Lirica Medievale Romanza
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EDIZIONE

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Dieus aydatz

Mss: 
C 373v (Raimon De Las Salas);
E 111 (Bernart Marti);
R 30v (Raimon De las Salas).
Edizioni critiche:
C. Pulsoni, Dieus aydatz (BdT 409,2), in Studi di filologia romanza offerti a Valeria Bertolucci Pizzorusso, vol. II.
F. Raynouard, Choix des poesies originales des troubadours, Paris 1820, vol. V, p.68;
K. Bartsh, Provenzalisches Lesebuch, Elberfeld 1855, p. 101;
F.M Chambers, Raimon de las Salas, in Essay in honor of L.F. Solano, Chapel Hill 1970, p. 33.
Metrica:
3 coblas unissonans di 15 versi con aggiunta di refrain di 7 versi: a a b c a a b c a a b c d d d ; e e a f f f f. (Frank 188:1).

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Commento

Riguardo il “Dieus aydatz”, scritto in lingua provenzale, si è molto dibattuto circa la sua attribuzione. Bartsch ed altri studiosi del genere dell’alba hanno ritenuto di designare come autore  Raimon de las Salas, contrariamente all’altro filone di studiosi che attribuisce a Bernart Matri, poeta della prima generazione trobadorica, la paternità del componimento[1]. La figura di Raimon de las Salas è sicuramente più marginale in un ampio contesto di grandi poeti trobadorici. Circa la sua figura abbiamo infatti poche notizie, ad esempio da un documento ufficiale di natura burocratica sappiamo che viveva a Tolone, mentre nella sua canzone “No.m puosc partir”, dedicata a Rambalda de Baus, abbiamo un elemento cronologico non indifferente in quanto la donna destinataria visse negli anni intorno al 1240. Da qui possiamo dunque dedurre che Raimon de las Salas operò nella prima metà del XIII secolo, localizzato appunto nella zona mediterranea della Francia. Altre informazioni sono deducibili della sua “Vida”, in cui oltretutto afferma di voler  trattare il genere dell’alba (che non necessariamente coincide con il componimento “Dieus aydatz”). L’opera da noi presa in esame è composta di tre coblas unissonans composte di quindici versi con l’aggiunta di un refrain di sette versi. Componimenti simili a livello metrico[2] sono riscontrabili anche in Giraut de Bornelh, con cui il Raimon de las Salas sembra avere molti aspetti in comune. Possiamo inoltre notare che la canzone è composta da una fronte tripartita ed una sirma monorime, aspetto piuttosto raro nella lirica provenzale, mentre il refrain è asimmetrico rispetto alla strofa. Stando ad un’altra ipotesti si potrebbe considerare il “Dieus aydatz” un insieme di versi lunghi con due rime al mezzo, secondo il modello del Leys d’amors, ma non abbiamo attestazioni di altri componimenti redatti con questa stessa formula rimica e sillabica. Già a partire dall’incipit si possono riscontrare dei punti di contatto con il “Reis glorios” ed è difficile pensare che si tratti di una mera coincidenza. Il “Reis glorios” è formato da strofe di quattro decasillabi con l’aggiunta di un verso di refrain di sei sillabe. Il componimento di Raimon de las Salas si struttura in coblas con ventidue versi brevi, sul modello di Giraut de Bornelh e risulta perciò verosimile che il “Dieus aydatz” sia imitazione del  “Reis glorios” e non il contrario. Non possiamo avanzare altre ipotesti sulla comunanza metrica dei due testi, poiché in generale le albas non presentano particolari degni di nota a livello metrico-formale. Se però tralasciassimo per un momento la possibilità di attribuire a Raimon de las Salas il titolo di autore e accettassimo soltanto Bernart Marti, il quale allude spesso a Giraut de Bornelh, potremmo supporre che questi due, non sappiamo chi fu il primo, abbiano scritto entrambi un’alba, che come genere letterario rappresentava ancora una via non battuta, fatta eccezione per l’alba bilingue di Fleury. La produzione di Bernart ci è giunta grazie ad y di Avalle, più in particolare grazie ad «e», il quale rappresenta il modello dei manoscritti provenzali esemplati in Italia. Raimon de las Salas non è presente in y, ma questo non significa che non possa aver composto il “Dieus aydatz”. Nemmeno in questo caso abbiamo prove sufficienti da poter attribuire il componimento all’uno o all’altro autore, a maggior ragione se consideriamo il fatto che molti componimenti di Raimon de las Salas sono confluiti nel corpus di Bernart Marti. Lo stemma codicum perciò risulta bipartito anche sulla base delle difficoltà riscontrate in merito all’attribuzione, notiamo però che in nessun testimone è presente per esteso il refrain di seconda e terza strofe[3]. Ci appresteremo di seguito a fornire un breve commento degli aspetti più salienti del “Dieus aydatz”:
  • possiamo distinguere due o tre voci narranti, in cui la prima è quella della donna o forse dell’amante, la seconda della “gaita”, mentre la terza ritrova la voce della donna;
  • Dio viene spesso nominato e ,come afferma Wilson Poe[4], “ la sua menzione in un amore illecito è il presupposto per un’alba profana”;
  • “playssoditz” è qui riferito al canto degli uccelli, ma nella lirica trobadorica è una forma poco attestata;
  • vv.19-20 = è simile all’Alba di Fleury[5];
  • vv.21-22 = deve essere interpretato come il sorgere del Sole ad oriente sul mare;
  • vv.27-30 = troviamo la “gaita” che esorta l’amante a fuggire e subito dopo invita gli amanti ad accomiatarsi;
  • vv.30-31 = “enselatz” è un denominale da «selha» dalla base  <*IN SELLA, ma molto raro nella lirica trobadorica;
  • vv.35 = “maritz” qui si trova al plurale solamente per ragioni metriche.
  • L’ambientazione è chiaramente primaverile, contrapposta a quella cupa di tipo monastico. Nella cobla iniziale abbiamo l’invocazione a Dio, che ben presto lascerà spazio all’argomento profano;
  • Nella seconda cobla è molto accentuata la componente esortativa, tipica anche di molti altri refrain. La sfera di significati sembra appartenere a quella sessuale. Infatti si tratta dell’importanza del commiato degli amanti, che oltretutto è un diffuso topos letterario utilizzato sino ai Romeo e Giulietta;
  • Nella terza cobla viene descritto il momento il cui arriva il marito della donna e vengono sollecitati gli amanti a fuggire. Qui si fa molta leva sulla dimensione del “guardare”, che somiglia proprio allo “scrutare” in ambiente militaresco, affinché si possa fuggire dal nemico. Nella cobla è la donna a parlare, la quale si rivolge alla “gaita” esortandola a compiere il suo dovere e a mentire se qualcuno chiedesse in merito ai due amanti.
Come si è potuto notare, il Dieus aydatz è rappresentativo del genere dell’alba in ambiente trobadorico, è un testo piuttosto esplicito e caratterizzato da una dimensione teatrale, data dall’alternarsi dei personaggi che prendo parola nelle diverse coblas.
 
[1] C. Pulsoni, Dieus aydatz (BdT 409,2), in Studi di filologia romanza offerti a Valeria Bertolucci Pizzorusso vol. II, Pacini editore, 2007, pp.1306-1307.
[2] aabc/aabc/aabc/ddd, ee/a/ffff.
[3] C. Pulsoni, Dieus aydatz (BdT 409,2), in Studi di filologia romanza offerti a Valeria Bertolucci Pizzorusso Vol. II, Pacini editore, 2007, pp.1318-1320.
[4] Ibidem, p.1326.
[5] Considerato che tra il Dieus aydatz e l’alba di Fleury intercorrono circa due secoli, è molto probabile che i canti di scolta fossero diffusi in questo periodo con modalità molti simili. Questo risolverebbe in primo luogo il problema circa una eventuale, e forse indubbia, mediazione tra i due testi presi in esame. Entrambi provvisti di tre strofe e di refrain, rime simili, andamento trisillabico e ricorrenza di termini come ad esempio “giorno, guardia, alba”. Il Dieus aydatz sembra quindi partire dalla stessa idea di Abbone, ovvero la rifunzionalizzazione del canto di scolta per trarne fuori un nuovo risultato. Il nemico di questa alba profana dunque non è più il Demonio, ora la scolta deve avvisare gli amanti in questa dialettica verticalizzante.
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Edizioni

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Chambers

I.
Dieus, aydatz,             
s’a vos platz,                
senher cars                  
e dos e verays,            
e vulhatz                      
que ab patz                 
lo jorns clars                
e bels c’ades nays      
nos abratz,                  
car solatz                     
e chantars                    
e voutas e lays            
ay auzitz                        
d’auzels petitz            
pels playssaditz.         
L’alb’ e·l jorns             
clars et adorns            
ven. Dieus, aydatz!    
L’alba par                     
e·l jorn vey clar            
de lonc la mar             
e l’alb’ e·l jorns par.   

II. 
Sus, levatz,                  
drutz c’amatz,             
que sem pars              
er bels jorns e gays;   
e·l comjatz                    
sia datz                         
ab dous fars                
et ab plazens bays.    
Enselatz                        
e pujatz,                       
car l’estars                   
non es bos hueymays,
que·ls maritz               
ay vistz vestitz             
e ben garnitz.              
L’alb’ e·l jorns             
clars et adorns            
ven. Dieus, aydatz!    
L’alba par                     
e·l jorn vey clar           
de lonc la mar             
e l’alb’ e·l jorns par.   

III. 
Be velhatz                    
e gaytatz,                     
gayt’; encars                 
no·ns ven nuls esmays
Non crezatz                 
per armatz                   
que jogars                    
de mon amic lays,      
qu’e mon bratz           
jauzen jatz;                   
mas l’afars                   
no·us iesca del cays.  
S’autr’ o ditz,               
faitz n’esconditz         
soven plevitz.              
L’alb’ e·l jorns             
clars et adorns            
ven. Dieus, aydatz!    
L’alba par                     
e·l jorn vey clar           
de lonc la mar             
e l’alb’ e·l jorns par.    

