Lirica Medievale Romanza
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tradizione manoscritta

 

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MANOSCRITTO B1

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edizione diplomatica

Asai me placeria  se zo fosse chamore auesse in se sentore  di en
tendere e daudire.  cheo li remenbreria  cum om fa seruitore  perfet
to a suo signore  per luntano seruire. e fariali sauire  lo mal deche
non oso lamentare  a quella che l meo cor non po obliare amor non
uezo e de lei so temente  per che meo male adesso e plu pongente
Amor sempre mi uede et am en suo podire  meo no posso uedire  sua
propria figura. e so ben di tal fede  che samor po ferire  che ben puote
guarire  secondo sua natura. e zo e che masegura per cheo mi dono a la
sua uolontade\come ceruo cazato  plu fiate  che quanto lomo li crida
plu forte  torna en uer lui non dubitando morte.
 
Non deueria dotare damor uerazemente  poi lial hubidiente y li fuy da
quel corno.  chel me seppe mostrare  la zoi che senpre o mente   che ma
distrettamente tutto ligato intorno.  come fa lunicorno duna punce
la uerzene ditata  che da li cazatori amaistrata  de la qual dolzemente
se ynamora  si che lo liga e non se ne da cosa.
 
Da poi meffe ligato  li soi oghi e rise  si cha morte me mise  come lo
basalisco. chancide che gle dato cum soi oghi mancise  la mia me(n)
te cortise moro e poi reuiuisco.  oy deo en che forte uisco  me par che
sian prese le mie ale  che uiuer ne morire no mi uale  cum omo
chen mar se uede perire  poi canperia potesse in terra zire
 

Terra mi fora porto  de uita e seguranza  ma merzede e dottanza
me restrigne e fa muto. Da poi mi sono acorto  damar chi no maua(n)
za  e per lunga speranza  lo zudeo e perduto. ma seo non aza auito
damor che meffe meso en sua presone  non so que corte mi faza rasone
che sel mancha cului unde omo spera zascuna peste soprazonze entera

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edizione diplomatico-interpretativa

Asai me placeria  se zo fosse chamore auesse in se sentore  di en
tendere e daudire. cheo li remenbreria  cum om fa seruitore  perfet
to a suo signore  per luntano seruire. e fariali sauire  lo mal deche
non oso lamentare  a quella che l meo cor non po obliare amor non
uezo e de lei so temente per che meo male adesso e plu pongente

I.
Asai me placeria
se zo fosse c’Amore
avesse in sè sentore
di entendere e d’audire:
ch’eo li remenbreria,
cum om fa servitore
perfetto a suo signore,
per luntano servire;
e fariali a savire
lo mal de che non oso lamentare
a quella che ’l mio cor non pò obliare.
amor non vezo, e de lei so temente,
per che meo male adesso è plu pongente.

 

Amor sempre mi uede et am en suo podire meo no posso uedire  sua propria figura. e so ben di tal fede  che samor po ferire che ben puote guarire  secondo sua natura.  e zo e che masegura per cheo mi dono a la sua uolontade come ceruo cazato  plu fiate  che quanto lomo li crida plu forte torna en uer lui non dubitando morte.

II.
Amor sempre mi vede
et ha me ‘n suo podire,
meo non posso vedire
sua propia figura.
e so ben di tal fede,
che s’amor po' ferire,
che ben puote guarire
secondo sua natura.
e zo è che m’asegura,
per ch’eo mi dono a la sua volontade
como cervo cazato, plu fiate,
che, quanto l’omo li crida plu forte,
torna en ver lui non dubitando morte.

 

Non deueria dotare damor uerazemente  poi lial hubidiente  y li fuy da quel corno.  chel me seppe mostrare la zoi che senpre o mente  che ma distrettamente tutto ligato intorno.  come fa lunicorno duna punce la uerzene ditata che da li cazatori amaistrata  de la qual dolzemente se ynamora  si che lo liga e non se ne da cosa.

III.
Non deveria dottare
d’Amor verazemente,
poi lial ubidiente
i li fu da quel corno
che ‘l  me seppe mostrare
la zoi che senpre ho mente,
che m’ha distrettamente
tutto ligato intorno,
come fa l’unicorno
d’una puncella verzene ditata,
che da li cazatori è amaistrata,
de la qual dolzemente se inamora,
sì che lo liga e non se ne dà cosa.
 

