Lirica Medievale Romanza
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EDIZIONE

a cura di Laura Rosari

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Amor, Amor, quisvulla us don lausor

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Introduzione

Il componimento è costituito da un’unica cobla e presenta un’alternanza tra decasillabi, enneasillabi e ottosillabi, tutti maschili.

 

Schema rimico: ABABCDDC

Timbri rimici: A: -or

                        B: -an

                        C: -ir

                        D: -os

Schema sillabico: 10 8 8 8 8 8 8 8

Amor, Amor, quisvulla us don lausor è una delle due coblas esparsas conservate dell’autore ed è inserita all'interno di un componimento di Francesc Ferrer, Lo conhort.
Sembra essere una sorta di Comiat in cui l’autore annuncia il cambiamento del suo atteggiamento nei confronti di Amore; purtroppo a causa dell'assenza dei versi che eventualmente precedevano e/o seguivano quelli citati non è possibile contestualizzare le parole dell’autore. Ciò che si può dedurre dal testo è che Amor, che presumibilmente è Fals’Amor, è folle, inganna, manipola e per questo il poeta decide di interrompere il rapporto di servitù amorosa esistente e annuncia che da questo momento in poi considererà a loro volta folli tutti coloro persisteranno in quella condizione.

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Testo e traduzione

Ed. Jaume Auferil 1989  

  I

  I

  Amor, Amor, quisvulla us don lausor,

  e xant per vos, car d’ara ’van,

  de cor maldich vostra follor,

  el vostre seny complit d’engan

  e l’hoc e·l no que vos fay dir,

  el brau respos e·l gracios;

  de cor maldich quant es de vos,

  e per foll tinch qui us vol servir». 

  Amore, Amore, chiunque voglia vi doni lode,

  e canti per voi, perché d'ora in avanti,

  maledico di cuore la vostra follia,

  il vostro senno pieno d'inganno

  e il sì e il no che voi fate dire,

  la risposta violenta e quella graziosa;

  maledico di cuore ciò che è vostro,

  e considero folle chi vuole servirvi».

 
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En be fort punt suy entrat en la setla

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Introduzione

Il componimento, costituito da una sola cobla, presenta versi decasillabi maschili e femminili.
 

Schema rimico: ABABCDCD

Timbri rimici: A: -etla

                        B: -ines

                        C: -en

                        D: -erta 

Schema sillabico: 10’ 10’ 10’ 10’ 10 10’ 10 10’

 

En be fort punt suy entrat en la setla è la seconda cobla esparsa conservata dell'autore; come nella prima, Amor, Amor, quisvulla us don lausor, le caratteristiche di Amor sono negative, il poeta è tenuto sveglio per tutta la notte, viene percosso, è tormentato. Nella poesia trobadorica il tema dell’amore che tormenta e che si manifesta anche dolorosamente è molto frequente, come anche l’aggettivo laç riferito al cuore, e proprio da questo punto di vista le argomentazioni che il poeta usa in questo testo potrebbero, in senso lato, essere collegate al nesso che i trovatori istituiscono tra lessico amoroso e lessico medico.

In questo componimento, come anche in Amor, Amor, quisvulla us don lausor, si riscontra l’utilizzo del lessico feudale e di parole come folor che sono tipiche del linguaggio amoroso trobadorico.

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Testo e traduzione

Ed. Miriam Cabré 2000  
  I   I

En be fort punt suy entrat en la setla

d’amor, qui·m bat ab ses grans dissiplines,

que mon laç cor totes nuyts axi vetle

que tots los tochs e retorn de matines

oig clarament e·ls cans qui de nuyt guayten

e ’nquer lo gall qui cantant se desperta,

perqu’en çell punt tots mos spirits arden

del foch d’amor qu’a ma pensa deserta.

Sono salito in un momento pericoloso sulla sella

d’amore, che mi percuote con le sue grandi frustate,

il mio cuore, lasso, tiene sveglio tutte le notti così

che tutti i rintocchi e il ritorno del mattino

sento chiaramente, e i cani che di notte guaiscono

e, ancora, il gallo che cantando si sveglia

perché in quel momento tutti i miei spiriti ardono

del fuoco d’amore che fa deserto il mio pensiero.

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Pus que demendat m’avets

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Introduzione

Il componimento è formato da 5 coblas singulars di 8 versi e da due coblas più piccole di quattro versi ciascuna, una all’inizio e una alla fine; lo schema rimico delle due è  diverso (la prima xyyx e la seconda, definibile come tornada xxyy) così come i timbri rimici. Il componimento presenta un refranh costituito da un unico verso ripetuto alla fine di ogni strofa e dunque la rima D rimane identica per tutto il componimento. Si alternano eptasillabi e esasillabi maschili e femminili.