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Collazione

I.
v.1 
 C:  aidatz 
 E:  dieus aiudatz
 R:  dieus aidatz
v.2
 C:  os platz 
 E:  s’a vos platz    
 R:  s’a vos platz  
v.3
 C:  her cars  
 E:  senher quarts  
 R:  senher cars
v.4
 C:  s verais
 E:  e dous e virai
 R:  e dos verais 
v.5
 C:  e hatz 
 E:  e voillatz     
 R:  e vuillatz 
v.6
 C:  que a    
 E:  o ab patz    
 R:  que ab patz    
v.7
 C:  z lo iorns clars   
 E:  lo iorns clars   
 R:  lo iorns clars   
v.8
 C:  is     
 E:  e bels c’ades nais  
 R:  e bels c’ades nais  
v.9
 C:  nos abratz
 E:  nos abratz    
 R:  nos abratz    
v.10
 C: 
 E:  que solatz   
 R:  car solatz   
v.11
 C:  chantars   
 E:  e chantars   
 R:  e chantars   
v.12
 C:  e vou  
 E:  e voutas e lais 
 R:  e voutas e lais 
v.13
 C:  zitz   
 E:  ai auzitz    
 R:  ai auzitz    
v.14
 C:  d’auzels
 E:  d’auzels petitz
 R:  d’auzels petitz
v.15
 C:  aditz 
 E:  pels plaidditz 
 R:  perl plaissaditz
v.16
 C:  l'albelhs
 E:  l’alb’el iorn
 R:  l’alb’el iorn
v.17
 C:  dorns ven dieus  
 E:  clar et adorn
 R:  clar et adorns 
v.18
 C:  r
 E:  e dieus aidatz
 R:  ven dieus aidatz
v.19
 C:    
 E:  l’alba par  
 R:  l’alba par  
v.20
 C:  el iorn vei clar  
 E:  el iorn vei clar 
 R:  el iorn vei clar 
v.21
 C: 
 E:  de lonc la mar 
 R:  de lonc la mar 
v.22
 C:  e l’alb’el iorns par
 E:  l'albel iorn par
 R:  e l’alb’el iorn par
II.
v.1
 C: 
 E:  sus levatz
 R:  sus levatz
v.2
 C:  uitz c’amatz   
 E:  drutz c’amatz  
 R:  drutz c’amatz  
v.3
 C:  que
 E:  que sem pars  
 R:  que sem pars  
v.4
 C:  elh iorns e clars el  
 E:  er bels iorns e gais 
 R:  er bels iorns e gais  
v.5
 C:  tz 
 E:     
 R:  el comiatz   
v.6
 C: 
 E:    
 R:  sia datz  
v.7
 C:  ab dous faitz 
 E:   
 R:  ab dous faitz 
v.8
 C:  bais   
 E:  
 R:  et ab plazens bais 
v.9
 C:  e senhatz  
 E:  enselatz  
 R:  enselatz  
v.10
 C: 
 E:  e puiatz   
 R:  e puiatz   
v.11
 C:  e estar 
 E:  que l’estars     
 R:  car l’estars     
v.12
 C:  non er bos 
 E:  nous er pro huemais 
 R:  nous er bos huemais 
v.13
 C:  els maritz
 E:  el comiatz
 R:  quels maritz
v.14
 C:  ai  
 E:  sia datz   
 R:  ai vist vestitz   
v.15
 C:  ben garnitz  
 E:  ab dous faitz 
 R:  venir garnitz  
v.16
 C:  l’alb’  
 E:  et ab plazen fais
 R:  l’alb’el iorn 
v.17
 C: 
 E:  quel maritz
 R:  clars et 
v.18
 C: 
 E:  ai vist vestitz
 R:  
v.19
 C: 
 E:  venir garnitz
 R: 
III.
v.1
 C:  
 E:  be gaitatz 
 R:  be eveillatz
v.2
 C:  gaitatz
 E:  e veillatz
 R:  gaitatz
v.3
 C:  gait'en 
 E:  gayt’encars 
 R:  gait’encars 
v.4
 C:  nulhs clamais
 E:  que nous er nuill fais
 R:  que nons er nuls camis
v.5
 C:  non atz  
 E:  non crezatz  
 R:  non crezatz  
v.6
 C:  
 E:  pels armatz
 R:  per armatz
v.7
 C:  que iogars 
 E:  quel batzar 
 R:  que iogars 
v.8
 C:  ais
 E:  del mieu amic lais
 R:  te mos amiei lais
v.9
 C:  que mon bratz
 E:  qu’en mon bratz
 R:  qu’en mon bratz
v.10
 C: 
 E:  iauzen iatz
 R:  iauzeiatz iatz
v.11
 C:  as l’afars   
 E:  e l’afars   
 R:  l’afars   
v.12
 C:  nous  
 E:  nous hiesca del cais 
 R:  nous iesca del cais 
v.13
 C:  s’autro ditz  
 E:  s’autr’o ditz  
 R:  s’autr’o ditz  
v.14
 C:  faitz   
 E:  faitz n’esconditz  
 R:  faytz n’esconditz  
v.15
 C:  ven plevitz    
 E:  soven plevis   
 R:  soven plevitz    
v.16
 C:  l’alb’el  
 E: 
 R:  l’alb’el iorn   
v.17
 C:  adorns   
 E:   
 R:  clars et adorns et
v.18
 C:  ven et
 E:
 R:

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Tradizione manoscritta

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CANZONIERE C

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Riproduzione fotografica

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Edizione diplomatica

aidatz. os platz.
her 
cars
s e uerais
hatz. que.
a
z. lo iorns clars

is. nos abratz.
chantars e u
ou
zitz. 
dauzelhs
aditz.lalbelhs
dorns. uen dieus
r. el iorn u
ei clar.
lalbel iorn par.
uitz quamatz. q(ue)
elh iorn e clars. el
tz. ab dous faitz.
bais. e senhatz. e

estar non er bos
els maritz. ai
ben garnitz. lal

 
gaitatz. gaiten
nulhs c(la)mais. no(n)
atz. que iogars.
ais. que mon bratz.
as. 
lafars nous
sautro ditz. 
faitz
uen pleuitz. lalbel

dorns. uen (et).
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Edizione diplomatico-interpretativa

aidatz. os platz.
her 
cars
s verais
e hatz. que.
a
z. lo iorns clars

is. Nos abratz.
chantars e 
vou
zitz. 
dauzelhs
aditz.lalbelhs
dorns. ven dieus
r. el iorn 
vei clar.
lalbel iorn par.

 

I.
aidatz                       
os platz                  
her cars      
s uerais,                            
E hatz                                        
Que a                                   
z lo iorns clars             
is                            
Nos abratz;
chantars                                     
E uou                                 
zitz    
D’auzelhs                            
aditz.  l'albelhs               
dorns  uen dieus
r                     
El iorn uei clar          
l’alb’el iorn par. 
uitz quamatz. q(ue)
elh iorn e clars. el
tz. ab dous faitz.
bais. e senhatz. e

estar non er bos
els maritz. ai
ben garnitz. lal

 

II.
                
uitz qu’amatz  que       
elh iorn e clars el  
tz                     
ab dous faitz                 
bais.               
E senhatz                     
e estar             
Non er bos  
els maritz       
Ai        
ben garnitz.      
L’alb         
 
gaitatz. gaiten
nulhs c(la)mais. no(n)
atz. que iogars.
ais. que mon bratz.
as. 
lafars nous
sautro ditz. 
faitz
ven plevitz. lalbel

dorns. ven (et).

 

III.
 
gaitatz
Gait’en           
nulhs clamais. 
Non atz            
Que iogars 
ais,     
Que mon bratz            
as l’afars    
Nous          
S’autro ditz,            
Faitz                            
uen pleuitz.                
L’alb’el                 
dorns          
uen et                
 
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CANZONIERE E

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Riproduzione fotografica

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Edizione diplomatica

Dieus aiudatz. sauos platz. senher
quarts edous evurai.e uoillatz. o
ab patz. lo iorns clars ebels cades na
is. Nos abratz. que solatz. echantars e
uoutas elais. ai auzitz. pels plaidditz.
dauzels petitz. lalbel iorn. clar (et) ador
rn. Edieus aidatz. lalba par. el iorn
uei clar. de lonc lamar. lalbel iorn
par.
 
Sus leuatz. drutz camatz. que sem
pars er bel iorn egais. enselatz. epu
iatz. que lestar nous er pro huem
ais. el comiatz. sia datz. ab dous fa
itz (et) ab plazens fais. quels maritz.
ai uist uestitz. uenir garnitz.
 
Ben gaitatz. eueillatz. gaitencars
que nous er nuill fais. no crezatz. pe
ls armatz. quel batzar del mieu amic
lais. quen mos bratz. iauzen iatz. ela
fars nous hiesca del cais. sautro ditz.
faitz nesconditz. souen pleuis
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

Dieus aiudatz. sauos platz. senher
quarts edous euirai.e uoillatz. o
ab patz. lo iorns clars ebels cades na
is. Nos abratz. que solatz. echantars e
uoutas elais. ai auzitz. pels plaidditz.
dauzels petitz. lalbel iorn. clar (et) ador
rn. Edieus aidatz. lalba par. el iorn
uei clar. de lonc lamar. lalbel iorn
par.
 
I.
Dieus, aiudatz                       
S’a vos platz                  
Senher quarts      
E dous e virai,                            
E voillatz                                        
o ab patz                                    
Lo iorns clars             
E bels c’ades nais                            
Nos abratz;                                   
que solatz                                        
E chantars                                     
E voutas e lais                                
Ai auzitz    
D’auzels petitz                            
Pels plaidditz.                
L’alb’el iorn                      
Clar et adorn           
e Dieus aidatz
L’alba par           
E.l iorn vei clar          
De lonc la mar 
l'albel iorn par        
 
Sus leuatz. drutz camatz. que sem
pars er bel iorn egais. enselatz. epu
iatz. que lestar nous er pro huem
ais. el comiatz. sia datz. ab dous fa
itz (et) ab plazens fais. quels maritz.
ai uist uestitz. uenir garnitz.
 
II.
Sus levatz,                  
Drutz c’amatz         
Que sem pars       
Er bels iorns e gais;                  
Enselatz                   
E pujatz,            
que l’estars             
Nous er pro huemais, 
el comiatz
sia datz 
ab dous faitz
et ab plazen fais
Quels maritz       
Ai vist vestitz       
venir garnitz.      

 

Ben gaitatz. eueillatz. gaitencars
que nous er nuill fais. no crezatz. pe
ls armatz. quel batzar del mieu amic
lais. quen mos bratz. iauzen iatz. ela
fars nous hiesca del cais. sautro ditz.
faitz nesconditz. souen pleuis
 
III.
Be gaitatz 
E veillatz,
Gayt’encars            
Que nous er nuill fais. 
No crezatz        
Pels armatz     
Quel batzar 
Del mieu amic lais,     
Qu’en mon bratz            
iauzen iatz;       
e l’afars    
Nous hiesca del cais;          
S’autr’o ditz,            
Faitz n’esconditz                             
Soven plevitz.                

 

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CANZONIERE R

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Edizione diplomatica


Dieus aidatz. sauos platz. senher
cars dos euirai.e uerais e uuilhatz. que.
ab patz. lo iorns clars e bels cades na
is. Nos abratz. car solatz. e chantars e
uoutas e lais. ai auzitz.
dauzels petitz. perl plaissaditz.lalbel iorn. clar (et) adorns. uen dieus aidatz. lalba par. el iorn
uei clar. de lonc lamar. 
e lalbeliorn par.
Sus leuatz. drutz camatz. q(ue) sem
pars er bel iorn e gais. el comiatz. sia datz. ab dous faitz (et) ab plazens bais.  enselatz. epu
iatz. car lestar no(us) er bos huei
mais q(ue)ls maritz.
ai uist uestitz. e be(n) garnitz. lalbel iorn clars (et)
 
Ben eueillatz. gaitatz. gaitencars
q(ue) nons er nuls camis. no(n) crezatz. p(er)
armatz. que iogars te mos amiei
lais. q(uen) mo(n) bratz. iauzeiatz iatz.
lafars nous iesca del cais. sautro ditz.
faitz nesconditz. soue(n) pleuitz. lalbel iorn
clars. (et) ador(n)s. (et)
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

Dieus aidatz. sauos platz. senher

cars dos euirai. e uuilhatz. que.

ab patz. lo iorns clars e bels cades na

is. Nos abratz. car solatz. e chantars e

uoutas e lais. ai auzitz.

dauzels petitz. perl plaissaditz.lalbel iorn. clar (et) adorns.
uen dieus aidatz. lalba par. el iorn


uei clar. de lonc lamar. 

e lalbeliorn par.
I.
Dieus, aidatz                       
S’a vos platz                  
Senher cars      
E dos e verais,                            
E vuilhatz                                        
Que ab patz                                    
Lo iorns clars             
E bels c’ades nais                            
Nos abratz;                                   
Car solatz                                        
E chantars                                     
E voutas e lais                                
Ai auzitz    
D’auzels petitz                            
Perl plaissaditz.                
L’alb’el iorn                      
Clar et adorns            
Ven. Dieus aidatz
L’alba par           
El iorn vei clar          
De lonc la mar          
E l’alb’el iorn par. 
Sus leuatz. drutz camatz. q(ue) sem

pars er bel iorn e gais. el comiatz. sia datz. ab dous faitz (et)
ab plazens bais.  enselatz. epu


iatz. car lestar no(us) er bos huei

mais q(ue)ls maritz.

ai uist uestitz. e be(n) garnitz. lalbel iorn clars (et)
II.
Sus levatz,                  
Drutz c’amatz         
Que sem pars       
Er bels iorns e gais;     
el comiatz            
sia datz          
ab dous faitz                  
et ab plazens bais.               
Enselatz                    
E puiatz,            
Car l’estar            
Nous er bos huemais, 
Quels maritz       
Ai vist vestitz       
E ben garnitz.      
L’alb’el iorn          
Clars et      
 
Ben eueillatz. gaitatz. gaitencars

q(ue) nons er nuls camis. no(n) crezatz. p(er)

armatz. que iogars te mos amiei

lais. q(uen) mo(n) bratz. iauzeiatz iatz.

lafars nous iesca del cais. sautro ditz.

faitz nesconditz. soue(n) pleuitz. lalbel iorn

clars. (et) ador(n)s. (et)
III.
Be eveillatz 
gaiatz
Gait’encars            
Que nons er nuls camis. 
Non crezatz        
Per armatz     
Que iogars 
te mos amiei lais,     
Qu’en mon bratz            
iauzeiatz iatz;       
l’afars    
Nous iesca del cais;          
S’autr’o ditz,            
Faytz n’esconditz                             
Soven plevitz.                
L’alb’el iorn                  
Clars et adorns          
et                
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Phebi claro