 

Da poi meffe ligato  li soi oghi e rise si cha morte me mise  come lo
basalisco. chancide che gle dato cum soi oghi mancise  la mia me(n)
te cortise  moro e poi reuiuisco. oy deo en che forte uisco me par che
sian prese le mie ale che uiuer ne morire no mi uale cum omo
chen mar se uede perire poi canperia potesse in terra zire

IV.
Da poi me s’è ligato,
li soi oghi e rise,
sì c’a morte me mise,
come lo basalisco
ch’ancide che gl’è dato;
cum soi oghi m’ancise
la mia ment’è cortise
moro e poi revivisco
oi deo en che forte visco
me par che sian prese le mie ale
che viver ne morire no mi vale
cum omo chen mare vedesi perire
e canperia potesse in terra zire

 

Terra mi fora porto  de uita e seguranza ma merzede e dottanza me restrigne e fa muto.  Da poi mi sono acorto damar chi no maua(n)za  e per lunga speranza  lo zudeo e perduto. ma seo non aza auito damor che meffe meso en sua presone  non so que corte mi faza rasone che sel mancha cului unde omo spera zascuna peste soprazonze entera

V.
Terra mi fora porto
de vita e seguranza;
ma merzede e dottanza
me restrigne e fa muto,
da poi mi sono acorto
d’Amore chi no m’avanza;
e per lunga speranza
lo zudeo è perduto
ma s’eo non ha za aiuto
d’Amor che meffe me so en sua presone
non so che corte mi faza rasone
che se ‘l manca cului unde omo spera
zascuna peste soprazonze entera

 

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MANOSCRITTO L [LIO]

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edizione diplomatica

Assai miplageria. seccio fosse
chamore. auesse inse sentore.
dintendere didire. Cheo liri
menbreria. como fa seruidore. p(er)fi
ate asiuo segnore. meo lontano s(er)
uire. Efariali asauire. lomale un
dio no(n)mozo lamentare. acquella
chelmeo cor no(n)po obbriare. Mam
or no(n)ueo. eteo neson temente. p(er)
chelmeo male adesso eppiu pu(n)ge(n)
te.
 
Amor senp(re) miuede. ea min suo                         
podere. cheo no(n) posso uedere. sua
 propria figura. Cheo son ben ditale fe
de. poicamor po ferire. credo possa o
guarire. segondo sua natura. Cio sé
e chemassigura. cheo son tutto
alasua signoria. como ceruio in
calciato mante uia. Che qua(n)do lo
mo losgrida piu forte. torna uer lui
nondubitando morte.
 
Non douerea dottare. amoruera
cemente. poi leale ubidente. li fui
daquello giorno. Chemi seppe mos
trare. Lagioi chesenp(re)o(n)mente. chem
a distrettamente. tutto legato in
torno. Siccome lunicorno. diuna
pulcella uergine innaurata. cheda
licacciatori eamaestrata. delaqual
dolcemente sinnamora. sichelole
gha eno(n)sene dacura.
 

Poi chemappe ligato. also gliocchi
esorrise. sicha morte mimise. como
lobadalisco. Chalcide cheglie dato.
cogliocchi soi malcise. La mia mo(r)
te cortise. cheo moro epoi riuisco.                          
Deo cheforte uisco. mepare che
ssia prezo alemie ale. cheluiue                     
re elmorire no(n)mi uale. comomo
inmare siuede perire. eca(m)pare po
tessen terra gire;
 
Terra mifora porto. Diuita sigu                        
ransa. poi mercededottansa. mi
distringie eson muto. Cheo mene
sono accorto. damor chennomau
ansa. poi p(er)lunga aspettansa. lo
giudeo ep(er)duto. Sseo nonaggio
aiuto. damor chemaue etene in
sua p(re)gione. no(n)so ache corte dima(n)
di ragione. farraggio como lo pe
netensiale. chespera bene soffere(n)
do male.
 
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edizione diplomatico-interpretativa

Assai miplageria. seccio fosse

chamore. auesse inse sentore.

dintendere didire. Cheo liri

menbreria. como fa seruidore. p(er)fi

ate asiuo segnore. meo lontano s(er)

uire. Efariali asauire. lomale un

dio no(n)mozo lamentare. acquella

chelmeo cor no(n)po obbriare. Mam

or no(n)ueo. eteo neson temente. p(er)

chelmeo male adesso eppiu pu(n)ge(n)

te;

 

I.
Assai mi plageria
se ciò fosse, c’amore
avesse in sè sentore
d’intendere, di dire
ch’eo li rimenbreria
como fa servidore
per fiate a siuo segnore
meo lontano servire.
E fariali a savire
lo male un Dio non m’ozo lamentare
a quella che ‘l meo cor non po’ obbriare.
M’amor non veo et eo ne son temente
per che ‘l meo male adesso è più pungente;

 

Amor senp(re) miuede. ea min suo             

podere. cheo no(n) posso uedere. sua

propria figura. Cheo son ben ditale fe

de. poicamor po ferire. credo possa o

guarire. segondo sua natura. Cio sé

e chemassigura. cheo son tutto

alasua signoria. como ceruio in

calciato mante uia. Che qua(n)do lo

mo losgrida piu forte. torna uer lui

nondubitando morte.

