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CANZONIERE P

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Edizione diplomatica

[c.15r-v]
 

Mess(er) Rugieri damici

D isi fina rasione. mi conuiene trouuare
disrettamente si keto e celato.
per ke lopinione  de falsi aciertare
si possa ne sauere dimio stato.
pero sono inerrança: ke madon(n)a
doctare. mi fa sol dipensare: kaggia ta(n)
tabondança: ke sanam(en)te eo ne possa ca(n)
                                                            tare.

Donqua se lastasione  daurile disia(r)e
mi face piu kel tempo trapassato.
sero incondizione tanto potea gra
uare. lo meo disio ke disconfortato.
Bene strania pietança uedere adimorare. alastasione camare mo
stra piu sua possança. piu benuoglenti p(er) un mal tractare.

Pero deladimora doglo piu fortem(en)te: eno(n) so kio giamai bene ui
sia dire.
kese bonauentura. no no piu breuemente: lamia uita uara pegio ke
morire.

 

 

Eben uiue morendo quello ke finamente ama don(n)a ualente. poi
liueninfallendo di giorno ingiorno di suo suenenti.

Oramai ma sigura la sagia ekanoscenti: kella no(n) falli p(er) losuo ua
lore.
perke disauentura manda discaunoscenti: ke p(er) lor fallita fanno
ame fallire.
Edio in gioco eridendo canto amorosamente: p(er) quella falsa ge(n)te
ke mi uanno inkirendo lagioi undeo son fino beneuollente.

Donqua si fo apiace(re) agiande grato amore emadon(n)a ke sola inna
morança.
kerite poria auenire kagio tanto dolçore sentisse p(er) una sola spera(n)ça.
pe ke sinamoratamente mi ritenesse? esol keo lasso auesse gia no(n)
saria giornata: ke lo meo core gran gio no(n) sentisse.

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Edizione diplomatico-interpretativa

Mess(er) Rugieri damici  
  I
D isi fina rasione. mi conuiene trouuare
disrettamente si keto e celato.
per ke lopinione  de falsi aciertare
si possa ne sauere dimio stato.
pero sono inerrança: ke madon(n)a
doctare. mi fa sol dipensare: kaggia ta(n)
tabondança: ke sanam(en)te eo ne possa ca(n)
                                                            tare.
Di sì fina rasione
mi conviene trovuare
disrectamente sì keto e celato,
perkè l’ opinione
de falsi aciertare
si possa nè savere di mio stato.
Però sono in errança:
ke madonna doctare,
mi fa sol di pensare,
k’ aggia tanta ’bondança
ke sanamente eo ne possa cantare.
 
  II
Donqua se lastasione  daurile disia(r)e
mi face piu kel tempo trapassato.
sero incondizione tanto potea gra
uare. lo meo disio ke disconfortato.
Bene strania pietança uedere adimorare. alastasione camare mo
stra piu sua possança. piu benuoglenti p(er) un mal tractare.
Donqua, se la stasione
d’ avrile disiare
mi face più ke ’l tempo trapassato,
serò in conditione,
tanto potea grauare,
lo meo disio k’ è disconfortato.
Bene strania pietança
vedere adimorare,
a la stasione c’ a ’mare
mostra più sua possança,
più benvoglenti per un mal tractare.
 
  III
Pero deladimora doglo piu fortem(en)te: eno(n) so kio giamai bene ui
sia dire.
kese bonauentura. no no piu breuemente: lamia uita uara pegio ke
morire.
Eben uiue morendo quello ke finamente ama don(n)a ualente. poi
liueninfallendo di giorno ingiorno di suo suenenti.
Però de la dimora
doglo più fortemente
e non so k’ io giamai bene vi sia dire,
ke se bona ventura
non ò più brevemente,
la mia vita varà pegio ke morire.
E ben vive morendo
quello ke finamente
ama donna valente
poi li ven in fallendo
di giorno in giorno di suo svenenti.
 
 
  IV
Oramai ma sigura la sagia ekanoscenti: kella no(n) falli p(er) losuo ua
lore.
perke disauentura manda discaunoscenti: ke p(er) lor fallita fanno
ame fallire.
Edio in gioco eridendo canto amorosamente:p(er) quella falsa ge(n)te
ke mi uanno inkirendo lagioi undeo son fino beneuollente.
 
Oramai ma ’sigura
la sagia e kanoscenti
k’ ella non falli per lo suo valore,
perkè disaventura
manda di scaunoscenti,
ke per lor fallita fanno a me fallire;
ed io in gioco e ridendo
canto amorosamente
per quella falsa gente
ke mi vanno inkirendo
la gioi und’ eo son fino benevollente.
 
 
  V
Donqua si fo apiace(re) agiande grato amore emadon(n)a ke sola inna
morança.
kerite poria auenire kagio tanto dolçore sentisse p(er) una sola spera(n)ça.
pe ke sinamoratamente mi ritenesse? esol keo lasso auesse gia no(n)
saria giornata: ke lo meo core gran gio no(n) sentisse.
 
 
Donqua, s’ i so’ a piacere,
àgiande grato Amore
e madonna, ke sol’ à innamorança
ke ri te poria avenire
k’ agio tanto dolçore
sentisse per una sola sperança:
Pe kè s’ inamorata
mente mi ritenesse,
e sol k’ eo lasso avesse,
già non saria giornata
ke lo meo core gran gio non sentisse.
 
 
   
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[c. 15r-v]
 

 
 
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