Ms:
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reginense Latino 1462, fine VIII - inizio IX secolo, c. 50v. 
Edizioni critiche:
Johannes Schmidt, «Die älteste Alba», Zeitschrift für deutsche Philologie, 12, 1881, pp. 333-341. Ludwig Laistner, «Zur ältesten Alba», Germania, 26, 1881, pp. 415-420.
Ernesto Monaci, Facsimili di antichi manoscritti ad uso delle scuole di filologia neolatina, Roma 1881-1892.
Edmund Stengel, «Der Entwicklungsgang der provenzalischen Alba», Zeitschrift für romanische Philologie, 9, 1885, pp. 407-422. 
Pio Rajna, «Osservazioni sull’Alba bilingue del Cod. Regina 1462», Studi di filologia romanza, 2, 1887, pp. 67-89 (ristampato in Saggi di filologia e di linguistica italiana e romanza, a cura di G. Lucchini, introduzione di C. Segre, Roma 1998).
Alfred Jeanroy, Les origines de la poésie lyrique en France au moyen-âge. Études de littérature française et comparée suivies des textes inédits, Parigi 1889;
Ernesto Monaci, «Sull’Alba bilingue del cod. vat Regina 1462», Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei, Classe di scienze morali, storiche e filosofiche (Roma), Serie V, vol. I, 1892, pp. 475-487.
ntonio Restori, La notazione musicale dell’antichissima Alba bilingue del ms. Vat. Reg. 1462, Parma 1892.
Philip Schuyler Allen, «Mediaeval Latin Lyrics», Modern Philology, January 1908, I parte, pp. 423-476.
Italo Mario Angeloni, «Per una interpretazione latina dell’Alba bilingue», Studi medievali, 3, 1908-1911, pp. 127-131.
Alfred Jeanroy, «La poésie lyrique des troubadours», Eos, 2, 1934, pp. 292-297.
Angelo Monteverdi, Manuale di avviamento agli studi romanzi. I. Le lingue romanze, Milano 1952.
Giuseppe Vecchi, «Osservazioni ritmico-meliche sull’Alba bilingue del Cod. Vaticano Regina 1462», Studi medievali, N.S. 18, 1952, pp. 111-120.
Giorgio Chiarini, «Il bilinguismo dell’Alba di Fleury e le kharagiat mozarabiche», in L’Albero, N.S., 51, 1974, pp. 3-21.
Lucia Lazzerini, «Per una nuova interpretazione dell’Alba bilingue (cod. Vat. Reg. 1462)», Studi medievali, S. III, 20, 1979, pp. 139-184.
Bernhard Bischoff, «Altprovenzalische Segen (Zehntes Jahrhunderts). Mit einer Abbildung (Tafel IV)», in Id., Anecdota novissima. Texte des vierten bis sechszehnten Jahrhunderts, Stoccarda 1984, cap. XLI, pp. 261-265.
Lucia Lazzerini, «Nuove osservazioni sull’Alba bilingue», Medioevo romanzo, 10, 1985, pp. 19-35.
Maria Luisa Meneghetti, Le origini, Roma-Bari 1997 (Storia delle letterature medievali romanze, I).
Lucia Lazzerini, Letteratura medievale in lingua d’oc, Modena 2001, § 1.1.4 alle pp. 19-23.
Stefano Asperti, Origini romanze, Roma 2006, pp. 230-231.
Metrica:
4p 7pp (Norberg 1958). Tre strofe con tre versi di endecasillabi ritmici.

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Commento

In questa trattazione si prenderanno in esame alcuni degli aspetti principali concernenti il componimento che va sotto il nome di «Alba di Fleury». Il codice cui oggi si fa riferimento e contenente il testo sopracitato è il Vat. Lat. 1462, proveniente dall’abbazia di Fleury. Questo manoscritto contiene anche l’opera di Fulgenzio ed una serie di notae iuris, scritte in minuscola libraria merovingica. L’Alba di Fleury sembra essere stata scritta dalla mano di un copista del X sec. con un particolare interesse per l’impaginazione o comunque per la cura formale della sua opera. Un posto decisamente di rilievo nello studio di questo testo lo occupa il refrain[1], di cui in realtà ancora non conosciamo la funzione ma che sembra essere assimilabile a quella di una inserzione per un inno religioso. Il refrain di Phebi claro è situato assieme al testo latino dell’alba, ma nonostante questo sembrano viaggiare autonomamente. Stando a questa considerazione e considerando però la comunanza lessicale e semantica di refrain e testo latino, sebbene distinta dalla lingua che nel ritornello sembra rispecchiare più chiaramente un andamento volgarizzante, bisogna interrogarsi su quale funzione abbia il quest’ultimo nella complessità del testo latino. Come anticipato in precedenza, il refrain sembra avere un aspetto volgare, non c’è infatti da stupirsi del bilinguismo del Phebi claro, dato il peso culturale di un ambiente come quello di Fleury,  motivo per il quale molti vi hanno visto un abbozzo di una  canzone d’alba, un canto di scolta, etc. L’interpretazione del ritornello, qualunque essa sia, non può di certo prescindere dall’analisi delle strofe latine che sono in linea con quelli che si possono definire i topoi letterari dell’innografia. Infatti è presente la tipica contrapposizione luce/tenebre, che allegoricamente rappresenta la Grazia di Dio in opposizione al peccato, ma anche i rimandi ai nemici che simboleggiano anche questa volta la rappresentazioni delle tentazioni. Febo che sorge sembrerebbe un rimando a Cristo che illumina come luce del Sole, nonché simbolo di resurrezione. Oltre alla lettura in chiave cristologica, l’alternarsi di strofe latine e refrain potrebbe leggersi come il naturale dividersi tra la vita quotidiana e la vita religiosa fatta di raccoglimento e contemplazione del mondo. Nel dettaglio del nostro componimento le tenebre ancora non si sono diramate, si presuppone perciò che il tempo sia quello delle ultime ore della notte, poco precedenti alle prime ore dell’alba. I punti di contatto con gli inni mattutini sono evidenti. In merito al genere, Rajna afferma che questo testo rispecchierebbe i canoni di una “alba di incitazione guerresca”, anche se l’aspetto militare qui pare giustificato solamente dal senso artistico del copista[2]. Il motivo della scrittura sembrerebbe essere con più probabilità religioso, in quanto esplicherebbe l’invito a destarsi dal sonno e iniziare a dedicarsi a tutte le attività giornaliere. Il risveglio e l’esortazione potrebbero essere intesi da un lato in senso puramente pratico, infatti sappiamo che l’abbazia di Fleury di stampo benedettino seguiva la regola e di conseguenza è da ascrivere a quegli ambienti ecclesiastici dinamici e produttivi. Dall’altro sono dei chiari rimandi alla dimensione spirituale ed intimistica della vita del fedele, spinto a svegliarsi dal torpore di una vita scarna di spiritualità e ad abbracciare la luce di Dio in ogni giorno. Nel Phebi claro infatti è lo “spiculator” ad annunciare l’arrivo del giorno, non sappiamo con certezza quale possa essere il significato definitivo di questa parola, che nell’innologia antica si trova spesso con l’accezione di “carnefice”. Risulterebbe più consono attribuirgli un significato allegorico e simbolico che lo accosti alla figura di Cristo predicatore, in quanto in alcuni testi innografici si trova il termine “speculatio” utilizzato come sinonimo di “contemplatio”[3]. Per quanto riguarda il genere invece è ancora da chiarire entro quale tipologia di inni è da inserire il Phebi claro. Tendenzialmente si possono distinguere due macrogruppi di inni, a seconda dello scopo con cui vengono impiegati: inni per la liturgia ed il canto pubblico ed inni per la preghiera privata. Sebbene il nostro inno sembri appartenere al primo gruppo a causa della ripetizione del refrain, e quindi più simile ai canti religiosi tipici delle preghiere comuni, non c’è da escludere il fatto che possa avere delle somiglianze con il modus canendi dei salmi[4]. Leggendo il componimento da noi preso in esame, si possono notare delle analogie con la struttura dei salmi biblici, che di seguito si cercherà di analizzare. Innanzitutto non appena si inizia a leggere un salmo ci si accorge della sua struttura fondata essenzialmente sul principio della sonorità che deriva dalla quantità delle sillabe. L’andamento del ritmo è poi rafforzato dalla presenza di allitterazioni e allusività lessicali, come succede anche nel Phebi claro. Una caratteristica fondamentale dei salmi è quella del parallelismo, che consiste nell’accostare in versi contigui, o all’interno dello stesso verso, uno stesso concetto ma ripetuto con dei sinonimi, non con lo scopo di ripetere una frase, ma di incrementarne il significato e l’interpretazione per aumentarne l’efficacia. Un aspetto che ci interessa particolarmente è quello del ritornello che, tanto nei salmi quanto nel Phebi claro, ha una funzione di inclusione o di separazione delle strofe. Uno degli espedienti di cui i salmi maggiormente si servono è quello del linguaggio simbolico, di cui il Phebi claro sembra essere permeato. Tipico dei salmi è infatti l’uso di non parlare del Male in modo diretto,  ma di farlo attraverso simboli che fanno riferimento, per buona parte dei casi, alla sfera bellica. Non è raro dunque imbattersi in un lessico che presenta termini come: nemici, aggressore, guardia, combattimento. In conclusione si può affermare che, sebbene il tentativo di accostare aspetti del Phebi claro ai salmi biblici possa risultare un azzardo, non è da escludere il fatto di dover contemplare ogni varietà di componimenti innografici, considerata la peculiarità e  la singolarità di un testo come quello da noi preso in esame. Molti critici hanno cercato di fornire un’analisi accurata degli aspetti caratterizzanti il refrain dell’«Alba di Fleury». La maggior parte di questi concorda sul fatto che sia stato scritto in funzione del Phebi claro, altri invece suppongono che sia un canto popolare accorpato al testo latino, altri ancora che refrain e testo siano stati scritti insieme. In particolare Rajna[5] afferma che quasi sicuramente un poeta erudito non avrebbe inserito porzioni di testo in volgare assieme a dei versi in lingua latina. L’interrogativo sulla funzione del bilinguismo del testo è un aspetto in realtà ancora da chiarire. Da un lato potrebbe spiegarsi come la trascrizione per un coro cantato a due voci, in cui il refrain viene cantato dal coro  e le strofe latine dall’abate. Essendo il testo latino di livello superiore in merito alla purezza della lingua, non bisogna stupirsi del fatto che possa essere cantato solo da un abate, il quale rappresenta la massima autorità all’interno del monastero. Le ipotesi con cui oggi possiamo confrontarci circa il genere vedono come possibili alternative il considerare il Phebi claro o come un inno mattutino o come un’alba religiosa, amorosa o guerresca. Riguardo alla lingua invece possiamo riscontrare dei tratti di lingua latina volgarizzante e galloromanza (occitanico, guascone, francoprovenzale). L’analisi linguistica del refrain risulta essere piuttosto ostica se si considera che la lingua potrebbe essere composita o artificiale, ma ragionevolmente è opportuno considerare che la lingua del refrain sia lo specchio della regione e del tempo storico in cui questo è stato scritto. A livello sintattico, come molti altri testi religiosi mediolatini, il refrain segue una struttura paratattica. Da notare l’ampio utilizzo di imperativi e di congiuntivi esortativi che, tralasciando per un istante l’analisi sintattica, aiutano a cogliere il significato del testo e la volontà dell’autore di renderlo un inno di incitamento per i fedeli. Imprescindibile dall’interpretazione del testo e dalla lingua deve essere l’analisi della struttura metrica del refrain. Refrain che risulta essere scritto in distici simili agli inni e ai testi lirici in antico francese. Questi distici non sempre sembrano divisibili in due emistichi simmetrici del tipo 6p + 6p (che comunque nel resto del testo è piuttosto presente). Norberg[6] afferma che questa struttura metrica sembra essere diffusa in molti refrain dell’innologia mozarabica, già presa come modello di comparazione per l’analisi del Phebi claro. Tra le particolarità di questo testo c’è la simbologia numerica, presente in altri numerosi canti, che da un lato complica l’analisi metrica classica, ma dall’altro colora di significati simbolici il testo preso da noi in esame. Ogni strofa infatti è composta da dodici piedi trocaici e tre dattilici, come le strofe latine classiche, per un totale di trentatré sillabe. Questa struttura a doppia base ternaria e binaria rispecchia sia il simbolismo della religione cristiana, sia le armonie pitagoriche e platonico-agostiniane. Passiamo ora a commentare nello specifico alcune delle forme presenti nel refrain.
  • L’alba par = da notare la presenza dell’articolo, che nel resto del refrain non è più presente. “Par” è di natura provenzale, utilizzato al pari di un grido di scolta per annunciare l’arrivo dell’alba. Questo verso è simile al “Dieu aydatz” per la struttura trisillabica (tipica dei descortz occitanici, dei lais oitanici e della lirica in antico francese), infatti il grido di scolta è “mimato” a livello sonoro dai trisillabi. Il “Dieu aydatz” sembrerebbe un controcanto profano perfetto per analizzare il refrain del Phebi claro, non tanto perché gli autori ne dovessero conoscere il testo, quanto perché ci danno un’ idea delle strutture melodiche e contenutistiche che circolavano nella Francia meridionale.
  • Umet mar atra sol = “umet” sembrerebbe una terza persona singolare del latino umeo/humeo che di solito viene utilizzato in maniera intransitiva. Qui invece è un transitivo, direi meglio ancora un causativo, facendolo derivare in questo modo da “umesco” (con desinenza –sco tipica dei verbi causativi). Considerando “umet” nell’interezza del refrain ci accorgiamo di essere davanti all’unica parola latina nonché ad un hapax a livello semantico, di cui però non c’è da stupirsi, considerato questo volgare farcito di latinismi. Il caso di “atra” è invece più complesso, poiché da un lato può riferirsi al mare nel senso di “burrascoso” e quindi sarebbe un apparente femminile latino, dall’altro potrebbe riferirsi a “sol” che può assumere sia il significato di “sole” che di “suolo”. Questo sarebbe un barbarismo reso possibile sicuramente dal contesto linguistico e culturale del refrain, da tradurre quindi con “terra nera” nel senso di “non illuminata dal Sole” oppure in contrapposizione a “terra bianca”(toponimo della Guascogna). L’immagine del Sole oscurato è sicuramente di fattura evangelica, diffusa anche in molti inni, ma è un’immagine che si ritrova anche in alcuni scritti di Fulgenzio, di cui il nostro manoscritto ne riporta l’opera.
  • Poypas = deriva probabilmente da “poypia” e rappresenterebbe un ipercorrettismo o un tentativo di avvicinamento al volgare, o da “poypa” (femminile plurale) di origine francoprovenzale, utilizzato come sinonimo di “mota” ovvero una collinetta artificiale con una torre atta all’avvistamento dei nemici. Questo termine era utilizzato in codesta accezione soprattutto nella zona della Guascogna, ma, con molta probabilità, solo dal XIII secolo in poi.
  • Abigil = è un congiuntivo esortativo da “advigilar”. Qui probabilmente in una forma intermedia tra il latino e la lingua volgare, con presenza di betacismo. Il verbo “advigilare” è molto diffuso nell’innologia del X secolo, in ogni caso il termine “vigilia”è riferibile sia all’ambiente religioso che a quello militare. Stando ad una seconda analisi invece il termine sarebbe un’ esortazione alla veglia e alle grida di scolta. Nella tarda latinità assistiamo ad una rifunzionalizzazione del grido d’allarme che si protende fino alla fine del Medioevo (da intendere quindi “poypas abigil” come “sentinella d’allerta”). Il termine però potrebbe anche derivare da “advigiliam”, in forma apocopata per ragioni metriche.
  • Miraclar tenebras = “miraclar” è da intendere come denominale da “miracle”, ma potrebbe derivare anche da “miro” nel senso di guardare fino a lunga distanza. La forma dell’infinito si può considerare come esortativa perché già attestata nello spagnolo, nel francese e nel provenzale.
In conclusione dunque possiamo affermare che il compito di vigilare deve essere assolto sia dai laici che dai chierici. Il pericolo è indubbiamente il Demonio per i cristiani e i fedeli hanno il dovere di difendersi da esso. Come detto precedentemente, non abbiamo ancora finito di interrogarci sul bilinguismo, se questo sia dovuto alla natura paraliturgica del componimento o se venga usato come espediente stilistico simile alla liturgia mozarabica, considerato il fatto che in quel periodo era assiduo lo scambio reciproco di idee e la circolazione di monaci di cultura romanzo-cristiana e arabo-musulmana. L’autore sembra provenire da area francese, o che comunque ne abbia subito l’influenza linguistica. L’artefice del componimento inoltre è abbastanza erudito, tale da conoscere elementi di astrologia, della cultura classica ed innologica. A questo proposito Chiarini e Simonelli[7] credono che se il ritornello fosse stato composto da una penna popolare, allora l’intero componimento sarebbe stato scritto in volgare. Ipotesi valida se si considera che il componimento sia frutto di un solo autore e che il ritornello facesse parte sin da subito del progetto in una visione organica dell’opera. Sappiamo con certezza che quello di Fleury era un ambiente monastico con una singolare rilevanza culturale, tanto da considerarsi la casa madre per tutti i monasteri satelliti che vi gravitavano attorno. L’abate Abbone sembra essere il candidato ideale ad arrogarsi la nomina di autore dell’Alba di Fleury per una serie di ragioni. Innanzitutto sappiamo che operò a Fleury nello stesso periodo di composizione dell’alba ricoprendo anche la carica di praepositus scholaribus, sappiamo che era una personalità dotta poiché aveva studiato in varie città d’Europa. Si interessava di grammatica, filosofia e addirittura astronomia. Sappiamo inoltre che soggiornò per un periodo in Inghilterra, notizia che spiegherebbe almeno in parte la presenza di influssi inglesi nel Phebi claro. Quello dell’alba sarebbe quindi stato un progetto di grande importanza, un progetto che gioca su aspetti cruciali del tempo come quello della lingua, della sintassi, del significato, ma che getta anche le basi per nuovi spunti di riflessione sul nascente modo di fare poesia.
 