 

II.
Amor senpre mi vede
e ha mi ‘n suo podere
ch'eo non posso vedere
sua propria figura.
Ch’eo son ben di tale fede
poi c’amor po’ ferire
credo possa o guarire
segondo sua natura.
Ciò s'è che m’assigura
ch’eo son tutto a la sua signoria
como ceruio incalciato mante uia
Che, quando l’omo lo sgrida piu forte,
torna ver lui non dubitando morte.
 

Non douerea dottare. amoruera

cemente. poi leale ubidente. li fui

daquello giorno. Chemi seppe mos

trare. Lagioi chesenp(re)o(n)mente. chem

a distrettamente. tutto legato in

torno. Siccome lunicorno. diuna

pulcella uergine innaurata. cheda

licacciatori eamaestrata. delaqual

dolcemente sinnamora. sichelole

gha eno(n)sene dacura.

 

III.
Non doverea dottare
amor veracemente
poi leale ubidente
li fui da quello giorno.
Che mi seppe mostrare
la gioi che senpre ho ‘n mente
che m’ha distrettamente
tutto legato in torno.
Sì come l’unicorno
di una pulcella vergine innaurata
che da li cacciatori è amaestrata
de la qual dolcemente s’innamora
sì chè lo lega e non se ne dà cura.

 

Poi chemappe ligato. also gliocchi

esorrise. sicha morte mimise. como

lobadalisco. Chalcide cheglie dato.

cogliocchi soi malcise. La mia mo(r)

te cortise. cheo moro epoi riuisco.   
Deo cheforte uisco. mepare che

ssia prezo alemie ale. cheluiue                     

re elmorire no(n)mi uale. comomo

inmare siuede perire. eca(m)pare po

tessen terra gire;

 

IV.
Poi che m’appe ligato
alsò gli occhi e sorrise
sì c’a morte mi mise
como lo badalisco.
C’alcide che gli è dato
co gli occhi soi m'alcise.
La mia mort’è cortise.
ch’eo moro e poi rivisco
Deo, che forte visco
me pare che sia prezo a le mie ale
che ‘l vivere e ‘l morire non mi vale
com’omo in mare si vede perire
e campare potesse ‘n terra gire;

 

Terra mifora porto. Diuita sigu  

ransa. poi mercededottansa. mi

distringie eson muto. Cheo mene

sono accorto. damor chennomau

ansa. poi p(er)lunga aspettansa. lo

giudeo ep(er)duto. Sseo nonaggio

aiuto. damor chemaue etene in

sua p(re)gione. no(n)so ache corte dima(n)

di ragione. farraggio como lo pe

netensiale. chespera bene soffere(n)

do male.

 

V.
Terra mifora porto
di vita siguransa
poi mercede dottansa
mi distringie e son muto.
Cheo me ne sono accorto
d’amor che no m'avansa
poi per lunga aspettansa
lo giudeo è perduto.
Ss’eo non aggio aiuto
d’amor che m’ave e tene in sua pregione.
non sò a che corte dimandi ragione
farraggio como lo penetensiale
che spera bene sofferendo male.

 

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MANOSCRITTO V

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edizione diplomatica

Assai mi placieria. secio fosse camore. auesse jmse sentore. dintendere edaudire. chio liri
menbreria. comefa lseruidore. p(er) fiate asuo sengnore. mea lontano seruire. efariali
assauere. lomale dichio nonmoso lamantare. diquella chelmiocore nompo ubriare. lamore n(on)
uegio edio lasso temente. p(er) che nelmale adesso piu pungente.
 
Amore sempre miuede. edami Jm suo podere. eo nomposso uedere. suap(ro)pia figura. maso
bene atale fede. poi camoroso udire. chelli possa guerire. secondo sua natura. cioe che
masichura. p(er) chio mi dono alasua uoluntate. come cierbio cacciato mante fiate. che
quando lomo lo sgrida piu forte. torna uerllui nondubitando morte.
 
