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Quando l’amore tempesta

Carte Ms. CANZONIEREV: 71r-v
Manoscritti: Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat 3793
Edizioni: Poeti del Duecento, a cura di Gianfranco Contini, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960, voll. 2;Chiaro Davanzati, Rime. Edizione critica con commento e glossario a cura di Aldo Menichetti, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1965 (Collezione di opere inedite o rare, 126); Concordanze della Lingua Poetica Italiana delle Origini (CLPIO), vol. I, a cura di d'Arco Silvio Avalle, Milano-Napoli, Ricciardi, 1992; A. Solimena, Repertorio metrico dei siculo-toscani, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2000; G. Gorni, Repertorio metrico della canzone italiana dalle origini al Cinquecento, Firenze, Cesati, 2008.
 

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Chiaro Davanzati: Rime, a cura di Aldo Menichetti

Quando lo mar tempesta,
per natura che gli ène,
de lo suo tempestare gitta l'onda;
e 'n quella guisa alpesta
è spesso, ché grand'ène                                                                                5
la cagion che tempesta <sì> gli abonda.
Vede l'ond'agitare,
già mai non vede posa,
infin che quella cosa
che lo fa tempestare                                                                                    10
non si parte da˙llui,
perch'è natura i˙llui
di così far, quando i giunge quell'ora.
 
E per natura getta
la tempesta il maroso,                                                                                 15
d<ov>unque là ove inchiuder non si pote:
* dunque elli in cui lo getta
fior'è ch'è tempestoso
e che gioie per stagion menare pote.
E da ch'è così certo,                                                                                   20
bene faria fallanza
chi ponesse fallanza
in ch'io lo metto sper<t>o:
facesse in ciò pur d'una
guisa, com' so, mal sona,                                                                             25
ché mare, com' tempesta, l'onda butta. *
 
Tanto mi par lo dire,
ch'ag<g>io fatto, certano,
che di parlare ancora no ridotto
quel che mi fa languire,                                                                                30
ancora che lontano,
m'assai diròllo, come sia condotto.
Ciò natura distina:
sì com'ha sua natura
ciascuna crïatura,                                                                                        35
ritraie indi gioi' fina;
a quella ch'io avea
traea, da che dovea,
e come pesce per lo mare stava.
 
Istando più gioioso                                                                                      40
ne lo mar d'ogni gioia,
ed un'òra crudele cominciòe
a farlo tempestoso,
pur per me donar noia,
ond'ïo morte tosto n'averòe;                                                                        45
ché per suo tempestare
mi lasciò smisurato:
con un'onda abutato
lungi m'ha fuor del mare,
e posto in ter<r>a dura                                                                               50
e tratto di natura,
<come d'>onde li pesci, ch'indi han vita.
 
Veggendo ched io sono
di star ne l'aqua fora,
assai isbatuto son per ritornare.                                                                   55
Tanto sbatuto sono:
ed ancor non mi fora
per certo dentro mai non <ri>tornare;
ond'è mia vit'a terra
più che non fari' in parte                                                                              60
àlbere che si parte,
quand'è verde, da terra:
ma prego sire Deo
che <'n> quella guisa ch'eo
moro, chi morir fa˙mi morir faccia.                                                               65

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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE V

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Riproduzione fotografica

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Edizione diplomatica

QVando lamore tempesta. p(er)natura chegliene. delosuo tempestare gitta londda. e
nquella guisa alpesta. espesso che grandene. lachasgione chetempesta gliabonddi.
Vede londda gitare. giamai nonuede posa. jmfino chequella cosa chela fa tempesta
re. nomsipartte dallui. p(er)che. natura illui. dicosi fare quando gligiungie quellora.
E p(er)natura gietta. latempesta ilmaroso. dumque laoue jnchiudere nomsi pote.
dumque elli jnchui lo gietta. fiore chetempestoso. echegioie p(er)istasgione menare pote.
Edache cosi certto. bene faria fallanza. chi ponesse fallanza. jnchio lometto spero. facie
sse jnchio purduna. guisa comfu malsona. chemale come tempesta londda butta.
Tanto mipare lodire. chagio fatto ciertano. chediparllare ancora noridotto. quello che
mifa languire. ancora chelontano. massai dirollo come sia condotto. Daco natura stino.
sicoma sua natura. ciaschuno criatura. ritraie jndi gioie fino. a quella chio auea. tra
ea dache douea. ecome pescie p(er) lo mare staua.