[1] In generale è sinonimo di ritornello. In particolare, nella musica trobadorica (chanson, ballade, virelai etc.), ripetizione di sezioni poetiche sulla stessa melodia. [da “Dizionario Treccani”].
[2] Romance Philology, vol. 66, Fall 2012, pp. 220-222.
[3] Ivi.
[4] http://ora-et-labora.net/bibbia/bianchi.html [1]; [consultato il 13/03/2020].
[5] Romance Philology, vol. 66, Fall 2012, pp. 247-248.
[6] Ibidem, pp. 253-255.
[7] Romance Philology, vol. 66, Fall 2012, pp. 286-288.
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Edizioni

 

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Tradizione manoscritta

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Vat. Reg. 1462

Vat. Reg. 1462, 50v.

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Riproduzione fotografica

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Edizione diplomatica

Phebi claro nondum orto iubare; Fert aurora lumen terris tenue
Spiculator pigris clamat surgite; Lalba par um(et)mar atra sol
Poypas abigil miraclar tenebras; 
En incautos ostium insidie
Torpentesq(ue) gliscunt intercipere; Quos suad(et) preco clamat surgere
Lalba part um(et) mar atra sol; Poy pas abigil miraclar tenebras
 
Abarcturo disgregat(ur) aquilo; Poli suos condunt astra radios
Orienti tendit(ur) septemtrio; Lalba part um(et)mar atra sol; Poy pas abigil
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

Phebi claro nondum orto iubare; Fert aurora lumen terris tenue
Spiculator pigris clamat surgite; Lalba par um(et)mar atra sol
Poypas abigil miraclar tenebras; 
I.
Phebi claro nondum orto iubare,
Fert Aurora lumen terris tenue;
Spiculator pigris clamat: “Surgite”
L’alba par, umet mar atra sol
Poypas abigil, miraclar tenebras. 
 
En incautos ostium insidie
Torpentesq(ue) gliscunt intercipere; Quos suad(et) preco clamat surgere
Lalba part um(et) mar atra sol; Poy pas abigil miraclar tenebras
 
II.
En incautos ostium insidie
Torpentesque gliscunt intercipere,
Quos suadet preco clamat surgere
L’alba part, umet mar atra sol
Poypas abigil, miraclar tenebras.

 

Abarcturo disgregat(ur) aquilo; Poli suos condunt astra radios
Orienti tendit(ur) septemtrio; Lalba part um(et)mar atra sol; Poy pas abigil
 
III.
Ab Arcturo disgregatur Aquilo,
Poli suos condunt astra radios,
Orienti tenditur Septemtrio
L’alba part, umet mar atra sol
Poypas abigil, [miraclar tenebras].
 
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Reis glorios

Mss:
C 30v (Guiraut De Bornelh) contenente le strofe da I-VI (tra V e VI vi è una strofa siglata C1);
E 56 (Guiraut De Bornelh);
Mun 1r (con inversione delle strofe nel seguente ordine: I-II-IV-V-II);  
P 19v (Gun duisel);
R 8v (Guiraut De Bornelh);
Sg 80r (Guiraut De Bornelh);
T 86r.
Edizioni critiche:
A. Kolsen, Sämtliche Lieder des Trobadors Giraut de Bornelh, 2 voll., Halle 1910-35, vol. I, p. 342;
R. Sharman, The Cansos and Sirventes of the Troubadour Guiraut de Borneil: A Critical Edition, Cambridge 1989, p. 365;
G. Gouiran, «Et ades sera l’alba». Angoisse de l’aube. Recueil des chansons d’aube des troubadours, Montpellier 2005, p. 30;
C. Chaguinian, Les albas occitanes, transcription musicale et étude des mélodies par John Haines, Paris 2008, p. 127;
C. Di Girolamo, «L’angelo dell’alba. Una rilettura di Reis glorios», Cultura neolatina, 69, 2009, pp. 59-90, a p. 68 (apparato basato su Mün e discussione testuale in id., «Un testimone siciliano di Reis glorios e una riflessione sulla tradizione stravagante», Cultura neolatina, 70, 2010).
Altre edizioni:
C. Appel, Provenzalische Chrestomathie mit Abriss der Formenlehre und Glossar, Leipzig 1895, p. 91;
K. Bartsch - E. Koschwitz, Chrestomathie provençale (Xe-XVe siècle), Marburg 1904, c. 109;
V.  Crescini, Manuale per l’avviamento agli studi provenzali, Milano 1926, p. 212;
M. de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, Barcelona 1975, p. 511 (testo Kolsen);
W. Poe, «The Lighter Side of the alba: Ab la genser que sia», Romanistisches Jahrbuch, 36, 1985, pp. 87-103, a p. 98 (base: C); Frede Jensen, Troubadour Lyrics: A Bilingual Anthology, New York 1998, p. 210 (base: C).
Metrica:
a10 a10 b10’ b10’ C6’ (Frank 156:2). Sono 6 coblas doblas di 4 decasillabi a rima maschile e femminile e un refrain di 1 verso (senario femminile). 