Nondoueria dottare. damore ueracemente. poi leale ed ubidente. lifu diquello giorno. che
miseppe mostriare. lagioia chesempramente. chema distrettamente. tutto legato jntorno
come fa lunjcorno. uno donzella uergine dorata. chedalicacciatori e amaestrata. la quale
dolzemente linamora. sichelolega equelgli nonde chura.
Poi chemebe legato colgliochi sorise. si camor mimise. come lbasalischo. chucide che
glie dato colgliochi mocis. lamia morte cortese. che moro epoi riuisco. odio cheforte
uisco. mipare chesiano messe alemiale. cheuiuere nomorire nonmiuale. como (o)mo chen
mare uedesi perire. ecamperia potesse Jnterra gire.
 
          miforanportto. diuita esichuranza . emercie condottanza. miristorna e famuto. ma
p(er) chisia acortto. damore chenomauanza chep(er)lungastetanza elo guideo p(er)duta. Massio non
nagio aiuto. damore che mitengna jnquesta pregione. nomso checortte mitene rasgiona efara
gio como penetenziale che spera bene soferendo male
 
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edizione diplomatico-interpretativa

Assai mi placieria. secio fosse camore. auesse jmse sentore. dintendere edaudire.chio liri menbreria. comefa lseruidore. p(er) fiate asuo sengnore. mea lontano seruire. efariali assauere. lomale dichio nonmoso lamantare. diquella chelmiocore nompo ubriare. lamore n(on) edio uegio lasso temente. p(er) che nelmale adesso piu pungente.

 
I.
Assai mi placieria
se ciò fosse c’Amore
avesse im sè sentore
d’intendere e d’audire:
ch’io li rimenbreria,
come fa il servidore
per fiate a suo sengnore,
meo luntano servire;
e fariali a savere
lo mal di ch’io no m’oso lamentare
di quella che ’l mio core nom pò ubriare.
l’Amor non vegio, ed io lasso temente,
per che nel male adesso plu pungente.

 

Amore sempre miuede. edami Jm suo podere. eo nomposso uedere. suap(ro)pia figura. maso bene atale fede. poi camoroso udire. chelli possa guerire. secondo sua natura. cioe che masichura. p(er) chio mi dono alasua uoluntate. come cierbio cacciato mante fiate. che quando lomo lo sgrida piu forte. torna uerllui nondubitando morte. II.
Amor sempre mi vede
ed ha mi in suo podere,
eo nom posso vedere
sua propia figura.
Ma so bene a tale fede,
poi c’Amor oso udire,
ch’elli possa guerire
secondo sua natura.
Ciò è che m’asicura,
per ch'io mi dono a la sua volontate
como cierbio cacciato, mante fiate,
che, quando l'omo lo sgrida più forte,
torna ver lui non dubitando morte.

 

Nondoueria dottare. damore ueracemente. poi leale ed ubidente. lifu diquello giorno. che miseppe mostriare. lagioia chesempramente. chema distrettamente. tutto legato jntorno come fa lunjcorno. uno donzella uergine
dorata. chedalicacciatori e amaestrata. la quale dolzemente linamora. sichelolega equelgli nonde chura.
III.
Non doveria dottare
d’Amor veracemente,
poi leale ed ubidente
li fu di quello giorno
che mi seppe mostriare
la gioia che sempr ha mente,
che m’ha distrettamente
tutto ligato intorno,
come fa l’unicorno
una donzella vergine dorata,
che da li cacciatori è amaistrata,
 la qual dolzemente l’inamura,
sì che lo lega e quel gli non dè cura.

 

Poi chemebe legato colgliochi sorise. si camor mimise. come lbasalischo. chucide che glie dato colgliochi mocis. lamia morte cortese. che moro epoi riuisco. odio cheforte uisco. mipare chesiano messe alemiale. cheuiuere nomorire nonmiuale. como (o)mo chen mare uedesi perire. ecamperia potesse Jnterra gire IV.
Poi che m’abe legato,
col gli ochi e sorise,
sì c’a morte mi mise,
come ‘l basalisco
ch’ucide che gli è dato;
col gli ochi m’acis
la mia mort’è cortese
che moro e poi rivisco
O dio che forte visco
mi pare che siano messe alle mi ale
che viver no morire non mi vale
com’omo chen mare vedesi perire
e camperia potesse in terra gire

 

     miforanportto. diuita esichuranza . emercie condottanza. miristorna e famuto. ma p(er) chisia acortto. damore chenomauanza chep(er)lungastetanza e lo guideo p(er)duto. Massio non nagio aiuto. damore che mitene jnquesta pregione. nomso checortte mitengna rasgiona efara gio como penetenziale che spera bene soferendo male V.
      mi fora ‘n portto
di vita e sicuranza;
ma mercie con dottanza
mi ristorna e fa muto,
 ma per chi sia accortto
d’Amore che no m’avanza;
che per lunga astetanza
e lo giudeo perduto
Ma s’io non agio aiuto
d’Amore che mi tene in questa pregione,
nom so che cortte mi tengna rasgione.
 e faragio como penetenziale,
che spera bene soferendo male
.
 
 
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