Istando piu gioioso. nelomare dongni gioia. edunora crudele comincioe. afarllo tempe
stoso. pura p(er)me donare noia. ondio fortte mortte tosto naueroe. che p(er)suo tempestare.
milascio smjsurato. conunonda abutata. lungima fuori delmare. eposto jntera du
ra. etratto dinatura. onde lipesci chindi anno uita.
Vegiendo chedio sono. distare nelaqua fora. assai isbatuto sono p(er)ritornare. ma
tanto sbatuto sono. edancora nomuifora. p(er) ciertto dentro mai nontornare. Onde mia
vita ter(r)a. piu che nomfari jmpartte. cob comalbere chesipartte. quande uerde dater(r)a
maprego sire deo. che quella guisa cheo. moro chi morire mifa morire faccia.
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Edizione diplomatico-interpretativa

I
QVando lamore tempesta. p(er)natura chegliene. delosuo tempestare gitta londda. e
nquella guisa alpesta. espesso che grandene. lachasgione chetempesta gliabonddi.
Vede londda gitare. giamai nonuede posa. jmfino chequella cosa chela fa tempesta
re. nomsipartte dallui. p(er)che. natura illui. dicosi fare quando gligiungie quellora.
Quando lʹamore tempesta,
per natura che gli ène,
de lo suo tempestare gitta lʹondda;
eʹn quella guisa alpesta
è spesso, ché grandʹène
la chasgione che tempesta gli abonddi.
Vede lʹonddʹagitare,
già mai non vede posa,
jmfino che quella cosa che la fa tempestare
nom si partte da˙llui,
perch’è
natura i˙llui
di così fare, quando gli giungie quell’ora.
II
E p(er)natura gietta. latempesta ilmaroso. dumque laoue jnchiudere nomsi pote.
dumque elli jnchui lo gietta. fiore chetempestoso. echegioie p(er)istasgione menare pote.
Edache cosi certto. bene faria fallanza. chi ponesse fallanza. jnchio lometto spero. facie
sse[1] jnchio purduna. guisa comfu malsona. chemale come tempesta londda butta.
 
[1] In V, la lettera a di faciesse è poco leggibile.
E per natura gietta
la tempesta il maroso,
dumque là ove jnchiudere nom si pote:
dumque elli jn chui lo gietta
fiorʹè chʹè tempestoso
e che gioie per istasgione menare pote.
E da chʹè così certto,
bene faria fallanza
chi ponesse fallanza
jn chʹio lo metto spero:
faciesse jn chʹio pur dʹuna
guisa, comʹ fu, mal sona,
ché male, come tempesta, lʹondda butta.
III
Tanto mipare lodire. chagio fatto ciertano. chediparllare ancora noridotto. quello che
mifa languire. ancora chelontano. massai dirollo come sia condotto. Daco natura stino.
sicoma sua natura. ciaschuno criatura. ritraie jndi gioie fino. a quella chio auea. tra
ea dache douea. ecome pescie p(er) lo mare staua.
Tanto mi pare lo dire,
chʹagio fatto, ciertano,
che di parllare ancora no ridotto
quello che mi fa languire,
ancora che lontano,
mʹassai diròllo come sia condotto.
Daco natura stino:
sì comʹa sua natura
ciaschuno criatura,
ritraie jndi gioie fino;
a quella chʹio avea
traea, da che dovea,
e come pescie per lo mare stava.
IV
Istando piu gioioso. nelomare dongni gioia. edunora crudele comincioe. afarllo tempe
stoso. pura p(er)me donare noia. ondio fortte mortte tosto naueroe. che p(er)suo tempestare.
milascio smjsurato. conunonda abutata. lungima fuori delmare. eposto jntera du
ra. etratto dinatura. onde lipesci chindi anno uita.
Istando più gioioso
ne lo mare dʹongni gioia,
ed unʹora crudele cominciòe
a farllo tempestoso,
pura per me donare noia,
ondʹïo fortte mortte tosto nʹaveròe;
ché per suo tempestare
mi lascò smjsurato:
con unʹonda abutata
lungi mʹa fuori del mare,
e posto jn tera dura
e tratto di natura,
onde li pesci, chʹindi anno vita.
V
Vegiendo chedio sono. distare nelaqua fora. assai isbatuto sono p(er)ritornare. ma
tanto sbatuto sono. edancora nomuifora. p(er) ciertto dentro mai nontornare. Onde mia
vita ter(r)a. piu che nomfari jmpartte. cob comalbere chesipartte. quande uerde dater(r)a
maprego sire deo. che quella guisa cheo. moro chi morire mifa morire faccia.
Vegiendo ched io sono
di stare ne lʹaqua fora
assai isbatuto sono per ritornare.
Ma tanto sbatuto sono:
ed ancora nom vi fora
per ciertto dentro mai non tornare;
ondʹè mia vitʹa terra
più che nom fariʹ jm partte  
comʹ al bere che si partte,
quandʹè verde, da terra ma prego sire Deo
che quello guisa chʹeo
moro, chi morire mi fa morire faccia.
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