca difor non pare;
rimembriti a la fiata
quand'io t'ebi abrazzata
a li dolzi baciarti ».
III
Ed io baciando stava
in gran diletamento
con quella che m'amava,
bionda, viso d'argento.
Presente mi contava,
e non mi si celava,
tut[t]o suo convenente;
e disse: « I' t'ameraggio
e non ti falleraggio
a tut(t]o 'l mio vivente.
IV
Al mio vivente, amore,
io non ti falliraggio
per lo lusingatore
che parla tal fallaggio.
Ed io sì t'ameraggio
per quello ch'è salvaggio;
Dio li mandi dolore,
un qua non vegna a maggio:
tant'è di mal usaggio
che di stat'à gelare ».
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. Notaro giacom(m)o xviij D olcie coninciamento. canto p(er)lapiufina. chesia almio parimento. dagri jnfino jnmesina. cioe lapiu auenente. ostella riluciente. cheleui la maitina. quanddo mapare dauanti. lisuo dolzi sembianti. minciendono lacorina. |
![]() |
. D olcie meo sire senciendi. orio chedegio fare. tustesso miriprendi. semi uedi fauella re. Caturnai narnorata. alocore mai lancata. sica difori nom pare. rimembriti alafiata. guandio tebi abrazata. ali dolzi basciari. |
![]() |
- E dio basciendo staua. jngrande diletamento. conquella chemamaua. bionda uiso dargiento. presente micontaua. enonmisicielaua. tuto suo conuenente. edisse ieta meragio. enonti falleragio. atutolmio uiuente. |
![]() |
- A lmio uiuente amore. jononti falliragio. p(er)lolusingatore. cheparlla ditalfallagio. edio sitameragio. p(er) quello che saluagio. dio limandi dolore. vnqua nonuengna a magio. tante dimalusagio. cbedistata gielore. |
I |
. Notaro giacom(m)o D olcie coninciamento. canto p(er)lapiufina. chesia almio parimento. dagri jnfin jnmesina. cioe lapiu auenente. ostella riluciente. cheleui la maitina. quanddo mapare dauanti. lisuo dolzi sembianti. minciendono lacorina. |
.
Dolcie coninciamento
canto per la più fina
che sia al mio parimento,
d'Agri jnfino jn Mesina;
cioè la più avenente:
o stella riluciente
che levi la maitina.
Quanddo m'apare davanti,
li suo dolzi sembianti
m'inciendono la corina.
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II |
. D olcie meo sire senciendi. orio chedegio fare. tustesso miriprendi. semi uedi fauella re. Caturnai narnorata. alocore mai lancata. sica difori nom pare. rimembriti alafiata. guandio tebi abrazata. ali dolzi basciari. |
.
<<Dolcie meo sire, se 'nciendi,
or'io che degio fare?
Tu stesso mi riprendi
se mi vedi favellare;
ca tu rn'ai namorata,
a lo core m'ai lancata,
sì ca di fori nom pare;
rimembriti a la fiata
guand'io t'ebi abrazata,
a li dolzi basciari>>.
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III |
. E dio basciendo staua. jngrande diletamento. conquella chemamaua. bionda uiso dargiento. presente micontaua. enonmisicielaua. tuto suo conuenente. edisse ieta meragio. enonti falleragio. atutolmio uiuente. |
.
Ed io basciendo stava
jn grande diletamento
con quella che m'amava,
bionda, viso d'argiento,
presente mi contava,
e non mi si cielava
tuto suo convenente;
e disse: <<ie t'ameragio
e non ti falleragio
a tuto 'l mio vivente.
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IV |
. A lmio uiuente amore. jononti falliragio. p(er)lolusingatore. cheparlla ditalfallagio. edio sitameragio. p(er) quello che saluagio. dio limandi dolore. vnqua nonuengna magio. tante dimalusagio. cbedistata gielore. |
.
Al mio vivente amore:
jo non ti falliragio
per lo lusingatore
che parlla di tal fallagio.
Ed io sì t'ameragio;
per quello ch'è salvagio;
Dio li mandi dolore,
unqua non vengna a magio:
tant'è di mal usagio,
che di stat'à gielore>>.
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D olcie coninzamento. canto p(er) lapiu fine che sia. |
I |
. D olcie coninzamento. canto p(er) lapiu fine che sia. |
. Dolcie coninzamento canto per la più fine che sia. |