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Commento

Il “Reis glorios”  di Giraut de Borneil tratta di un incontro amoroso clandestino tra l’amante sparito nella notte e una signora sposata il cui marito, se dovesse scoprire il tradimento, metterebbe in pericolo la vita dell’adultero. L’amico, che ha accompagnato l’amante si è dileguato. Per tutta la notte è rimasto in ginocchio a pregare, perché fin dal momento del saluto sembrava avvertire un presagio funesto. Su questo presagio l’autore crea un effetto di tensione: perché il suo compagno non è ancora rientrato.  Infine, dopo una attesa allarmante la situazione volge per il meglio. Infatti la settima cobla chiarisce il mistero, nessun evento drammatico si è consumato, ma solamente le gioie dell’amplesso[1]. Di seguito alcune precisazioni dell’alba di Giraut de Borneill, partendo dagli studi degli ultimi dieci anni sull’esegesi di Di Girolamo, Zufferey, Lazzerini e Bertoletti, che vanta il merito della scoperta della versione italiana di Reis glorios. La tradizione manoscritta dell’alba di Giraut è tra le più complesse di questo genere e seconda soltanto a quella di Cadenet. Il Reis glorios è tradito da sei canzonieri (C E P R Sg T), una tradizione extravagante del manoscritto di Monaco (Mon) e la tradizione indiretta della versione italiana di un codice ambrosiano (Ambr).[2] L’edizione di Kolsen del 1910 presenta l’ordine delle strofe maggiormente accreditato e corretto ed indica inoltre il manoscritto C come codice di base. L’editio di Sharman migliora il testo di Kolsen al v. 6, interpretando giustamente la  proposizione interrogativa diretta. Zufferey invece ci spinge verso la definizione di due gruppi di testimoni sulla base dell’inversione delle strofe IV e V. Il primo gruppo comprende: E P R Sg e poi forse C T (dove tuttavia T manca di una sesta strofa e rifà la sua strofa V a partire dalla fusione di VI e V).[3] Possiamo inoltre osservare che il manoscritto di Monaco e quello Ambrosiano presentano, anche se in modo diverso, dei problemi con le strofe V-VI; non risulterebbe perciò azzardato ipotizzare che abbiano la stessa discendenza ,dimostrabile alla luce di errori e varianti.[4] La struttura a coblas doblas del componimento consente di legare in errore E P R Sg, che infrangono le seconda e terza coppia di strofe e di individuare come corretto l’ordine di C.[5] Bisogna tuttavia osservare che ambedue queste strofe presentano delle difficoltà che rendono problematica l’ipotesi della loro autenticità. Carapezza crede che il tipo della strofa da cui dipenderebbe lo schema di Giraut, presenta come «tratto strutturale e distintivo» la variazione del ritornello, che così giustificherebbe la sua autenticità e paternità.[6] Improbabile all’interno della sua argomentazione è la proposta Lazzerini di vedere nelle sole rime maschili della strofa II una voluta alterazione che marcherebbe il cambio di locutore.[7] Appare inopportuna a questo proposito l’osservazione di Chaguinian riguardo un legame tra E ed Sg, che tramandano le albe di Giraut e di Cadenet una di seguito all’altra, con attribuzione a Giraut per entrambi i componimenti. L’invito a non dormire dei vv. 7-12 può invece interpretarsi come una scelta retorica dell’autore dal momento che tutta alba è una esortazione al companho a svegliarsi, tipico sin dall’«Alba bilingue» e riproposto nell’innografia mattutina cristiana, mentre il richiamo a non dormire ha origine direttamente dal Nuovo Testamento, e dunque costituisce una lectio difficilior e non un intervento di correzione ad opera della tradizione.  Il Reis glorios è considerata un’alba profana dagli editori di Giraut de Borneill: Kolsen, Sharman, Chaguinian, che la considera il primo esempio di “albas de séparation” e poi da Zufferey e Bertoletti.[8] Considerano invece Reis glorios un’alba religiosa: Simonelli[9], Di Girolamo  e Lazzerini . Simonelli crede che la presenza del gilos possa accostarsi alla figura del demonio e che questo contribuisca a delineare una ambientazione biblica che renderebbe il componimento una delle prime albe religiose. Per Di Girolamo la gaita rappresenterebbe un angelo custode e, considerato che l’ambientazione possa non essere solo religiosa ma anche cortese, Di Girolamo vuole sottoporre quegli elementi profani ad una conversione divina. Lazzerini invece ritiene l’alba incompiuta senza una risposta ai richiami del soggetto vegliante.[10] Per il Reis glorios, un testo che presenta molte difficoltà di comprensione e di collocazione, risulta perciò opportuno non escludere a priori la possibilità di convivenza di elementi sia religiosi che profani. D’altra parte i rimandi liturgici possono essere inseriti senza problemi nella letteratura cortese d’amore. L’ambiguità di Reis glorios risiedono piuttosto nel monologo della gaita, “che occupa l’intero componimento a partire dalla seconda strofa, dove questi si rivolge in modo accorato a un destinatario assente e incurante o inconsapevole dell’appello a lui indirizzato e insieme nella designazione del destinatario come companho, ovvero la sentinella, che si toglie i panni di un subordinato del castello al servizio occasionale degli amanti per divenire un amico di colui che sta avvisando dell’arrivo del giorno”.[11] E’ giusto affermare, come accennato in precedenza, che sacro e profano nel Medioevo sono spesso intrecciati e permeati l’uno dell’altro. Questa considerazione apre all’esegesi due strade: da una parte quella per cui un testo apparentemente profano ha invece un significato religioso e l’altra dove un testo ricco di riferimenti religiosi conserva tuttavia un senso e un indirizzo profani.[12] A seguito di questa parentesi esegetica per certi versi ampia ma strettamente necessaria, posso ipotizzare con maggiore certezza che il  Reis glorios sembra molto più vicino al genere di un’alba profana o canto di sentinella. Ritroviamo infatti le dinamiche tipiche di cui ho accennato all’inizio di questa breve trattazione: il soggetto esorta il compagno a non dormire e si assicura che faccia attenzione al sorgere dell’alba. Il testo inoltre è dotato di refrain, tipico anch’esso delle albas trobadoriche. Un aspetto invece che ci porta a trovare una differenza con le albas amorose è l’assenza della scena della separazione degli amanti dopo l’incontro notturno, assente quanto un esplicito riferimento o intervento della presenza femminile. Dobbiamo forse considerare la priorità, l’intento e il personaggio su cui l’autore intende mantenere il focus, ovvero la gaita, determinante per il messaggio complessivo dell’alba di Giraut. Non mi sento dunque di considerare quella di Giraut come una mancata e distratta proposizione alla presenza femminile, quanto come una scelta testuale e retorica. Il Reis glorios non vuole presentarci la separazione degli amanti all’arrivo delle prime luci dell’alba, ma ci offre la duplice esperienza dell’avventura amorosa e della lealtà che lega la gaita al suo compagno. Giraut ha sicuramente attinto dalla tradizione il topos del canto di sentinella per ricavarne un componimento “nuovo”, se vogliamo,  all’insegna degli ideali cortesi. Resta il fatto che  il silenzio del companho continua ad aprire sempre nuovi interrogativi, non offrendoci la possibilità di spianare l’ambiguità testuale. L’operazione di Giraut si rivela da una parte come la composizione di un’alba profana a partire dal riuso di elementi religiosi e della tradizione dei canti di sentinella mentre dall’altra ci priva dell’elemento fondamentale del genere, ovvero la separazione degli amanti. Questo forse deriva dalla concezione dell’autore di considerare il servizio d’amore e i doveri del mondo cortese sotto una lente intransigente e rigorosamente attenta ai valori fondativi della società. Se vogliamo dunque considerare il genere dell’alba profano come un rigido contenitore di cui partecipano solo quei componimenti aventi tutti i requisiti tipici del genere, allora l’opera di Giraut ne risulta difficilmente afferibile. Ma tali divergenze non devono trarci in inganno, infatti nonostante l’antichità del nostro componimento dobbiamo pensare che l’alba amorosa, stando agli esemplari a noi noti, fosse ormai diffusa fra il pubblico, che altrimenti non avrebbe potuto riconoscerne i riferimenti che Giraut ha inserito nel suo testo. Ne consegue dunque che il Reis glorios si possa inserire benissimo nella tradizione, certe volte incerta ed ostica, che va dagli inni mattutini e religiosi fino all’alba e alla conseguente lirica amorosa.


[1]C. Di Girolamo, «L’angelo dell’alba. Una rilettura di Reis glorios», Cultura neolatina, 69, 2009, pp. 59-90, a p. 68.
[2]W. Meliga, «Qualche nota su Reis glorios», Lecturae tropatorum 11, 2018, pp. 1-3.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] F. Carapezza, «L’alba in forma di romanza: sul tipo strofico e musicale di Reis glorios (BdT 262,64)», Romance Philology, 72, 2018, pp. 35-61, a pp. 48-49.
[7] Meliga, 2018, pp. 4-6.
[8] Meliga, 2018.
[9] P. Simonelli, «Lirica moralistica», S.T.E.M, 1974, pp. 198-207.
[10] Meliga, 2018.
[11] Ibidem.
[12] Ibidem.
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Edizioni

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Kolsen

I.
Reis glorios, verais lums e clartatz,          
Deus poderos, Senher, si a vos platz,      
al meu companh siatz fizels aiuda;          
qu’eu no lo vi, pos la nochs fo venguda,  
et ades sera l’alba!                                    
 
II.
Bel companho, si dormetz o velhatz,        
no dormatz plus, suau vos ressidatz;        
qu’en Orien vei l’estela creguda                
c’amena·l jorn, qu’eu l’ai be conoguda,    
et ades sera l’alba!                                    

III. 
Bel companho, en chantan vos apel;        
no dormatz plus, qu’eu auch chantar l’auz
que vai queren lo jorn per lo boschatge    
et ai paor que·l gilos vos assatge              
et ades sera l’alba!                                    
 
IV.
Bel companho, issetz al fenestrel              
e regardatz las estelas del cel!                  
Conoisseretz si·us sui fizels messatge;    
si non o faitz, vostres n’er lo damnatge    
et ades sera l’alba!                                    
 
V.
Bel companho, pos me parti de vos,        
eu no·m dormi ni·m moc de genolhos,      
ans preiei Deu, lo filh Santa Maria,          
que·us me rendes per leial companhia,    
et ades sera l’alba!                                    
 
VI.
Bel companho, la foras als peiros            
me preiavatz qu’eu no fos dormilhos,        
enans velhes tota noch tro al dia.              
Era no·us platz mos chans ni ma paria    
et ades sera l’alba!                                    

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Collazione

I.
v.1
 C:   reis glorios verays lums e clardatz
 E:   reis glorios verays lums e claratz
 P:   reis glorios verais lums e clardatz
 R:   reis glorios verays lums e clardatz
 Sg:  reis glorios verais lums e clardatz
 T:   reis grorios verai lutz e clardatz
 Mün:
v.2
 C:   dieus poderos senher si a vos platz
 E:   dieus poderos senher si a vos plaz
 P:   dieus poderos senher si a vos platz
 R:   poderos senher si a vos platz
 Sg:  dieus poderos senher si a vos platz
 T:   rei poderos senher si vos platz
 Mün: platz
v.3
 C:   al mieu companh siatz fizels aiuda
 E:   al mieu companh siatz fizels aiuda
 P:   al mieu companh siatz fizes aiuda
 R:   al mieu compaynh sias fizels aiuda
 Sg:  al mieu conpainh sias fizels aiuda
 T:   al mieu compagn siaz lial aiuda
 Mün: aiuda
v.4
 C:   qu’ieu non lo vi pos la nuechs fon venguda
 E:   qu’ieu non lo vi pos la nueitz fon venguda
 P:   qu’ieu non lo vi pois la nueitz fon venguda
 R:   qu’ieu non lo vi pos la nuech fo venguda
 Sg:  qu’ieu non lo vi pos la nueitz fo venguda
 T:   cio non lo vi puois la nuoc fon venguda
 Mün: non an cantar
v.5
 C:   et ades sera l’alba
 E:   et ades cera l’alba
 P:   eszades sera l’alba
 R:   et ades sera l’alba 
 Sg:  et ades sera l’alba
 T:   et ades sera l’alba
 Mün: gilos non age
II.
 v.1
 C:   bel companho si dormetz o velhatz
 E:   bel companho si dormetz o velhatz
 P:   bel companho si dormes ho velhatz
 R:   bel companho si dormetz o velhatz
 Sg:  bel conpanho si dormitz o vueiltz
 T:   bel conpagno si dormetz o vegliatz