 

Schema rimico: ABABBCCDD 

Timbri rimici: A: -oma; -ia; - enya; -ada; -estre

                        B: -ech; -e; -its; -is; -er

                        C: -ura; -urta; -enta; -ar; -apta

                        D: -ets

 

Pusque demandat m’avets è un componimento diverso dagli altri due conservati dell'autore: ruota attorno al tema della scrittura e non parla degli effetti negativi dell'amore.
Il poeta, su richiesta della dama, elenca tutto ciò che serve per scrivere bene: descrive le caratteristiche della penna e dell’inchiostro, parla del foglio, di come sia necessario impugnare la penna per scrivere bene. Sembra chiaro però che, sotto questo argomento di facciata, si nasconda una rete di doppi sensi che si riferisce piuttosto alla relazione di natura fisica tra i due.

È curioso notare, comunque, che il cognome dell’autore sia proprio Escrivà, scriba.

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Testo e traduzione

Ed. Miriam Cabré 2000  
  I   I

  Pus que demendat m’avets

  com porets pendre d’escriure,

  tot primer no us vullats riure,

  senyora, quant scriurets.

  Poiché mi avete chiesto

  come potete imparare a scrivere,

  innanzitutto non vogliate ridere,

  signora, quando scrivete.

  II   II

  L’art d’escriura vol la ploma

  ffort dura, que no·s dobblech;
  
may scriurets be sens goma,

  pero sia fes lo bech:

  lo tinter no stiga sech.

  La ploma per sa mesura,

  per far millor scriptura,

  haja un palm e dos dets,

  senyora, quant scriurets.

L’arte di scrivere richiede la penna
molto 
dura, che non si spezzi;

non scriverete mai bene senza gomma,

però sia fatta la punta:

il contenitore dell’inchiostro non rimanga secco.

La misura della penna

per fare buona scrittura,

deve essere di un palmo e due dita

signora, quando scrivete.

  III   III

  Del trempar la maestria

  prolixament la us dire:

  la ploma se vol que sia

  aguda, quayrada be;

  encara mes se cove

  la part dreta sia curta.

  Gardats la tinta no surta

  tro tant que master l’aurets,

  senyora, quant scriurets.

Vi spiegherò l’arte

del temperare in modo esaustivo:

serve che l’estremità sia appuntita, ben squadrata;

ancora di più conviene che

la parte destra sia corta.

Fate attenzione che l’inchiostro non esca

finché la utilizzerete,

signora, quando scrivete.

  IV   IV

  Ab la ma que hom se senya

  la ploma si us plats tenits,

  pero tostemps vos sovenya

  que la tingats ab tres dits.

  Ladonchs farets bels scrits,

  e lo quart dit que y consenta;

  en lo tinter haja tenta

  per que la ploma y mullets,

  senyora, quant scriurets.

Con la mano con cui ci si segna

per favore, tenete la penna,

però ricordate sempre

di tenerla con tre dita.

Allora farete begli scritti,
e il quarto dito che lo consenta;

nel contenitore ci sia inchiostro

perché (possiate) immergervi la penna,

signora, quando scrivete.

  V   V

  La tinta sia gomada

  e lo paper blanch e lis

  e, si sots acolorada

  scrivint, eu vos avis

  que nulla gota surtis

  en lo paper per mullar;

  sovin vos playa ’xugar

  e·ls dits romangan tots nets,

  senyora, quant scriurets.

L’inchiostro sia cancellato

e il foglio bianco e liscio

e, se vi siete colorata

scrivendo, io vi avviso

che nessuna goccia cada
sul foglio nell’intingere;

vi piaccia, sovente, asciugare

e le dita rimangano tutte pulite,

signora, quando scrivete.

  VI   VI

  Desobre lo genol destre

  vol star pla lo paper.

  Donchs, aprenets del bon mestre

  pus d’escriure us plau saber:

  continuar se requer.

  E pus vets qu’ay dat recapta

  e d’escriure suy tan abte,

  demendats me totes vets,

  senyora, quant scriurets.

Sopra il ginocchio destro

deve stare steso il foglio.

Dunque, apprendete dal buon maestro

quanto dello scrivere vi piaccia sapere:

si richiede continuare.
E giacché do insegnamenti

e sono tanto atto a scrivere,

domandatemi tutte le volte,

signora, quando scrivete.

  VII   VII
  Ni divenres ni dissabta,

per que hiscats molt pus abta,

no cessets gens ne y guardets,

senyora, quant scriurets.

Né venerdì né sabato,

perché diventiate molto più esperta

non cessate mai ne guardatevene,

signora, quando scrivete.

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