 Mün: belos compan fait la finestrela
v.2
 C:   non dormatz plus si a vos platz
 E:   ne dormas plus senher si a vos platz
 P:   non dormas plus senher si a vos platz
 R:   non dormas pus senha si a vos platz
 Sg:  no dormatz plus senher si a vos platz
 T:   non dormatz plus quel giorn as apropiatz
 Mün: ment a la segn del cel
v.3
 C:   qu’en orient vey l’estela creguda
 E:   qu’en orient vey l’estela 
 P:   qu’en orient ver l’estela creguda
 R:   qu’en aurient vey l’estela creguda
 Sg:  qu’en orient vei l’estella creguda
 T:   en orient vei l’astela creguda
 Mün:
v.4
 C:   qu’amenal jorn qu’ieu l’ai ben conoguda
 E:   qu’amenal jorn qu’ieu l’ai ben conoguda
 P:   qu’amenal iorn qu’ieu l’ai en conoguda
 R:   cadus lo iorn qu’ieu l’ay ben conoguda
 Sg:  amenal iorn qu’ieu l’ai ben conoguda
 T:   cadutz lo giorn c’ieu l’ai ben conoguda
 Mün: canosceretz si son fidel mesage
v.5
 C:   et ades sera l’alba
 E:   et ades cera l’alba
 P:   eszades sera l’alba
 R:   et ades 
 Sg:  et ades sera l’alba
 T:   et ades sera l’alba
 Mün: et de sera l’alba
III.
v.1
 C:   bel companho en chantan vos apel
 E:   bel companho en chantan vos apel
 P:   bel companho en chantan vos apel
 R:   bel companho en chantan vos apel
 Sg:  bel conpanho en chantan vos apel
 T:   bel conpanho en chantan vos apel
 Mün: belnos companpos mi parti de vos
v.2
 C:   non dormatz plus qu’ieu aug chantar l’auzel
 E:   non dormatz plus qu’ieu aug chantar l’auzel
 P:   non dormas plus qu’ieu aug canta auzel
 R:   non dormas pus qu’ieu aug chantar l’auzel
 Sg:  non dormatz plus qu’ieu aug chantar l’auzel
 T:   non si dous aug chantar l’ausell
 Mün: pe dormi pas
v.3
 C:   que vai queren lo jorn per lo boscatge
 E:   que vai queren lo jorn per lo boscatge
 P:   que vai queren lo jorn per lo boschatge
 R:   que vay que lo iorn per lo boscatie
 Sg:  que vai queren lo iorn ple boscatge
 T:   lo giorn per lo boiscagie
 Mün: lu fil sancta maria
v.4
 C:   et ai paor quel gilos vos assatge
 E:   et ai paor quel gilos nos assatge sais concerenat
 P:   eszai paor quel gelos vos assatge
 R:   et ay paor quel gilos vos assatie
 Sg:  e ai pahor quel gilos vos assatge
 T:   et ai paor col gelos vos asagll
 Mün: mi r mia lial compania
v.5
 C:   et ades sera l’alba
 E:   et ades cera l’alba
 P:   eszades sera l’alba
 R:   et ades 
 Sg:  sius conses enans l'alba
 T:   et ades sera l’alba
 Mün: et d sera l’alba
IV.
v.1
 C:   bel companho yssetz al fenestrel
 E:   bel companho pos mi parti de vos
 P:   bel companho pos me parti de vos
 R:   bel companho pos mi parti de vos
 Sg:  bel companho pos mi parti de vos
 T:   bel companho faitz nos a fenestrella
 Mün: belnos copan si dormetz o veilaz
v.2
 C:   e regardatz las estellas del cel
 E:   hieu non dormi nim moc de ginolhos
 P:   dieu non dormi nim muc de ginoilhos
 R:   yeu non dormi nim moc de ginolhos
 Sg:  eu non dormi nun muec de ginoillos
 T:   gaydatz nel cel la estella
 Mün: cal fazas
v.3
 C:   conoisseretz s’ieus sui fizels messatge
 E:   ans preguiei dieu lo fill sancta maria
 P:   ans preguiei dieu lo filh sancta maria
 R:   ans preguiei dieu lo filh sancta maria
 Sg:  ans preghei dieu lo fill santa maria
 T:   conoiseretz s’ieus sui al mosage
 Mün: orient l’estela creguda
v.4
 C:   se non o faitz vostres n’er lo dampnatge
 E:   queus mi rendes per leyal companhia
 P:   queus mi rendes per leial companhia
 R:   queus mi rendess per lial companhia
 Sg:  quieus mi rendes per lial conpanhia
 T:   se non o faitz voster lo dampnage venguda
 Mün: cadut giorn be l'ai conosuda
v.5
 C:   et ades sera l’alba
 E:   et ades cera l’alba
 P:   eszades sera l’alba
 R:   
 Sg:  e ades sera l’alba
 T:   et ades sera l’alba
 Mün: ades sera l’alba
V.
v.1
 C:   bel companho pos mi parti de vos
 E:   bel companho yssetz al fenestrel
 P:   bel companho isses al fenestrel
 R:   bel companho issetz al fenestrel
 Sg:  bel companho assetz al fenestrel
 T:   bel companho la foiras al peiros
 Mün: bel nos compan beno audii vostrum cant
v.2
 C:   hieu non dormi nim moc de ginolhos
 E:   e enguardatz las ensenhas del cel
 P:   eszegardas las stellas del sel
 R:   et esgardatz las ensenhas del sel
 Sg:  e esgardatz las estelas del cel
 T:   non fos dormilhos
 Mün: multu mi pilsa kinti trabalal tant
v.3
 C:   ans preguiei dieus, lo filh sancta maria
 E:   conoiceretz s’ieus sui fizels messatge
 P:   conoisseretz s’ius sui fizels messatge
 R:   conoishet sien soy fizels messatie
 Sg:  conoiseretz sius sui fizels missatges
 T:   non dormi puois santa maria
 Mün: ca tu mi trai del fund del paradis
v.4
 C:   queus mi rendes per leyal companhia
 E:   se non ho faitz vostres n’er lo dampnatge
 P:   se non o faitz vostres n’er lo dampnatges
 R:   se non o faytz vostres er lo dampnatie
 Sg:  si non ho faitz vostres n'er lo dapnatge    
 T:   mi rendes ma lial conpagnia creiguda
 Mün: mon leit o fait noi flor de lis
v.5
 C:   et ades sera l’alba
 E:   et ades cera l’alba
 P:   eszades sera l’alba
 R:   et ades
 Sg:  et ades sera l’alba
 T:   et l’alba
 Mün: et ades sera l’alba
VI.
v.1
 C:   bel companho quar es trop enueyos
 E:   bel companho la foras als peiros
 P:   bel companho la foras als perros
 R:   bel companho la foras als peiro
 Sg:  bel companho la foras als peiros
 T:   gloriosa ce tut lo mon capdella
 Mün:
v.2
 C:   que quant viatim pel portal ambedos
 E:   mi preyavatz qu’ieu no fos dormilhos
 P:   mi pregavatz qu’ieu non fos dormeilhos
 R:   mi preyavatz qu’ieu no fos dormilhos
 Sg:  me pregavatz qu'eu non fos dormilhos
 T:   merce te clam c’en preant t’en apella
 Mün:
v.3
 C:   esgardetz sus vis la genser que sia
 E:   enans velhes tota nueit tro al dia
 P:   enans veilhes tota nueg tro al dia
 R:   enans velhes tota nueg tro ad dia
 Sg:  enans veilles tota nueit tro al dia
 T:   cel mieu compagn prendas e gidagie
 Mün:
v.4
 C:   de mius partitz lai tenguetz vostra via
 E:   ara nous platz mos chans ni ma paria
 P:   ara nous plai mo chans ni ma paria
 R:   aras nous platz mos chans ni ma paria
 Sg:  ara nous platz mos chans ni ma paria
 T:   o si ce vos li trametas messatge
 Mün:
v.5
 C:   e ades sera l’alba
 E:   e ades cera l’alba
 P:   eszades sera l’alba
 R:   et ades 
 Sg:  e ades sera l’alba
 T:
 Mün:
VII.
v.1
 C:   bel companho la foras als peiros
 E:
 P:
 R:   bel dos conpanh tan soy en ric soiorn
 Sg:
 T:   bel doltz conpagn ai dieus non m’entendes
 Mün:
v.2
 C:   mi preyavatz qu’ieu no fos dormilhos
 E:
 P:
 R:   qu’ieu no volgra mays fos alba ni iorn
 Sg:
 T:   si vos ama tant se la c vos es pres
 Mün:
v.3
 C:   enans velhes tota nuech tro al dia
 E:
 P:
 R:   el genser que me nasques mas de mayre
 Sg:
 T:   con ieu fais vos ce a nuoc no dorm
 Mün:
v.4
 C:   ara nous platz mos chans ni ma paria
 E: 
 P:
 R:   tenc et abras per qu’ieu non prezi gaut
 Sg:
 T:   aiso vos pleu e vos gur e vos afi
 Mün:
v.5
 C:   et ades sera l’alba
 E:
 P:
 R:   lo fol gilos in l’alba
 Sg:
 T:   c’ai gardada l’alba
 Mün:
VIII.
v.1
 C:
 E:
 P:
 R:
 Sg:
 T:   bel douce compagn agrait lo jorn non
 Mün:

 

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Tradizione manoscritta

 

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CANZONIERE C

C30v (Guiraut De Bornelh) contenente le strofe da I-VI (tra V e VI vi è una strofa siglata C1, tramandata in un unico ms).

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Riproduzione fotografica

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Edizione diplomatica

REis.Guiraut d(e) bornelh.
glorios uerays lums
e clardatz. dieus pode
ros senher; si a uos plaz.
al mieu companh siatz fizels a
uida. quieu non lo ui pos la nu
ech fon uenguda. (et) ades sera lal 
 
Bel companho si dormetz        ba.
o uelhatz. non dormiatz si au
uos uissidatz. quen orient uey
lestela creguta. qua menal iorn
q(ui) eu lai ben conoguda. (et) ades sera
 
Bel companho enchata              lalba.
uos apel. non dormatz pl(u)s quieu
aug chantar lauzel. que uai q(ue)
ren lo iorn per lo boscatge. (et) ai pa
or quel gilos uos assatge. (et) ades
sera lalba.
 
Bel companho yssetz al fenestrel.
e regardatz las estelas del cel. co
noisseretz sieus sui fizels messat
ge. se nono faitz uostres ner lo
dampnatge. (et) ades sera lalba.
 
Bel companho pos mi parti de
uos. hieu non dormi nim moc
de ginolhos. ans preguiei dieus
lo filh sancta maria. ques mi
rendos per leyal companhia. Et
ades sera lalba.
 
Bel companho quar es trop en
ueyos. que quant uiatin pel por
tal ambedos. esgardetz sus uis
la genser que sia. de mius partitz
lai tenguetz uostra uia. (et) ades sera
 
Bel companho la foras als          lalba
peiros mi preyauatz q(ui)eu no fos
dormilhos. enans uelhes tota nu
ech tro al dia. ara nous platz mos
chant ni ma paria. (et) ades sera
lalba
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

Reis.Guiraut d bornelh.
glorios uerays lums
e clardatz. dieus pode
ros senher; si a uos plaz.
al mieu companh siatz fizels a
uida. quieu non lo ui pos la nu
ech fon uenguda. (et) ades sera lal 
I.
Reis glorios, verays lums e clardatz,
Dieus poderos, senher, si a vos plaz,
al mieu companh siatz fizels aiuda,
qu’ieu non lo vi, pos la nuechs fon venguda,
et ades sera l’alba!

 

Bel companho si dormetz        ba.
o uelhatz. non dormiatz si au
uos uissidatz. quen orient uey
lestela creguta. qua menal iorn
q(ui) eu lai ben conoguda. (et) ades sera
II.
Bel companho, si dormetz o velhatz
non dormatz plus si a vos platz,
qu’en orient vey l’estela creguda
qu’amenal jorn, qu’ieu l’ai ben conoguda,
et ades sera l’alba!
 
Bel companho enchata              lalba.
uos apel. non dormatz pl(u)s quieu
aug chantar lauzel. que uai q(ue)
ren lo iorn per lo boscatge. (et) ai pa
or quel gilos uos assatge. (et) ades
sera lalba.
III.

Bel companho, enchantan vos apel:
non dormatz plus, qu’ieu aug chantar l’auzel
que vai queren lo jorn per lo boscatge,
et ai paor quel gilos vos assatge,
et ades sera l’alba
 

Bel companho yssetz al fenestrel.
e regardatz las estelas del cel. co
noisseretz sieus sui fizels messat
ge. se nono faitz uostres ner lo
dampnatge. (et) ades sera lalba.
IV.
Bel companho, yssetz al fenestrel
e regardatz las estellas del cel:
conoisseretz s’ieus sui fizels messatge;
se non o faitz, vostres n’er lo dampnatge,
et ades sera l’alba!
 
Bel companho pos mi parti de
uos. hieu non dormi nim moc
de ginolhos. ans preguiei dieus
lo filh sancta maria. ques mi
rendos per leyal companhia. Et
ades sera lalba.
V.

Bel companho, pos mi parti de vos,
hieu non dormi nim moc de ginolhos,
ans preguiei dieus, lo filh sancta maria,
queus mi rendes per leyal companhia,
et ades sera l’alba!
 

Bel companho quar es trop en
ueyos. que quant uiatin pel por
tal ambedos. esgardetz sus uis
la genser que sia. de mius partitz
lai tenguetz uostra uia. (et) ades sera
VI.
Bel companho, quar es trop enueyos
que quant viatim pel portal ambedos
esgardetz sus, vis la genser que sia,
de mius partitz, lai tenguetz vostra via,
e ades sera l’alba!
 
Bel companho la foras als          lalba
peiros mi preyauatz q(ui)eu no fos
dormilhos. enans uelhes tota nu
ech tro al dia. ara nous platz mos
chant ni ma paria. (et) ades sera
lalba.
VII
Bel companho, la foras als peiros
mi preyavatz qu’ieu no fos dormilhos,
enans velhes tota nuech tro al dia;
ara nous platz mos chant ni ma paria,
et ades sera l’alba!

 

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CANZONIERE E

E 56 (Guiraut De Bornelh)

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Edizione diplomatica

Rei ioglorios uerais lums eclaratz. dieus
poderos senher si auos platz. almieu com
panh sias fizels aiuda.quieu non la ui pos
lanueitz fon uenguda. (et) ades cera lalba.
 
Bel companho si dormetz ho ueillatz ne dor
mas plus senher si auos platz. quen orien
uei lestela creguda camenal iorn quieu lai
ben conoguda. (et) ades cera lalba.
 
Bel companho enchantan uos apel. non
dormatz plu quieu aug chantar lauzel.
que uai queren lo iorn per lo boscatge.
(et) ai paor quel gelos nos asatge. sais conser
enant lalba.
 
Bel companho pos me partir deuos. ieu no(n)
dormi nim moc de ginoillos. ans preguei
dieu lo fill sancta maria. queus mi rendes
per leial companhia. (et) ades cer(a) lalba.
 
Bel companho issetz alfenestrel (et) enguar
datz las ensenhas del cel. conoiceretz sius
soi fizels mesatges. si non ho faitz uostr
es ner lo dampnatges. (et) ades cera lalba.
 


 
Bel companho laforas alspeiro. mi preiuatz
quieu nofos dormillos. enans ueilles tota nu
eit tro aldia. ara nous platz mos chans ni
ma paria. (et) ades cera lalba.
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

Rei ioglorios uerais lums eclaratz. dieus
poderos senher si auos platz. almieu com
panh sias fizels aiuda.quieu non la ui pos
lanueitz fon uenguda. (et) ades cera lalba.
 
I.
Rei ioglorios, verais lums e claratz,
Dieus poderos, senher, si a vos platz,
al mieu companh siatz fizels aiuda,
qu’ieu non lo vi, pos la nueitz fon venguda,
et ades cera l’alba!
 
Bel companho si dormetz ho ueillatz ne dor
mas plus senher si auos platz. quen orien
uei lestela camenal iorn quieu lai
ben conoguda. (et) ades cera lalba.

 

II.
Bel companho, si dormetz o velhatz
ne dormas plus senher si a vos platz,
qu’en orient vei l’estela 
qu’amenal jorn, qu’ieu l’ai ben conoguda,
et ades cera l’alba!

 

Bel companho enchantan uos apel. non
dormatz plu quieu aug chantar lauzel.
que uai queren lo iorn per lo boscatge.
(et) ai paor quel gelos nos asatge. sais conser
enant lalba.
III.
Bel companho, en chantan vos apel:
non dormatz plus, qu’ieu aug chantar l’auzel
que vai queren lo jorn per lo boscatge,
et ai paor quel gilos nos assatge, sais concerenat
et ades cera l’alba!
 
Bel companho pos me partir deuos. ieu no(n)
dormi nim moc de ginoillos. ans preguei
dieu lo fill sancta maria. queus mi rendes
per leial companhia. (et) ades cer(a) lalba.
 
IV.
Bel companho, pos mi parti de vos,
hieu non dormi nim moc de ginolhos,
ans preguiei Dieu, lo fill Sancta Maria,
queus mi rendes per leyal companhia,
et ades cera l’alba!
 
Bel companho issetz alfenestrel (et) enguar
datz las ensenhar del cel. conoiceretz sius
soi fizels mesatges. si non ho faitz uostr
es ner lo dampnatges. (et) ades cera lalba.
 
V.
Bel companho, yssetz al fenestrel
e enguardatz las ensenhas del cel:
conoiceretz s’ieus sui fizels messatge;
se non ho faitz, vostres n’er lo dampnatge,
et ades cera l’alba!
 
Bel companho laforas alspeiro. mi preiuatz
quieu nofos dormillos. enans ueilles tota nu
eit tro aldia. ara nous platz mos chans ni
ma paria. (et) ades cera lalba.
 
VI.
Bel companho, la foras als peiros
mi preyavatz qu’ieu no fos dormilhos,
enans velhes tota nueit tro al dia;
ara nous platz mos chans ni ma paria,
et ades cera l’alba!
 
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CANZONIERE P

P 19v (Gui duisel)

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Edizione diplomatica

REis glorios uerais lums e clardatz
Dieus poderos senher si a uos platz
Al mieu c(om)panh siatz fizes aiuda
Qui eu nol ui pois la nueitz fo ue(n)guda
Eszades sera lalba.
 
Bel companho si dormes ho ueilhatz
Non dormas plus senher si auos platz
Quen aurien uer le stella creguda
Q amenal iorn quieu lai en conoguda
Eszades sera lalba
 

Bel companho en cantan uos apel
Non dormas plus quieu aug ca(n)ta ausel
Que uai queren lo iorn p(er) lo boschatge
Eszai paor quel gelos uos assatge
Sius confes anans lalba
 
Bel companho pos me parti de uos
Dieu non dormi nim muc de genoilhos
Ans preguiei dieu lo filh sancta maria
Queus mi rendes p(er) leial companhia
Eszades sera lalba
 
Bel companh(o) isses al fenestrel
Eszesgardas las stellas del sel
Conoisses si us sui fizels messatges
Si non ofaitz uostres ner lo da(m)pnatge(s)
Eszades sera lalba
 
Bel companho la foras al perros
Mi pregauas quieu no(n) fos dormeilhos
Enans ueilhes tuta nueg tro aldia
Ara nous plai mo chans ni ma paria
Eszades sera lalba
 
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Edizione diplomatico-interpretativa

REis glorios uerais lums e clardatz
Dieus poderos senher si a uos platz
Al mieu c(om)panh siatz fizes aiuda
Qui eu nol ui pois la nueitz fo ue(n)guda
Et ades sera lalba.
I.
Reis glorios, verais lums e clardatz,
Dieus poderos, senher, si a vos platz,
al mieu companh siatz fizes aiuda,
qu’ieu non lo vi, pois la nueitz fon venguda,
et ades sera l’alba!
 
Bel companho si dormes ho uelhatz
Non dormas plus senher si a uos platz
Quen aurien uer le stella creguda
Q amenal iorn quieu lai en conoguda
Eszades sera lalba
II.
Bel companho, si dormes ho velhatz
non dormas plus senher si a vos platz,
qu’en orient ver l’estela creguda
qamenal iorn, qu’ieu l’ai en conoguda,
eszades sera l’alba!
 
Bel companho en cantan uos apel
Non dormas plus quieu aug ca(n)ta ausel
Que uai queren lo iorn p(er) lo boschatge
Eszai paor quel gelos uos assatge
Sius confes anans lalba
III.
Bel companho, en chantan vos apel:
non dormas plus, qu’ieu aug canta auzel
que vai queren lo jorn per lo boschatge,
eszai paor quel gelos vos assatge,
eszades sera l’alba!
 
Bel companho pos me parti de uos
Dieu non dormi nim muc de genoilhos
Ans preguiei dieu lo filh sancta maria
Queus mi rendes p(er) leial companhia
Eszades sera lalba
IV.
Bel companho, pos me parti de vos,
dieu non dormi nim muc de ginoilhos,
ans preguiei dieu, lo filh Sancta Maria,
queus mi rendes per leial companhia,
eszades sera l’alba!
 
Bel companh(o) isses al fenestrel
Eszesgardas las stellas del sel
Conoisses si us sui fizels messatges
Si non ofaitz uostres ner lo da(m)pnatge(s)
Eszades sera lalba
V.
Bel companho, isses al fenestrel
eszegardas las stellas del sel:
conoisseretz s’ius sui fizels messatge;
se non o faitz, vostres n’er lo dampnatges,
eszades sera l’alba!
 
Bel companho la foras al perros
Mi pregauas quieu no(n) fos dormeilhos
Enans ueilhes tuta nueg tro aldia
Ara nous plai mo chans ni ma paria
Eszades sera lalba
VI.
Bel companho, la foras als perros
mi pregavas qu’ieu non fos dormeilhos,
enans veilhes tota nueg tro al dia;
ara nous plai mo chans ni ma paria,
eszades sera l’alba!
 
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CANZONIERE R

R 8v (Guiraut De Bornelh)

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G(i)r(aut) de born(elh)
Rei glorios ueray lums e clartatz.       Poderos
senher si auos platz. al miei compaynh sias fizels aiu
da quieu non lo ui pos la nuech fo uenguda, et
ades sera lalba.           
 
Bel co(m)panho si dormetz o uelhatz. no(n) dor
mas pus senha siauos platz. q(ue)n aurien uey
lestela creguda. cadus lo iorn. q(u)en lay be(n) co
noguda. (et) ades.
 
Bel co(m)panho e(n) cha(n)ta(n) uos apel. no(n) dormas
pus q(ue)u aug chantar lauzel q(ue) uay que(u) lo ior(n) p(er) lo boscatie (et)
ay paor q(ue)l gilos uos assatie. (et) ades .
 
Bel co(m)panho pos mi par
ti de uos. yeu no(n) dorm mm muoc de ginolhos. ans pregieu di
eu lo filh santa maria. queus mi re(n)dess p(er) lial co(m)panhia.
 
Bel
companho  issetz al fenestrel. (et) esgardatz las e(n)senhas del sel. co
noyshet sien soy fizel messatie si no(n) o faytz uostres er lo da(m)
natie. (et) ades.
 
Bel companho la foras al peiro. me preiauatz
q(u)eu (no) fos dormilhos. enans uelhes tota nueg tro ad dia. aras
nous platzmos chans ni ma paria. et ades.
 
Bel dos co(m)panh
ta soy  e(n) ric soiorn. q(u)eu no uolgra mays fos alba m iorn.el
la genser q(ue)  me nasq(ue)s mas de mayre. te(n)s et abras. p(er) q(u)eu no(n) pre
zi gaut. lo fol gilos in lalba. GG de bornelh
 
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G(i)r(aut) de born(elh)
Rei glorios ueray lums e clartatz.       Poderos
Senher si auos platz. al miei compaynh sias fizels aiu
da quieu non lo ui pos la nuech fo uenguda, et
ades sera lalba.         
I.
Reis glorios, verays lums e clardatz,
      poderos, senher, si a vos platz,
al miei compaynh sias fizels aiuda,
qu’ieu non lo vi, pos la nuech fo venguda,
et ades sera l’alba!
 
Bel co(m)panho si dormetz o uelhatz. no(n) dor
mas pus senha siauos platz. q(ue)n aurien uey
lestela creguda. cadus lo iorn. q(u)en lay be(n) co
noguda. (et) ades. 
II.
Bel companho, si dormetz o velhatz
non dormas pus senha si a vos platz,
qu’en aurient vey l’estela creguda
cadus lo iorn, qu’ieu l’ay ben conoguda,
et ades 
Bel co(m)panho e(n) cha(n)ta(n) uos apel. no(n) dormas
pus q(u)eu aug chantar lauzel q(u) uay que(u) lo ior(n) p(er) lo boscatie (et)
ay paor q(ue)l gilos uos assatie. (et) ades . 

 

III.
Bel companho, en chantan vos apel:
non dormas pus, qu’ieu aug chantar l’auzel
que vay que lo iorn per lo boscatie,
et ay paor quel gilos vos assatie,
et ades 

 

Bel co(m)panho pos mi par
ti de uos yeu no(n) dorm mm muoc de ginolhos. ans pregieu di
eu lo filh santa maria. queus mi re(n)dess) p(er) lial co(m)panhia. 
 
IV.
Bel companho, pos mi parti de vos,
yeu non dorm nim moc de ginolhos,
ans preguiei dieu, lo filh Santa Maria,
queus mi rendess per lial companhia,
Bel
companho  issetz al fenestrel. (et) esgardatz las esenhas del sel. co
noysher sien soy fizel messatie si no(n) o faytz uostres er lo da(m)
natie. (et) ades. 
V.
Bel companho, issetz al fenestrel
et esgardatz las ensenhas del sel:
conoishet sien soy fizel messatie;
se non o faytz, vostres er lo damnatie,
et ades 
 
Bel companho la foras al peiro me preiauatz
q(u)eu (no) fos dormilhos. enans velhes tota nueg tro ad dia. aras
nous platzmos chans ni ma paria. et ades. 
 
VI.
Bel companho, la foras al peiro
mi preyavatz qu’ieu no fos dormilhos,
enans velhes tota nueg tro ad dia;
aras nous platz mos chans ni ma paria,
et ades 
 
Bel dos co(m)panh
 ta   soy  e(n) ric soiorn. q(u)eu no uolgay mays fos alba    m iorn.  el
la genser q(ue)  me nasq(ue)s mas de mayre. te(n)s et abras. p(er) q(u)eu no(n) pre
zi gaut. lo fol gilos in lalba. GG de bornelh
 
VII.
Bel dos companh, ta soy en ric soiorn
qu’ieu no volgra mays fos alba m iorn,
el genser que me nasques mas de mayre
tens et abras, per qu’ieu non prezi gaut
lo fol gilos in l’alba!
 
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CANZONIERE Sg

Sg 80r (Guiraut de bornelh)

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Edizione diplomatica

Guiraut de borneill
[      ]Eys glorios. uerais lums e clardatz. dieus poderos. se
nher si auos platz. al mieu conpainh sias fizels aiuda.
quieu noloui pos la nueitz fo uenguda. e ades seralalba.
Bel conpanho. si dormitz ho uueillatz. no dormatz
plus senher si auos platz. quen orien uei lastella creguda amenal
iorn q(u)eu lai ben conoguda. e ades sera lalba.

Bel conpanho. enchantan uos apel. no dormatz plus quieuaug
chantar lauzel q(ue)uai q(ue)ren lo iorn pleboscatge. e ai pahor q(ue)l gelos
uos assatge. sius conses enans lalba.
Bel companho pos mi parti deuos. eu non dormi nun muec de genoillos. ans preghei dieu lo fill santa maria. q(uieu)s mi rendes per lial conpanhia. e ades sera lalba.
Bel conpanho. asse(tz) al fenestrel. e esgardas las estelas del  cel. conoiseretz sius sui fizels missatges. si non ho faitz uostre ner le dapnatges.
e ades sera lalba.
Bel conpanho la foras al peiros. mi pregauatz q(u)eu non fos dormil-
los. enans ueilles tota nueit tro al dia. ara nous platz mos chans ni
ma paria. e ades sera lalba.
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Edizione diplomatico-interpretativa

Guiraut de borneill
 [      ]Eys glorios. uerais lums e clardatz. dieus poderos. se
nher si auos platz. al mieu conpainh sias fizels aiuda.
quieu noloui pos la nueitz fo uenguda. e ades seralalba.
I.
Reys glorios, verais lums e clardatz,
dieus poderos, senher, si a vos platz,
al mieu conpainh sias fizels aiuda,
qu’ieu non lo vi, pos la nueitz fo venguda,
e ades sera l’alba!
 
Bel conpanho. si dormitz ho uueillatz. no dormatz
plus senher si auos platz. quen orien uei lastella creguda amenal
iorn q(u)eu lai ben conoguda. e ades sera lalba.
II.
Bel conpanho, si dormitz o vueilltz
no dormatz plus senher si a vos platz
qu’en orient vei l’estella creguda
amenal iorn, qu’ieu l’ai ben conoguda,
e ades sera l’alba!
 

Bel conpanho. enchantan uos apel. no dormatz plus quieuaug
chantar lauzel q(ue)uai q(ue)ren lo iorn pleboscatge. e ai pahor q(ue)l gelos
uos assatge. sius conses enans lalba.
 

III.
Bel conpanho, en chantan vos apel:
no dormatz plus, qu’ieu aug chantar l’auzel
que vai queren lo iorn ple boscatge,
e ai pahor quel gilos .
vos assatge sius conses enans l'alba!
 
Bel companho pos mi parti deuos. eu non dormi nun muec de genoillos. ans preghei dieu lo fill santa maria. q(uieu)s mi rendes per lial conpanhia. e ades sera lalba.

 

IV.
Bel companho, pos mi parti de vos,
eu non dormi  nun muec de ginoillos,
ans preghei dieu, lo fill Santa Maria,
quieus mi rendes per lial conpanhia,
e ades sera l'alba!
 
Bel conpanho. asse(tz) al fenestrel. e esgardas las estelas del  cel. conoiseretz sius sui fizels missatges. si non ho faitz uostre ner le dapnatges.
e ades sera lalba.
 
V.
Bel companho, assetz al fenestrel,
e esgardas las estelas del cel;
conoiseretz sius sui fizels missatges:
si non ho faitz, vostres n'er lo dapnatge,         
e ades sera l'alba
 
Bel conpanho la foras al peiros. mi pregauatz q(u)eu non fos dormil-
los. enans ueilles tota nueit tro al dia. ara nous platz mos chans ni
ma paria. e ades sera lalba
VI.
Bel companho, la foras al peiros
me pregavatz qu'eu non fos dormilhos,
enans veilles tota nueit tro al dia,
ara nous platz mos chans ni ma paria.
e ades sera l'alba!
 
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CANZONIERE T

T 86r

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Edizione diplomatica

Dieu grorios uerai lutz eclardatz. rei poderos segner
siuos platz. almieu compagn siaz lial aiuda .cio noloui
puois lanuoc fon ueguda. et ades sera lalba.
Bel conpagnos sidormetz o uegliatz. non dormatz plus q(u)el
giorn as apropoiatz. enorient uei lastela creguda. ca
dutz logiorn. cieu lai ben conoguda. (et) ades sera lalba.
Bell conpagnos encantan uos apel non si dous dieus aus ca
ntar lausell. lo giorn perlo boiscagie.
etai paor col gelos nouos asagll. et ades sera lalba.
Bel conpagnos faitz nos afenestrella gaydatz nel cel alastella. conoiseretz sieu sui     al mosage sinonofaitz
uoster lodamnage. uenguda et lalba.
Bell compagno lafoira alpei      nos cieu n
on fos do(rm)iglhos. non dormi puois        santa maria.
          mirendes malial conpagnia creiguda et lalba.
Gloriosa cetut lomon capdella. merce teclam cen pre
ant tenapella. celie conpagn prendas agidagie. o
siceuos litrametas messagie. p(er) cill conosca lalba
Bel doltz conpagn aidieus nonmentendes siuos ama
tant sela cuos es pres. conieu fais uos ceanuoc no
dorm. aiso uospleu (et) uos gur euos afi. cai gardada lalba.
Bell douce conpagn agrait legiorn. non nolg
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Edizione diplomatico-interpretativa

Dieu grorios uerai lutz eclardatz. rei poderos segner
siuos platz. almieu compagn siaz lial aiuda .cio noloui
puois lanuoc fon ueguda. et ades sera lalba.
I.
Reis grorios, verai lutz e clardatz,
rei poderos, segner, si vos platz,
al mieu compagn siaz lial aiuda,
cio non lo vi, puois la nuoc fon venguda,
et ades sera l’alba!
Bel conpagnos sidormetz o uegliatz. non dormatz plus q(u)el
giorn as apropoiatz. enorient uei lastela creguda. ca
dutz logiorn. cieu lai ben conoguda. (et) ades sera lalba.
II.
Bel conpanho, si dormetz o vegliatz
non dormatz plus quel giorn as apropiatz
en orient vei l’astela creguda
cadutz lo giorn, c'ieu l’ai ben conoguda,
et ades sera l’alba!
 
Bell conpagnos encantan uos apel non si dous dieus aus ca
ntar lausell. lo giorn perlo boiscagie.
etai paor col gelos nouos asagll. et ades sera lalba.
III.
Bel conpanho, en chantan vos apel:
non si dous dieus aus cantar l’ausell
lo giorn per lo boiscagie,
et ai paor col gelos vos asagll,
et ades sera l’alba!
Bel conpagnos faitz nos afenestrella gaydatz nel cel alastella. conoiseretz sieu sui     al mosage sinonofaitz
uoster lodamnage. uenguda et lalba.
IV.
Bel conpanho, faitz nos a fenestrella
gaydatz nel cel la estella
conoiseretz s’ieu sui al mosage;
si non o faitz, voster lo damnage venguda,
et ades sera l’alba!
Bell compagno lafoira alpei      nos cieu n
on fos do(rm)iglhos. non dormi puois        santa maria.
          mirendes malial conpagnia creiguda et lalba.
 
V.
Bell companho, la forira al peiros
non fos dormiglhos,
non dormi puois, Santa Maria,
mi rendes ma lial conpagnia creiguda,
et l’alba!
Gloriosa cetut lomon capdella. merce teclam cen pre
ant tenapella. celie conpagn prendas agidagie. o
siceuos litrametas messagie. p(er) cill conosca lalba
VI.
Gloriosa ce tut lo mon capdella,
merce te clam, c’en preant t’en apella,
cel mieu compagn prendas e gidagie
o si ce vos li trametas messatge,
per c’ill conosca l’alba!
Bel doltz conpagn aidieus nonmentendes siuos ama
tant sela cuos es pres. conieu fais uos ceanuoc no
dorm. aiso uospleu (et) uos gur euos afi. cai gardada lalba.
VII.
Bel doltz conpagn, ai Dieus, non m’entendes:
si vos ama tant se la c vos es pres
con ieu fais vos, ce a nuoc no dorm,
aiso vos pleu et vos gur e vos afi
c’ai gardada l’alba!
Bell douce conpagn agrait legiorn. non nolg VIII.
Bell douce conpagn agrait le giorn. non
 
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Mün

Mün 1r (con inversione delle strofe nel seguente ordine: I-II-IV-V-II)

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Edizione diplomatica

       platz
                                 aiuda 
                               
                               uos appel
 no(n)                        ancantar
                               gilos no(n)
                                       age  
 adesalalba
Belos co(m)pan faitala finestrela
 ment alasegn del cel
 canosceretz sison fidel mesage
 (et) deseralalba
belnos co(m)pan pos mi parti da uos.
 pe        dormi pas      
 lu filde s(an)c(t)a maria.
 mi r          mia lial copania et d sera lalba.
 belnos copan si dormetz o ueilaz
 cal fazas              orien lastela creguda.
 cadut giorn belai conosuda adesera lalba.
 belnos beno audii uostru cant
 muitu mi pilsa (s)inti t(ra)balal tant
 ca tu mi t(ra)i del. fund del paradis
 monleit ofatz      b    noi flor (de) lis. edsera lalba
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Edizione diplomatico-interpretativa

   platz
                                 aiuda 
                                uos appel
 no(n)                        ancantar
                               
                                  gilos no(n)
                                       age  
I.

platz,
aiuda,
vos appel:
non an cantar 

gilos non  age

 

Belos co(m)pan faitala finestrela
 ment alasegn del cel
 canosceretz sison fidel mesage
 (et) deseralalba
II.
Belos compan, fait la finestrela
ment a la segn del cel:
canosceretz si son fidel mesage;
et de sera l’alba!
 
belnos co(m)pan pos mi parti da vos.
 pe        dormi pas      
 lu filde s(an)c(t)a maria.
 mi r          mia lial co(m)pania et d sera lalba
 
III.
Belnos compan, pos mi parti da vos,
pe  dormi pas,
lu fil de Sancta Maria,
mi r mia lial compania,
et d sera l’alba!
 
belnos copan si dormetz o veilaz
 cal fazas              orien lastela creguda.
 cadut giorn belai conosuda adesera lalba.
 
IV.
Belnos copan, si dormetz o veilaz?
Cal fazas
orient l’estela creguda
cadut giorn, be l'ai conosuda,
ades sera l’alba!
belnos beno audii vostru cant
 muitu mi pilsa (s)inti t(ra)balal tant
 ca tu mi t(ra)i del. fund del paradis
 monleit ofatz      b    noi flor (de) lis. edsera lalba
V.
Bel nos beno audii vostru cant,
multu mi pilsa kinti trabalal tant,
ca tu mi trai del fund del paradis:
mon leit o fait, noi flor de lis,
et ades sera l’alba!
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